lunedì 24 marzo 2025

Fondazione Memmo | Anthea Hamilton "Soft You", a cura di Alessio Antoniolli

Anthea Hamilton
Soft You
A cura di Alessio Antoniolli

8 maggio – 2 novembre 2025
Opening: 7 maggio, ore 18:30 – 20:00

Roma, Fondazione Memmo
Via Fontanella Borghese 56/b

Anthea Hamilton, Soft You 1 (I have done the state some service and they know’t) 2025, digital print, variable dimensions. Courtesy the artist

La Fondazione Memmo presenta Soft You, la prima mostra istituzionale a Roma dell’artista Anthea Hamilton. Curata da Alessio Antoniolli la mostra è aperta al pubblico da giovedì 8 maggio a domenica 2 novembre 2025.
 
La pratica di Hamilton pone in dialogo installazione, scultura, film e performance per rielaborare contenuti visivi appartenenti alla cultura dominante, indagata attraverso una lente soggettiva che suggerisce uno spostamento della percezione. Con installazioni immersive e ambienti, l’artista presenta una realtà in cui i ruoli di genere, la sessualità, la vita domestica e le diverse tradizioni culturali vengono esplorate come nozioni fluide e in continua evoluzione.
Soft You, il cui titolo è preso in prestito dall’ultimo monologo di Otello in Shakespeare, ridefinisce tre punti cardine della ricerca di Hamilton: il protagonista shakespeariano, la città di Roma e la pratica stessa dell’artista. A partire da Othello: A Play, la stage performance realizzata nel 2024 in collaborazione con Delphine Gaborit per il centro artistico De Singel (Anversa), la mostra espande ulteriormente le possibilità performative della ricerca scultorea e installativa di Hamilton.
Pur attingendo a fonti autobiografiche, il lavoro di Hamilton non si fonda sulla sua storia personale; piuttosto, intreccia motivi visivi e culturali per superare l’esperienza individuale e confrontarsi con narrazioni collettive e memorie condivise. Per l’artista, Shakespeare e Roma, in quanto ‘pilastri culturali’, si presentano come archetipi iconici, offrendo un linguaggio visivo capace di trascendere le epoche storiche.
In Soft You, Hamilton rivisita un leitmotiv ricorrente nei suoi primi lavori – quello delle legs – ponendolo in dialogo con Roma. Sotto forma di scultura, oppure declinato come elemento decorativo, questo pattern diventa parte integrante dello spazio espositivo, per trasformarsi in un fregio oppure in un oggetto in scala tridimensionale. Echeggiando il carattere essenziale dell’antica numerazione romana, questo leitmotiv evolve fino a diventare un linguaggio a sé.
Con questa mostra, connettendo Otello, Roma e la sua stessa ricerca, Hamilton torna al ‘grado zero’ come marcatore di un prima e di un dopo. Nei nuovi lavori presentati, l’artista attinge a un ampio spettro di riferimenti visivi, adottando un approccio che procede per associazioni e che mescola storia del design, architettura e moda, dando così origine a una variante inedita.
Soft You include una collaborazione con Alice Rivalta per un mosaico realizzato con la tecnica Rankaku, un antico metodo giapponese di intarsio che utilizza gusci d’uovo di quaglia per decorare piccoli oggetti preziosi, come gioielli. Hamilton applica questa tecnica a uno scrittoio, legato con una corda Shibari e progettato in collaborazione con Pietroarco Franchetti. In mostra anche una serie di paraventi in metallo specchiante, chiaro riferimento ad un’architettura che gioca con la luce attraverso la superficie riflettente; alcuni stills dalla performance Othello: A Play, scattata da Tanguy Poujol; una collaborazione con il designer di fragranze Ezra-Lloyd Jackson, Direttore creativo di deya e delle sculture in tessuto. Attraverso elementi che spaziano tra epoche e geografie diverse, l’artista crea un linguaggio ibrido, in cui i dettagli si fondono senza soluzione di continuità.

 

 INFORMAZIONI


Mostra: Anthea Hamilton
Curatore: Alessio Antoniolli
Assistente curatore: Angelica Gatto
 

Luogo: 

Fondazione Memmo,

 via Fontanella Borghese 56/b,

 00186 Roma
 

Apertura al pubblico:

da giovedì 8 maggio a domenica 2 novembre 2025
Orario: da lunedì a domenica ore 11.00 - 18.00 (martedì chiuso)
Ingresso libero
 

Info:

www.fondazionememmo.it

 

BIOGRAFIA ANTHEA HAMILTON
Anthea Hamilton (n. 1978, Londra) vive e lavora a Londra. È stata finalista del Turner Prize nel 2016. Le sue mostre personali recenti includono: “Othello: A Play”, De Singel, Anversa, 2024; “cold, cold heart”, kaufmann repetto, Milano (2022); “The Pillow Book”, O’Flaherty’s, New York (2022); “Mash Up”, M HKA – Museum of Contemporary Art Antwerp, Anversa (2022); “Anthea Hamilton: The Prude”, Thomas Dane Gallery, Londra (2019); Volcano Extravaganza 2019 – DEATH, Fiorucci Art Trust,  Stromboli (2019); “The New Life”, Secession, Vienna (2018); “The Squash”, Tate Britain, Londra (2018); “A is for… and, am, anxious, apple, adore…”, kaufmann repetto, Milano (2018). Il suo lavoro è stato inoltre presentato nella mostra itinerante “British Art Show 8” ed in numerosi contesti internazionali, come lo Schinkel Pavillon, Berlino (con Nicholas Byrne), la 13ma Biennale di Lione e la 1ma Biennale di Gwangju. Tra le mostre collettive recenti: “Paraventi: Folding Screens from the 17th to 21st Century”, Fondazione Prada, Milano (2023); “Radical Landscapes”, Tate Liverpool, Liverpool (2022); “The Paradox of Stillness: Art, Object, and Performance”, Walker Art Center, Minneapolis (2021); “May You Live In Interesting Times”, 58esima Biennale Internazionale d’Arte di Venezia (2019); “Get up, stand up now”, Somerset House, Londra (2019).
 
