Incontri e mostre in tutta Italia per
celebrare il centenario della nascita di Renato Guttuso: il grande
pittore che riuscì a tradurre sulla tela l'impegno morale e civile
che contraddistinse la sua arte fino dagli esordi. Punto di
riferimento del neorealismo italiano del secondo Novecento le sue
opere si apprezzano oggi tanto per i temi sociali quanto per i
soggetti ispirati alla sua terra natia, la Sicilia.
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Nato a Bagheria il 26 dicembre 1911 in
una famiglia dalle idee liberali (la nascita fu denunciata a Palermo
il 2 gennaio 1912 per contrasti con l'amministrazione comunale di
Bagheria), manifestò già in tenera età la predisposizione alla
pittura. Conseguì gli studi classici a Palermo e nel 1931 si
trasferì a Roma dove espose alla I Quadriennale entrando in contatto
con i pittori della scuola romana dai quali assorbì i primi elementi
di uno stile tonale e di una reazione anti-No-vecento. In questi anni
Guttuso si volse verso un’arte di matrice realistica (elementi
formativi del suo linguaggio furono: il Picasso di Guernica, il
pre-espressionismo di Van Gogh, l’arte popolare, la sicilianità, i
realisti francesi dell’Ottocento). Tra il 1940 e il 1942 partecipò
al movimento milanese di Corrente. Nel dopoguerra fu coinvolto nel
“Fronte nuovo delle arti” con opere di rottura, di forte influsso
postcubista, come Mar- sigliese contadina del 1947. Quando nel 1948
il Fronte si sciolse, Guttuso fu tra gli animatori del movimento
realista. Proprio alla crisi di quest’ultimo reagì, a partire dal
1958, accogliendo influenze espressioniste ed elementi di rottura
formale. Da questo momento in poi rinnova il suo realismo
dall’interno, mantenendolo aperto ai più vari apporti culturali.
Morì nel 1987 in malinconico isolamento, dopo la scomparsa della
moglie. Una morte in odore di conversione, che divenne un caso
animando le cronache del tempo. A Bagheria, Guttuso lasciò molte
opere, oggi conservate nel museo di Villa Cattolica dove venne
sepolto. La sua tomba è opera dello scultore e amico Giacomo Manzù.
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La sua arte sociale matura alla fine
degli anni '30 durante un soggiorno a Milano. A Roma poi stringe con
il critico Antonello Trombadori, con cui iniziò un sodalizio
intellettuale e politico che lo accompagnò lungo tutta la sua vita.
Se la Crocifissione fu il dipinto che gli dette la fama la sua
ricerca pittorica non venne mai meno anche negli anni difficili della
guerra.
Secondo il Guttuso: "l'arte del dipingere consiste nella imitazione delle cose del mondo. Niente di più e niente di meno, ma è molto. Poiché per imitazione va intesa una fatica complessa che implica la tensione di molte facoltà, la riflessione, la partecipazione al mondo delle cose. Il risultato è semplice e libero come per tutte le opere complesse".
Secondo il Guttuso: "l'arte del dipingere consiste nella imitazione delle cose del mondo. Niente di più e niente di meno, ma è molto. Poiché per imitazione va intesa una fatica complessa che implica la tensione di molte facoltà, la riflessione, la partecipazione al mondo delle cose. Il risultato è semplice e libero come per tutte le opere complesse".
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