Con la personale di "MICHELANGELO
PENSO. Dimensioni infinite", il Centro Arte Moderna e
Contemporanea riprende, con un progetto inedito, una sua fondamentale
mission: accogliere, segnalare e studiare le principali espressioni
artistiche del presente. Nell'occasione questo obiettivo è
perseguito attivando una collaborazione con l'Università degli Studi
di Genova - nello specifico con il DIRAAS, Dipartimento di
Italianistica, Romanistica, Antichistica, Arti e Spettacolo e con
l'AdAC, Archivio d'Arte Contemporanea - che ha proposto Michelangelo
Penso come rappresentante delle esperienze artistiche condotte negli
anni Novanta, nell'ambito di un corso monografico dedicato all'ultima
decade del secolo scorso. Michelangelo Penso (Venezia, 1964), che da
diversi anni lavora a livello internazionale indagando le possibili
connessioni tra ricerca scientifica e artistica, alla Spezia presenta
un progetto espositivo concepito e realizzato appositamente per il
museo e i suoi spazi. Nelle sale del primo piano del CAMeC sono
infatti allestite tre grandi installazioni accompagnate da diverse
opere a parete che ne attestano la lunga ed elaborata genesi;
installazioni pensate per dare forma plastica e visibile a dimensioni
infinite, ossia a quei mondi poco conosciuti, esplorati quasi
esclusivamente nell'ambito della ricerca scientifica: l'infinitamente
grande e l'infinitamente piccolo. "Cronòtopo", concepita
all'inizio del 2019 e qui presentata in un nuovo allestimento, è
un'istallazione a pavimento che configura, attraverso un algoritmo,
l'assetto dei pianeti del sistema solare, riproducendo le frequenze
da essi generate. "Pelagibacter" (2019) e "Roseobacter"
(2019) sono installazioni site e contest specific, create cioè
appositamente per gli spazi del CAMeC e ispirate allo studio
scientifico dei batteri marini: grandi strutture, costituite da
cinghie industriali sospese nello spazio del museo creano forme, in
scala 20.000.000:1, ispirate a microrganismi scoperti la fine del XX
e l'inizio del XXI secolo, fondamentali per stabilizzare la
temperatura del nostro pianeta.
La mostra "ARIA. 2009 - 2019 dieci
anni di Factory", visitabile fino al 16 febbraio 2020 al piano
zero del museo, è dedicata al tema dell'aria, intesa quale
leggerezza, spazio ludico, creatività, gioco, meraviglia. I sette
artisti che compongono la Factory - Cristina Balsotti, Paolo
Fiorellini, Claudia Guastini, Sandro del Pistoia, Stefano Lanzardo,
Francesco Ricci con Giuliano Tomaino - che lavorano insieme,
sostenendosi e supportandosi vicendevolmente e condividendo lo spazio
messo a disposizione dal Maestro Tomaino presso un vecchio
biscottificio di Sarzana, al CAMeC realizzano una sorta di
Wunderkammer, luna park delle meraviglie. L'esposizione, che si apre
simbolicamente con l'opera Luci di Giuliano Tomaino, corredata da un
video-racconto della storia del gruppo, si articola attraverso sette
installazioni inedite, una per ciascun artista, e un nucleo di lavori
che ben evidenziano e raccontano la cifra stilistica di ciascun
autore. La Factory nasce a Sarzana nel 2009 per dare identità a un
gruppo di artisti creatosi spontaneamente intorno alla figura di
Giuliano Tomaino. Occasione per la formazione del gruppo fu la mostra
"Tomaino. Le acciughe fanno la palla", allestita nel 2009
al Galata Museo del Mare di Genova, dove per la prima volta tutti gli
artisti collaborarono, a diverso titolo, alla realizzazione del
progetto del Maestro. Nel marzo 2011 il gruppo si è formalmente
costituito in associazione culturale, presieduta dall'architetto
Umberto Sauvaigne.
Nell'ambito della mostra "ARIA. 2009 - 2019 dieci anni di Factory", venerdì 13 dicembre, alle ore 17.00, in Piazza Sant'Agostino alla Spezia, sarà inaugurata l'installazione dell'artista Paolo Fiorellini, intitolata "Un Idolo". Nel cuore ferito della città, su un edificio che ancora reca i segni dei bombardamenti subiti nella seconda guerra mondiale, l'arte diventa strumento di rigenerazione urbana. A seguire al CAMeC sarà presentato il catalogo della mostra edito da Bandecchi & Vivaldi, con testi inediti di Mara Borzone e Cinzia Compalati; progetto grafico di Elisa Modugno.
"Oversize. Grandi capolavori dalle
collezioni del CAMeC", visitabile fino al 20 settembre 2020
secondo piano del museo, si offre quale ideale contrappunto
all'esposizione "Small Size. Piccoli capolavori dalle collezioni
del CAMeC", realizzata nel 2017/18 nello stesso ambiente. In
mostra una quarantina di lavori di grande formato, alcuni dei quali
mai esposti prima, che dialogano fra loro e si presentano allo
spettatore nel loro potente impatto visivo. Imposto e contraddistinto
dalla dimensione, il florilegio si articola in un tracciato che
associa alla cronologia l'accostamento linguistico, la consonanza
estetica, l'accordo tematico. La silloge è attinta da tutti i
diversi fondi conservati al CAMeC; il nucleo ‘storico', ossia la
pregevolissima raccolta di dipinti acquisiti nell'ambito del Premio
Nazionale di Pittura intitolato al Golfo della Spezia, le
collezioni-donazioni Cozzani e Battolini, le nuove acquisizioni. Il
percorso espositivo comprende opere di Carlo Alfano, Shusaku Arakawa,
Ugo Attardi, Jacopo Benassi, Aldo Bergolli, Renato Birolli, Ennio
Calabria, Giuseppe Capogrossi, Bruno Cassinari, Vittorio Cavicchioni,
Mario Ceroli, Mario Davico, Anita D'Orazio, Franco Francese, Renato
Guttuso, Raymond Hains, Julia Jansen, Vassilis Kalantzis, Joseph
Kosuth, Jason Martin, Luca Matti, Mattia Moreni, Gualtiero Nativi,
Bruce Nauman, Kenneth Noland, Cristiano Pintaldi, Heimrad Prem, Bruno
Pulga, Bruno Saetti, Giuseppe Santomaso, Sergio Saroni, Emilio
Scanavino, Salvatore Scarpitta, Thomas Schütte, Danilo
Sergiampietri, Vittorio Sopracase, Ettore Sottsass jr, Helmut Sturm,
Emilio Vedova, Maja Vukoje, Hans Peter Zimmer, Edwin Zwackman.
Il CAMeC è aperto al pubblico da
martedì a domenica dalle 11.00 alle 18.00, chiuso il lunedì,
Natale, Capodanno. Ingresso intero euro 5, ridotto euro 4, ridotto
speciale euro 3,50.
COME DA COMUNICAZIONE RICEVUTA
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