BIOGRAFIA ALESSIO ANTONIOLLI
Alessio Antoniolli è il direttore di Triangle Network, dove porta avanti un programma di residenze per artisti e curatori all'interno di una rete mondiale di organizzazioni dedicate alle arti visive. È inoltre curatore presso la Fondazione Memmo di Roma, dove commissiona una mostra annuale di artisti internazionali, tra cui Sin Wai Kin e Wynnie Mynerva. Nel 2025 curerà "Portal”, una delle sezioni di miart – fiera internazionale d'arte moderna e contemporanea a Milano.
Antoniolli è stato in precedenza direttore di Gasworks, organizzazione senza scopo di lucro e spazio per studi d’artista a Londra, dove ha guidato un programma di residenze per oltre 500 artisti provenienti da 80 paesi in tutto il mondo; ha curato le prime mostre istituzionali nel Regno Unito di artisti come Song Dong, Lynette Yiadom-Boakye, Violet Kudzanai Hwami, Trevor Yeung e Anna Perach. Tiene conferenze a livello internazionale ed è stato membro di numerose giurie internazionali, tra cui quella del Turner Prize nel Regno Unito nel 2019.
 
 
FONDAZIONE MEMMO
La Fondazione Memmo nasce nel 1990 dal desiderio di Roberto Memmo di dar vita a un’attività culturale mirata ad avvicinare il mondo dell’arte a un vasto pubblico attraverso la diretta conoscenza di capolavori di tutti i tempi e delle più varie civiltà.
A partire dal 2012 è attivo un nuovo programma espositivo interamente dedicato al panorama artistico contemporaneo. Contribuire allo sviluppo del tessuto culturale nel territorio, connettersi a realtà internazionali, aprendo un dialogo con le altre istituzioni e promuovere l’interazione fra gli artisti e la città di Roma sono tra gli obiettivi della Fondazione Memmo.
Il nuovo corso è stato avviato con la mostra personale di Sara VanDerBeek (2012), seguita da Sterling Ruby (2013), Shannon Ebner (2014) e Camille Henrot (2016), tutte a cura di Cloè Perrone; nel 2017 si è tenuta la personale di Giuseppe Gabellone, a cura di Francesco Stocchi, il quale ha successivamente curato anche le mostre dell’artista tedesca Kerstin Brätsch e del duo KAYA, di Latifa Echakhch (2019), Oscar Murillo (2021) e Amalia Pica (2022). Nel 2023 si è tenuta la mostra personale di Sin Wai Kin, seguita, nel 2024, dalla prima personale in una istituzione italiana di Wynnie Mynerva, entrambe a cura di Alessio Antoniolli. Nel 2015 è stata presentata la mostra collettiva Conversation Piece, a cura di Marcello Smarrelli, cui sono seguite altre dieci edizioni organizzate a cadenza annuale, con l’intento di fare il punto della situazione sulle presenze artistiche a Roma (in particolare coinvolgendo gli artisti ospiti presso le accademie e gli istituti di cultura straniera attivi nella Capitale).    
Nel 2019 la Fondazione Memmo avvia un programma di residenze a Londra, in collaborazione con Gasworks, dedicato agli artisti italiani, proseguendo in questo modo l’attività di confronto, scambio e connessione tra artisti e istituzioni di contesti diversi. Gli artisti finora coinvolti sono Diego Marcon (2020), Adelaide Cioni (2022), Francis Offman (2023), Alice Visentin (2024), Alessandro Di Pietro (2025).

 

COME DA COMUNICAZIONE RICEVUTA

NANDO CRIPPA. ENIGMA

CERAVENTO
presenta
NANDO CRIPPA. ENIGMA
mostra personale con il
testo critico di Giacinto Di Pietrantonio

 


12 aprile - 31 maggio 2025
Inaugurazione: 12 aprile alle ore 17:00
CERAVENTO
Corso Vittorio Emanuele II - 161 - Pescara


Ceravento è lieta di presentare ENIGMA, mostra personale dell’artista Nando Crippa. L’esposizione offre uno sguardo su un universo solo apparentemente semplice, popolato da miniature di uomini e donne che compongono un variegato villaggio globale dell’ordinario. Il percorso espositivo, basato sulla forza narrativa delle singole opere e sulla loro relazione d’insieme, invita il pubblico a diverse chiavi di lettura.

L’artista lombardo approda a Pescara con un corpus di circa quaranta dipinti su carta di piccole dimensioni e una serie di sculture in terracotta dipinte, molte delle quali di recente produzione. L’esposizione, accompagnata da un testo critico di Giacinto Di Pietrantonio, rappresenta il secondo appuntamento dell’anno nello spazio d’arte diretto da Loris Maccarone. L’inaugurazione si terrà sabato 12 aprile alle ore 17:00 alla presenza dell’artista. La mostra sarà visitabile fino al 31 maggio 2025 nei giorni di apertura della galleria (martedì-giovedì, 17:00-19:00) e su appuntamento il venerdì e il sabato. 

Il titolo ENIGMA prende spunto dal testo L’enigma di Nando Crippa di Giacinto Di Pietrantonio, noto critico e curatore da lungo tempo attento al lavoro dell’artista. Il testo analizza in modo approfondito le opere pensate per la galleria pescarese, rivelandone il carattere enigmatico e suggestivo.

“A chi gli domanda cosa significano le sue opere - scrive Di Pietrantonio - Nando Crippa è solito ripetere che ‘Non gli piace spiegare il Pensiero dei suoi lavori’. Avvertiamo che questa è in parte più una Posa che un intento vero, una Misura precauzionale, perché poi al contrario risulta essere molto loquace. Tuttavia quella ritrosa premessa ci mette sull’avviso che non bisogna prendere per oro colato quanto loquacemente egli ci dice. Meglio cercare di indagare il Colore delle sue opere ‘apparentemente semplici’, ma portatrici di Pieno e di Vuoto, di profondi misteri dello Spazio e del Tempo”.

A rendere enigmatiche le opere di Crippa, spiega Di Pietrantonio, sono una serie di elementi costitutivi del suo lavoro: Posa, Pensiero, Misura, Colore, Pieno, Vuoto, Spazio, Tempo che ne riassumono un approccio alla ricerca multidisciplinare dell’artista con una spiccata attenzione all’architettura.

“Le persone e forme ritratte - scrive ancora Di Pietrantonio - non si recano e non sono in studio in posa davanti all’artista per essere raffigurate, ma personaggi e cose che egli trova fotografati in riviste, giornali, internet. Insomma una pesca miracolosa nel diluvio di immagini da cui quotidianamente siamo inondati”.

Nell’essenzialità dei personaggi di Crippa, talvolta simili a noi, aleggiano domande su chi siamo, da dove veniamo e dove ci dirigiamo, inanellando una lunga serie di enigmi dal tono ironico. 

Biografia

Nando Crippa nasce nel 1974 a Merate (LC). Attualmente vive e lavora a Casatenovo (LC). Frequenta la Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano e l’Accademia di Brera. Ha esposto le sue opere al Museo Casa del Console di Calice Ligure, a Palazzo Bricherasio di Torino, al Museo Gianetti di Saronno, al Museo del Parco di Portofino. Nel 2006 vince il Premio Banca Aletti. Nel 2017 si è tenuta una mostra antologica presso la Galleria Credito Valtellinese/MVSA, Sondrio. Nel 2023 è tra gli artisti partecipanti alla manifestazione BienNoLo (Milano), curata da Giacinto Di Pietrantonio.

 

 SCHEDA TECNICA:
Artista: Nando Crippa
Titolo: Enigma
Testo critico: Giacinto Di Pietrantonio
Opening: 12 aprile ore 17:00

Dove: 

Ceravento, 

corso Vittorio Emanuele II, 

161 - Pescara

Date: 

12 aprile - 31 maggio 2025

Orari di apertura: 

martedì-giovedì, 17:00-19:00 

e su appuntamento il venerdì e il sabato.

Ingresso GRATUITO

 

COME DA COMUNICAZIONE RICEVUTA

TJ Wilcox “Hiding in Plain Sight”

 TJ Wilcox
“Hiding in Plain Sight”
A cura di Davide Pellicciari e Carlotta Spinelli
 
21 marzo – 11 aprile 2025
Opening: venerdì 21 marzo, ore 18:00 – 20:00

 

Installation view, TJ_Wilcox "Hiding In Plain Sight" Sadie Coles HQ
Courtesy Davies Street 30 August - 28 September 2024

La Fondazione Nicola Del Roscio presenta da venerdì 21 marzo a venerdì 11 aprile 2025 la mostra dell’artista multidisciplinare americano TJ Wilcox (Seattle, Washington, Stati Uniti): Hiding in Plain Sight, a cura di Davide Pellicciari e Carlotta Spinelli.
 
Concepito appositamente per gli spazi della Fondazione Nicola Del Roscio, il progetto espositivo si sviluppa attorno all’omonimo film di TJ Wilcox, che realizza un ritratto cinematografico della celebre designer Eileen Gray (Enniscorthy, 9 agosto 1878 – Parigi, 31 ottobre 1976), considerata una delle più importanti pioniere del movimento modernista, capace di spaziare dall’architettura al design d’interni, dalla pittura alla progettazione di mobili.
 
Il film Hiding in Plain Sight viene presentato per la prima volta In Italia in questo contesto, dopo essere stato proposto presso la galleria Sadie Coles HQ. nel 2024, ed è accompagnato da una serie di pannelli Chroma-Luxe in alluminio, sui quali sono stati trasporti frame dell’opera. I colori vividi e lucenti e i loro titoli onirici ben richiamano la grazia e il genio di Eileen Gray, che Wilcox ha voluto omaggiare con i suoi lavori.
Il film di Wilcox è incentrato su un particolare momento di trasformazione, sia artistica che personale, che ha caratterizzato la vita di Eileen Gray: la creazione della sua prima gesamtkunstwerk, un’opera d’arte totale. Un concetto creativo in cui ciò che conta non è solo il corpo architettonico, quanto tutti gli elementi che lo affiancano e con esse concorrono alla definizione dell’opera, dal guardaroba agli sgabelli, includendo persino tappeti, specchi e sedute. Si tratta della villa E-1027, realizzata a Roquebrune-Cap-Martin, Francia. Si dice che il progetto architettonico fosse stato in parte stimolato dal compagno di Gray, Jean Badovici, che le avrebbe lanciato la sfida chiedendole: “Perché non costruisci?”.
 
Wilcox ha avuto l’opportunità di filmare all’interno della villa E-1027, utilizzando uno spazio adibito alla proiezione come set per il suo film: un’area dell’abitazione rimasta nascosta, sebbene fosse in bella vista per circa 100 anni. L’ambiente è stato “attivato” dall’arte di Wilcox, per la prima volta nella storia della casa, come se fosse una lampada progettata dalla stessa Gray ma in attesa di essere illuminata.
 
Il film di Wilcox esplora i temi che Gray associa al concetto di casa, invitando lo spettatore a considerare attraverso la documentazione video, le tracce biografiche che emergono dal racconto. Un'installazione multicanale che indaga l'interpretazione personale del modernismo da parte di una donna e la sua personale e unica proposta architettonica secondo la quale le “formule architettoniche non sono nulla, la vita è tutto”.

 

TJ Wilcox, "Dreaming Their Vagabond Ways", 2024. Courtesy Sadie Cole HQ


 
L’eclettica formazione di Eileen Gray fonda le proprie radici nell’Art Nouveau di fine Ottocento e approda all’architettura moderna. Proveniente da un'aristocratica famiglia irlandese-scozzese, dopo aver studiato a Londra disegno e pittura alla Slade School of Fine Arts, apprende l’arte della lacca, tecnica che approfondirà a Parigi sotto la guida dell’artigiano giapponese Seizo Sugawara. Grey trascorre i primi anni della sua carriera tra Londra e Parigi, dove alcune sue creazioni vengono esposte con successo, tanto che nel 1917 l’edizione inglese di Vogue le dedica un articolo. Dopo essersi arruolata come volontaria durante la Prima Guerra Mondiale, si trasferisce stabilmente nella Ville Lumière, dove ottiene il primo incarico di rilievo nel 1919, quando Suzanne Talbot, celebre stilista, le commissiona la decorazione del suo salotto. I mobili disegnati per l’occasione sono curati nei minimi dettagli e intercettano le esperienze formali del moderno, riscuotendo un grande successo, confermato nel 1923 dalla prima mostra di Eileen Grey presso la Union des Artistes Modernes.
Negli anni Venti, Eileen Grey espone al Salon des Artistes Décorateurs - dove il suo lavoro viene apprezzato dagli olandesi del De Stijl- e successivamente invierà suoi contributi anche al Salon d'Automne, dove ricevono le lodi di Walter Gropius, Le Corbusier e Robert Mallet-Stevens. Sulla scia della notorietà, Grey apre in quegli anni la galleria Jean Désert a Parigi, laboratorio dove produce mobili in serie ­– un’operazione all’epoca poco comune – sperimentando materiali alternativi. È in questo periodo che Grey decide di specializzarsi in architettura d'interni e design, divenendo lentamente un'apprezzata rappresentante delle tendenze moderniste nell'arredamento. Ancora oggi è considerata l'epitome del modernismo ed è l'unica donna il cui nome è menzionato accanto a grandi designer dell’epoca come Le Corbusier, Mies van der Rohe e Marcel Breuer.

 

BIOGRAFIA
TJ Wilcox (nato nel 1965 a Seattle) vive e lavora a New York. Ha frequentato la School of Visual Arts di New York (BFA 1989) e l'Art Center College of Design di Pasadena, California (MFA 1995). Ha esposto a livello internazionale con mostre personali tra cui Gentlemen, Sadie Coles HQ, Londra (2017); In the Air, Grand Rapids Art Museum, Michigan (2015); In the Air, Whitney Museum of American Art, New York (2013); The Heir & Astaire, Carthage Hall, Lismore Castle Arts, Irlanda (2012); A Fair Tale & Garland One, Stedelijk Museum, Amsterdam (2007); Museum Ludwig, Colonia (2005); T.J Wilcox: Garlands, Frankfurter Kunstverein, Monaco (2005); Smorgasbord, MATRIX 198, UC Berkeley Art Museum (2002) e Institute of Contemporary Art, Londra (1998). Tra le mostre collettive ricordiamo Paraventi: Folding Screens from the 17th to 21st Centuries, Fondazione Prada, Milano (2023); REPEATER, Sadie Coles HQ, Londra (2022); Ice and Fire: A Benefit Exhibition in Three Parts, The Kitchen, New York (2020); Natural Wonders: Sublime Artifice in Contemporary Art, Brandywine River Museum of Art, Chadds Ford (2018); La Biennale de Lyon (2015); Lawns and Hedges, South London Gallery, Londra (2013); e Compass in Hand: Selections from the Judith Rothschild Foundation Contemporary Drawings Collection, Museum of Modern Art, New York (2009-2010). I film di Wilcox sono stati proiettati al Museum of Modern Art di New York e alla Tate Modern di Londra. 

 

INFORMAZIONI AL PUBBLICO
Fondazione Nicola Del Roscio
Via Francesco Crispi, 18, 00187, Rome
 
Orari di apertura:
21 marzo – 11 aprile, 2025
Da lunedì a venerdì: 11:00 – 17:30
Chiuso: sabato - domenica
Ingresso gratuito

 

COME DA COMUNICAZIONE RICEVUTA

VALERIO BERRUTI - More than kids

 

 

Fondazione Ferrero
presenta

VALERIO BERRUTI
More than kids
a cura di Nicolas Ballario e Arturo Galansino
4 aprile - 4 luglio 2025

Fondazione Ferrero
Strada di mezzo, 44 – Alba (CN)

 

Valerio Berruti, "More Than Kids", foto Letizia Cigliutti

La Fondazione Ferrero di Alba presenta da venerdì 4 aprile a venerdì 4 luglio 2025 la mostra “More than kids” di Valerio Berruti.
 
La personale, a cura di Nicolas Ballario e Arturo Galansino, raccoglie la produzione dell’artista albese tra affreschi, sculture e video-animazioni e anticipa alcuni lavori che saranno presentati a partire dal prossimo luglio nelle prestigiose sale di Palazzo Reale a Milano.

Alla poetica dell’infanzia, cara all’artista e declinata attraverso tecniche molto diverse tra loro, si affianca per la prima volta l’attenzione posta al paesaggio delle Langhe ritratte con il tratto distintivo di Berruti che invita lo spettatore a terminare l’opera semplicemente osservandola.

 

Valerio Berruti, foto Letizia Cigliutti



INFORMAZIONI PRATICHE
 

Valerio Berruti “More than kids”
A cura di Nicolas Ballario e Arturo Galansino
dal 4 aprile al 4 luglio 2025

Fondazione Ferrero
Strada di mezzo, 44, 12051 Alba (CN)
 

Ingresso gratuito
 

Orari: 

mercoledì, giovedì e venerdì 15:00 - 19:00
sabato, domenica e festivi 10:00 - 19:00
 

chiuso:

 dal 18 al 27 aprile

 

COME DA COMUNICAZIONE RICEVUTA

La XIV edizione del festival LA STORIA IN PIAZZA a Palazzo Ducale di Genova

Da giovedì 27 a domenica 30 marzo 2025
 

Sul tema
Le piazze della storia


 


Oltre 70 ospiti e 50 appuntamenti in quattro giorni per approfondire il ruolo delle piazze, dall’antichità a oggi, attraverso la voce di esperti e studiosi


A Palazzo Ducale di Genova torna l’appuntamento annuale La storia in piazza, festival di divulgazione e approfondimento di tematiche storiche alla sua XIV edizione, che l’anno scorso aveva accolto 15mila presenze. La curatela è affidata per la prima volta agli esperti di storia contemporanea Carlotta Sorba e Emmanuel Betta, che hanno scelto il tema de Le piazze della storia. Più di 70 ospiti in quattro giorni si alternano negli oltre 50 appuntamenti previsti, da giovedì 27 a domenica 30 marzo 2025.

Il festival si conferma una delle proposte di maggiore successo della programmazione di Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura e un appuntamento imprescindibile a livello nazionale per tutti gli appassionati della materia. Nato nel 2010, il festival rinnova le modalità di svolgimento degli incontri, e prevede - accanto a conferenze, reading, laboratori, seminari - dialoghi aperti a più voci tra quelle degli ospiti, invitati a dibattere attorno a uno stesso tema ma da punti di vista diversi.

Le sale al piano nobile di Palazzo Ducale, compresa la Sala dell’Archivio Storico solitamente aperta solo a studiosi e ricercatori, si animano di presenze e voci sul tema dell’evoluzione e del ruolo delle piazze attraverso le epoche, dall’antichità ai nostri giorni: come spazio fisico e concreto, legato a momenti iconici della storia, luogo della vita e dell’esperienza collettiva, ma anche spazio metaforico e virtuale. Analizzando il ruolo chiave giocato dalle piazze, gli ospiti con i loro sguardi molteplici approfondiscono le trasformazioni sociali, politiche, culturali, nel tempo e nello spazio.

La storia in piazza è un appuntamento che si distingue per la capacità dei curatori di coinvolgere personalità di primo livello, tra storici, accademici, intellettuali, archeologi, alcuni anche internazionali, e di dare forma a un palinsesto articolato che attraversa vari campi del sapere, dalla storia alla sociologia fino all’arte, per svelare le storia e le sue trame, più o meno note.

Raccontano i curatori Carlotta Sorba e Emmanuel Betta: «Le piazze sono tante cose, sono soprattutto i luoghi per eccellenza dell’esperienza e della vita collettiva, in cui uomini e donne, in Europa e nel mondo, hanno dato luogo alle attività e alle pratiche più varie. Lì hanno legittimato e celebrato il potere, hanno preso la parola per contestarlo o sovvertirlo, per rivendicare pane, diritti, giustizia; hanno fatto circolare notizie vere e false, messaggi, segreti, maldicenze; si sono ritrovati a pregare oppure a festeggiare. Intorno a questi temi abbiamo pensato di articolare le giornate de La Storia in Piazza, organizzate nel solco delle stagioni precedenti, sempre di grande successo, con alcune novità: conferenze e lezioni, ma anche dialoghi a più voci per provare a cogliere i diversi aspetti di un tema e, ancora, alcune lezioni spettacolo con musica o voce narrante».

 


L’edizione di quest’anno si rinnova nella formula che prevede non solo incontri frontali ma dialoghi a più voci: sono oltre 70 le personalità che intervengono nei quattro giorni di festival.

A dare avvio al festival sono i curatori, con un approfondimento sulla storia delle piazze in due momenti storici critici e concitati, il 1848 e il 1989. Tra i numerosi contributi che si susseguiranno: il giornalista e scrittore Gad Lerner in dialogo con il figlio David Lerner su Piazza Rabin a Tel Aviv; l’archeologo Emanuele Papi, che ripercorre l’evoluzione dell’agorà greca; e ancora la storica Anna Foa, con un racconto su Piazza Campo de’ Fiori e il monumento a Giordano Bruno, e Laura Schettini, ricercatrice e autrice che affronta il tema della Piazza Queer, come luogo di incontro e conflitto dalla Belle Époque agli anni Duemila.

Sono molteplici i contributi che compongono il palinsesto del festival e che analizzano, attraverso la storia e le sue vicende più iconiche e drammatiche, le piazze, tra rivoluzioni e rivendicazioni, tra cultura urbana, architettonica ed ecclesiastica. Di questi temi parlano l’autrice Paola Stelliferi, lo storico sociale e culturale Massimo Rospocher, lo storico e saggista Donald Sassoon e l’architetto Alfonso Femia.

Oltre a conferenze e dialoghi, La storia in piazza propone anche la lezione-concerto Rockando la storia. Cinquant’anni di musica in piazza con il musicologo Franco Fabbri, per un racconto della storia attraverso i testi delle canzoni, dal folk al rock, e il dialogo di Alberto Masoero, Antonella Salomoni e Gianpiero Piretto attorno ai tanti volti della Piazza Rossa, le cui voci sono accompagnate da testimonianze visive.

Aperto a un pubblico vasto di ogni età e formazione, il festival prevede come di consueto un calendario di incontri e laboratori per le scuole e le famiglie, coniugando ricerca storica e attualità, apprendimento e gioco.

La storia in piazza, per la sua XIV edizione, si avvale della media partnership di Rai Cultura. Nelle giornate di festival saranno presenti a Genova i capo autori di Passato e Presente, il programma di approfondimento storico quotidiano prodotto da Rai Cultura e guidato da Paolo Mieli, insieme a due giovani storici, in dialogo per raccontare il dietro le quinte del programma.

 

LA STORIA IN PIAZZA
La Storia in piazza è una rassegna su grandi temi storici, concentrata in quattro giorni. Ogni anno oltre 70 incontri, più di 90 ospiti, spettacoli, concerti, laboratori con 20mila presenze e 8mila studenti. Il tema scelto annualmente è sempre legato alla contemporaneità. Nelle passate edizioni si è parlato di Libro e Libertà, Storia segreta, Raccontare la Storia, Utopia, Rivoluzioni, Imperi, Consumi culturali, Le età del capitalismo, I tempi del cibo, Identità sessuali, Popoli in movimento, L’invenzione della guerra, La nascita delle Nazioni. In questi anni sono stati ospiti, tra gli altri, Alessandro Barbero, Luciano Canfora, Donald Sassoon, Adriano Sofri, Erri De Luca, Eugenio Scalfari, Marc Augé, Stefano Rodotà, Erica Jong, Ken Follet, Lucio Caracciolo, Giovanni De Luna, Tzvetan Todorov, Gustavo Zagrebelsky, Luciana Castellina, Melania G. Mazzucco, Marco Paolini. La Storia in piazza è un’iniziativa realizzata dalla Fondazione Palazzo Ducale con la collaborazione del Comune di Genova, del Centro Culturale Primo Levi, dell’Università degli studi di Genova, ILSREC e di numerosi partner istituzionali e diversi sponsor, pubblici e privati.
 
BIOGRAFIE CURATORI

Carlotta Sorba insegna Storia contemporanea all'Università di Padova, dove dirige il Centro interuniversitario di Storia culturale. Dal 2023 è anche professore di Storia culturale presso l’Istituto Universitario Europeo (Firenze). Specialista dell'Ottocento italiano ed europeo, ha lavorato su ambiti diversi di produzione culturale (teatro, musica, letteratura) in relazione con la società e la politica del tempo. Si è occupata inoltre di cultura materiale e politica; di storia delle donne e di genere; di rapporti tra storia e teorie culturali.
Tra le sue pubblicazioni più recenti: Il melodramma della nazione. Politica e sentimenti nell’Italia del Risorgimento Laterza 2015 (Premio Sissco 2016; tradotto in inglese da Palgrave MacMillan 2021); La svolta culturale. Come è cambiata la pratica storiografica, con Federico Mazzini, Laterza 2021; Political Objects in the Age of Revolutions, con Enrico Francia, Viella 2021. Ha inoltre curato, con Alberto Mario Banti e Vinzia Fiorino, un Lessico della storia culturale, Laterza 2023.
 
Emmanuel Betta è docente di Storia contemporanea al Dipartimento di Storia antropologia religioni arte spettacolo de La Sapienza. Università di Roma, dove coordina il dottorato di Storia Antropologia Religioni. È condirettore di «Contemporanea. Rivista di storia dell'800 e del 900» e membro della direzione di “Quaderni Storici”. Si occupa di storia della biopolitica e della sessualità, con particolare attenzione a razzismo, eugenetica, controllo delle nascite, salute e alla relazione tra religione, legge e medicina nella disciplina dei corpi. Ha lavorato anche sulla violenza politica e sulle digital humanities. Ha curato la sezione di storia contemporanea della Storia mondiale dell’Italia (Laterza 2017). Tra le sue principali pubblicazioni: Animare la vita. Disciplina della nascita tra medicina e morale, Mulino, Bologna 2006; L'altra genesi. Storia della fecondazione artificiale, Carocci, Roma 2012 (trad. francese Paris, 2017); con M. Mehr, Uomini e topi. Eugenetica in democrazia, Pavia, 2020.


INFORMAZIONI AL PUBBLICO
27 - 30 marzo 2025
La storia in piazza XIV edizione
Le piazze nella storia
Palazzo Ducale di Genova
 

Ingresso libero

 

COME DA COMUNICAZIONE RICEVUTA


STORIA & STORIE

Programma radiofonico settimanale di Antonella Giordano




La macchina “ideologica” che alimenta la guerra si manifesta in quei deliri di massa noti alla Storia in cui naturaliter emergono dissennate e antitetiche prospettive simboliche in cui si mischiano illusioni nazionalistiche, suggestioni euforiche, sete di sangue e dominio. Nel guazzabuglio dell’incoscienza allignano la trasfigurazione in chiave spiritualistica della guerra, l’apologia della morte “necessaria” antitesi alla banalità e povertà spirituale della vita quotidiana e la contrapposizione fra il destino (Schicksal) (inaccessibile all’indagine scientifica) e la razionalità (fondata sulla causalità, sul pensiero meccanico e calcolante).

 
Nel guazzabuglio come si pone un intellettuale di fronte al bellicismo?
La vita di Giaime Pintor, traduttore, fine saggista, recensore, autore di opere drammaturgiche e di sceneggiature, organizzatore instancabile alla “scuola delle invenzioni” (la Casa editrice Einaudi), può aiutare a rispondere a questa domanda.

 

Del suo impegno di vita parlerò nel mio programma radiofonico settimanale in onda in diretta martedì alle 12:15 e, in replica, giovedì p.v. alle ore 17:30 su Radio Regional AM – Onde Medie sulla frequenza 1440 kHz o al link:
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Vi aspetto Antonella Giordano

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domenica 23 marzo 2025

Palazzo Ducale Genova | Giorgio Griffa. Dipingere l'invisibile | 22 marzo - 13 luglio

 GIORGIO GRIFFA. DIPINGERE L’INVISIBILE
Una grande mostra a Palazzo Ducale di Genova
dedicata a un protagonista dell’arte contemporanea

22 marzo – 13 luglio 2025
Palazzo Ducale, Appartamento e Cappella del Doge
A cura di Ilaria Bonacossa e Sébastien Delot
in collaborazione con Fondazione Giorgio Griffa

Giorgio Griffa, Campo rosa, 1989, acrylic on canvas, 53x41 cm, Courtesy Fondazione Giorgio Griffa, ph Federico Rizzo

 

Palazzo Ducale di Genova presenta, nelle sale dell’Appartamento del Doge, la grande monografica “Dipingere l’invisibile” che omaggia il lavoro di un protagonista dell’arte contemporanea, il pittore Giorgio Griffa (Torino, 1936).
 
L’esposizione, curata da Ilaria Bonacossa e Sébastien Delot, è realizzata in collaborazione con la Fondazione Giorgio Griffa, ed è aperta al pubblico da sabato 22 marzo a domenica 13 luglio 2025.
 
Giorgio Griffa è rappresentato in tre Biennali d’Arte di Venezia (nel 1978, 1980 e 2017) ed è stato protagonista di oltre 200 mostre personali in musei e istituzioni di tutto il mondo, tra cui si ricordano quelle organizzate dalla storica dell’arte Ida Giannelli, negli anni ‘70-‘80, alla SamanGallery di Genova.
 
«Con questa mostra – sottolinea il presidente di Fondazione per la Cultura Beppe Costa – Palazzo Ducale decide di suonare uno spartito inedito puntando sull’arte contemporanea e conferendole centralità nella propria programmazione culturale. Una novità fino a un certo punto, però: tra le mostre cui ha dato il suo contributo Griffa ci sono anche quelle organizzate da Ida Giannelli, negli anni Settanta-Ottanta, proprio a Genova alla SamanGallery. Genova, infatti, è stata una città importante dal punto di vista del dibattito sul Contemporaneo e questa mostra, quindi, rinverdisce un solco ben presente nella storia della città».
 
Con oltre 50 anni di pittura, è un artista che ha scritto la storia dell’arte italiana attraverso una pittura poetica, astratta e performativa, dove il gesto e il segno trasportano il pubblico in un’esperienza sospesa fuori dal tempo in cui la storia dell’arte incontra la spiritualità zen.
 
«Il lavoro di Giorgio Griffa – spiega Ilaria Bonacossa, direttrice di Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura e co-curatrice della mostra – ha la forza silenziosa dell’acqua nella sua capacità trasformativa che mette in scena una poetica e ipnotica sospensione temporale. In questa “trasformazione” un ruolo centrale è giocato anche da un altro elemento: la luce. E la luce è uno dei temi conduttori di questa mostra. A questo proposito abbiamo accolto con entusiasmo il suggerimento che lo stesso Griffa ci ha dato nell’allestimento: sarà bello infatti rivedere il Palazzo leggermente “cambiato”, con l’apertura alla luce naturale degli ambienti dell’Appartamento del Doge».

La mostra presenta 60 opere, tra grandi tele, lavori su carta e installazioni, tra cui un omaggio a Eugenio Montale nell’anno che celebra i 100 anni della raccolta poetica Ossi di seppia. L’esposizione propone un dialogo aperto tra le grandi tele astratte di Giorgio Griffa e la storia e l’architettura del palazzo.

«Giorgio Griffa – sostiene il co-curatore Sébastien Delot – ha compreso l’importanza dell’oblio, un processo necessario per accedere e dare spessore al tempo sensibile. Dare vita a un tratto, a una linea, a una forma gli permette di esprimere il suo rapporto con la memoria secolare della pittura. La pittura diventa il luogo degli spazi della memoria. Come un musicista, questo pittore torinese propone sottili variazioni intorno allo spazio, al colore e alla linea. Deve costantemente dimenticare tutto per avvicinarsi il più possibile all’origine. È una grande gioia lavorare con Giorgio Griffa e Ilaria Bonacossa per realizzare questa mostra a Palazzo Ducale, in questa città che, alla fine degli anni ‘70, ha ospitato due esposizioni volte a offrire al pubblico una storia della pittura dotata di una luce interiore».

 

 IL PERCORSO
“Dipingere l’invisibile” rappresenta l’incontro con l’opera di un artista che vanta una lunga carriera da protagonista nella storia dell’arte italiana, con uno stile personalissimo e riconoscibile, fatto di segni primari e di colori puri.
 
Il percorso della mostra si sviluppa in undici sale in un itinerario artistico pieno di suggestioni e di spunti. La pittura di Griffa muove dalla convinzione che tutte le forme di arte – e tra queste la pittura – siano in grado di sondare il mistero e, dunque, si rapportino con l’invisibile e l’ignoto.
 
Le modalità di questo rapporto si manifestano attraverso una forma di “memoria” della pittura. È questo il motivo per il quale Griffa è stato spinto a lavorare per cicli: Segni primari, Segno e campo, Alter ego, Frammenti, Trasparenze, Numerazioni, Tre linee con arabesco, Canone aureo, Shaman, Dilemma, Océanie, Disordine…
 
La prima sala apre con “Segno colore” che rivela come la forma all’invisibile viene conferita da colori e segni che fluttuano in una tela in larga parte vuota e “liberata” dalla struttura-quadro. Alla fine degli anni Sessanta, infatti, i critici facevano riferimento a una crisi della pittura, e con essa della “forma”, alla quale Griffa risponde dipingendo su tele prive di telaio.
 
Nella seconda sala l’artista crea un repertorio di “Segni primari”: lettere di un alfabeto, tratti elementari organizzati in modo naturale affinché linee, colori e parole si dispongano sulla tela quasi fossero una melodia.

Il percorso prosegue con il ciclo “Segno e Campo”: Griffa negli anni Ottanta introduce le prime grandi campiture di colore che portano nuova energia alla tela. È anche l’occasione per l’artista di esprimere la sua grande ammirazione per l’opera del pittore Henri Matisse e le sue
riflessioni sull'arte, i papier decoupé, il libro illustrato Jazz, il “sapore mediterraneo”. Scrive Griffa: «In musica, la gerarchia perfetta dell’orchestra sinfonica viene spezzata con il concerto
jazz. In pittura, Matisse e Picasso completano la decostruzione del sistema di prospettiva iniziato dal Tintoretto all'epoca di Copernico».
 
L’itinerario, partito da semplici segni e colori, nella quarta sala acquista un movimento quasi musicale con il ciclo “Ritmo”. Si può tracciare un'analogia tra il ritmo del jazz – una musica che con l’improvvisazione va ben oltre lo spartito – e la pittura di Giorgio Griffa in cui i segni, i colori, le forme e la tela lasciata a tratti vuota, come un respiro, permettono di far cantare le sue molteplici interpretazioni pittoriche. Ogni tela di un ciclo è un movimento di una grande sinfonia.

 Si giunge poi al ciclo “Ignoto”. Nel 2011 Griffa chiarisce il suo rapporto con l’ignoto nel testo Visibile, soglia dell’invisibile, dove scrive: «Le arti succedono al sacrificio nel rapporto con l’ignoto. (…) Le arti fissano nuovi percorsi al passaggio dal visibile all’invisibile. Ecco, noi viviamo un’epoca fortunata che accetta l’ignoto senza bisogno di esorcismi, lo accetta come dato strutturale e non semplicemente come qualcosa che non è ancora noto».
 
Le sale successive ospitano il documentario Painting Disordine IR realizzato da Marko Seifert e Raphael Janzer, che ritrae Griffa al lavoro nel suo atelier mentre realizza la tela monumentale Disordine IR qui esposta. Il filmato consente di immergersi nell'intimità del momento creativo di Griffa.
 
“Disordine” dimostra l’interesse di Griffa per la fisica, come scienza in grado di proporre sistemi di rappresentazione e scrittura dello spazio e del tempo. L’arte e la scienza hanno entrambe a che fare con la riorganizzazione del nostro sistema concettuale. Così Giorgio Griffa spiega il ciclo Disordine, dove convivono macrocosmo e microcosmo: «Elettroni, protoni, neutroni, fotoni, quark intrecciano una danza perenne che produce meraviglie e orrori dall'infinitamente grande all'infinitamente piccolo, e noi nel mezzo».
 
Il percorso prosegue con il ciclo “Non finito”, tema centrale della sua poetica, scelta intenzionale dell’artista, che risponde e rispetta la natura dinamica del tempo e dello spazio. Con segni e campiture di colore che non riempiono mai completamente la tela, le opere di Griffa rimangono come sospese, aperte a infinite possibilità. «All’inizio – spiega – fu la scelta di lasciare interrotti i segni o il campo di colore, senza dipingere integralmente la tela, perché nel frattempo la vita è passata avanti, pensiero che viene dallo Zen. (…) Da ultimo mi sono reso conto che un “non finito” non può essere perfetto. Il punto è che il nostro concetto statico di perfezione deve essere aggiornato alla dinamica dell'Universo».
 
La mostra sull’opera di questo protagonista assoluto dell’arte contemporanea si conclude con le sale dedicate a “Poesia” e “Océanie”.

È la poesia a rendere visibile ciò che non lo è e intelligibile ciò di cui non si può dire nulla. «Le arti figurative di tutti i luoghi e di tutti i tempi – dice – si avvalgono di forme visibili, spesso con straordinaria bravura dell'artista, per entrare nell'invisibile». A partire dal Dioniso, una grande
installazione di 21 tele parzialmente sovrapposte che realizza per la Biennale di Venezia del 1980, Griffa amplia la sua indagine includendo un nuovo supporto: la tela tarlatana, ovvero una
garza leggera, trasparente e quasi inafferrabile. L’artista abbandona la rigidità formale dei suoi inizi per adottare riferimenti che attingono alle radici della poesia e della letteratura. Marcel Proust, Paul Valéry, Ezra Pound, Italo Calvino, Bob Dylan sono i nuovi riferimenti letterari che ne influenzano la produzione.
 
Griffa nutre una grande ammirazione per Henri Matisse e torna a lui esplorando l’opera Océanie le ciel la mer. L’artista, a partire dal suo alfabeto personale, fatto di segni, colori, composizioni astratte, reinventa un immaginario che affonda le radici nell'opera di questo grande maestro, con la quale si confronta attivamente, senza mai riproporla pedissequamente. Per Giorgio Griffa la rappresentazione è una sperimentazione costante: così come l’Essere, anche la Pittura è sempre in movimento, sempre aperta.

 

 GIORGIO GRIFFA. DIPINGERE L’INVISIBILE
22 marzo – 13 luglio 2025
Palazzo Ducale, Appartamento e Cappella del Doge
 
A cura di Ilaria Bonacossa e Sébastien Delot
 
Biglietti
intero - 13€
ridotto - 11€
ridotto giovani 6-18 anni - 6€
ridotto speciale UNDER 27, per i giovani dai 19 ai 27 anni - 8€
ridotto speciale per i possessori della Membership Card Ducale+ - 9€*
ridotto speciale per i possessori della Membership Card Ducale+ Young (18-30 anni) - 8€*
ridotto speciale per i possessori della Membership Card Ducale+ Young under 18 - 5€*
*per chi ha già usufruito di tutti e due gli ingressi alle mostre scelte
 
Gruppi
scuole 5€, minimo 15 massimo 25 persone
prenotazione obbligatoria: prenotazioniscuole@palazzoducale.genova.it – 010.8171604 (dal martedì e giovedì 11-13, mercoledì e venerdì 14-16)
gruppi 12,50€, minimo 10 massimo 25 persone
prenotazione obbligatoria: prenotazioni@palazzoducale.genova.it – 0108171604
 
Orari
lunedì chiuso
dal martedì alla domenica ore 11 – 19
la biglietteria chiude alle ore 18
 
Aperture straordinarie
lunedì 21 aprile ore 11 – 19
lunedì 2 giugno ore 11 – 19
 
Festivi
venerdì 25 aprile ore 11 – 19
giovedì 1° maggio ore 11 – 19
martedì 24 giugno ore 11 – 19
 
Progetto di allestimento: Cesare Griffa
Catalogo: Silvana editoriale
Media partner: Radio Monte Carlo
Sponsor tecnico: Assicurazioni AON
Mostra organizzata in collaborazione con Fondazione Giorgio Griffa

 

COME DA COMUNICAZIONE RICEVUTA

 

NUOVA ORCHESTRA SCARLATTI. “Civiltà partenopea” in concerto a San Marcellino

 


Con ingresso libero nella Chiesa dei SS. Marcellino e Festo (Napoli, Largo San Marcellino 10), giovedì 27 marzo ore 19 si terrà il concerto “Civiltà partenopea”, con musiche di Alessandro Scarlatti, Tommaso Albinoni, Patrizio Marrone. Orchestra diretta da Giuseppe Galiano.

E’ il secondo appuntamento di Scarlatti 300, edizione 2025 dei Concerti per Federico, rassegna realizzata dalla Nuova Orchestra Scarlatti in partnership con l’Università degli Studi di Napoli Federico II, nell’ambito delle iniziative del progetto F2 Cultura.

Il programma, introdotto dall’Inno della Federico II, prevede alcune tra le più rappresentative pagine di Alessandro Scarlatti: l’intenso Concerto grosso n. 1 in fa minore e due delle Sinfonie di Concerto Grosso (n. 4 in mi minore per flauto oboe e archi e n. 5 re minore per due flauti e archi) composte a Napoli nel 1715, dove la complessa polifonia barocca si risolve in luminose architetture sonore, in una sintesi di equilibrio e invenzione degna di Bach. 

 




A Scarlatti è accostato qui un altro grande innovatore, esponente dell’altra grande civiltà musicale italiana di inizio ‘700, quella veneziana: Tommaso Albinoni, di cui ascolteremo il Concerto per oboe e archi op. 9 n. 2, un capolavoro di eleganza e di verve, appena interrotta dallo squarcio di sensuale malinconia del bellissimo Adagio centrale; oboe solista, il giovane Pierdavide Falco.

A dimostrazione della vitalità della musica napoletana nel tempo il concerto si concluderà con una pagina di grande fascino e impatto di un compositore partenopeo contemporaneo: il Magnificat, Suite per archi e djembe di Patrizio Marrone (classe 1961), autore versatile di musica cameristica, sinfonica e di una vasta produzione teatrale che lo ha portato nei principali teatri italiani e stranieri. Il suo Magnificat (una pagina dei primi anni Duemila, collegata originariamente a un’azione coreografica su testo di Ennio Flaiano, andata in scena al Teatro Carcano di Milano) è in realtà una piccola storia di Gesù in una vivida successione di quadri sonori, come a esempio l’avvolgente seduzione di Maddalena, l’ossessione in ‘fortissimo’ di Giuda, il canto lento e intenso di Pietà: sequenze ricche di colori e di una forte vitalità ritmica esaltata dallo djembé, tamburo dell’Africa occidentale suonato per l’occasione da Domenico Monda.

 

COME DA COMUNICAZIONE RICEVUTA