Si tratta di 12 opere di vario formato
per due diversi cicli di lavori “Teeparty” e “Traces”: due
linee che sembrano solo apparentemente opposte.
Teeparty caratterizzato da composizioni
geometriche che trovano l’elemento base nel “tee”, quel piccolo
sostegno ligneo impiegato per sorreggere le palline nelle partite di
golf. Si tratta di opere caratterizzate da l’esattezza di uno
schema che ritorna sempre uguale e lineare in un ordine infinito che
l’artista, pur avendo circoscritto da cornici, non ne individua una
fine poiché le cornici stesse fanno parte dell’opera rendendo
quindi il lavoro infinito.
Si tratta di forme perfette e piacevoli
al tatto e sono opere caratterizzate da una ripetizione seriale che
crea raffinate immagini tridimensionali variabili agli occhi in base
alla distanza e la posizione di chi le osserva.
Traces, invece, è il filone che segue
la strada delle “forme passionali” ed è caratterizzato da tele
di grandi dimensioni, nelle quali l’artista propone composizioni
astratte e materiche realizzate con acqua, oli e paste acriliche
plasmate a mano in combinazioni di forme e colori stesi secondo
l’emozione del momento. Ne scaturiscono paesaggi indefiniti,
vortici e crateri caratterizzati da tracce, segni ed incisioni
scanditi da un’impetuosa energia che solo apparentemente appare
caotica.
“Ho scelto Pina perché mi è
piaciuta la serialità del “Tee party” che non avevo mai visto e
mi ha incuriosito molto, mi piaceva in particolare la parte
monocromatica del lavoro e quindi questa punta aguzza che solo
apparentemente pericolosa perché poi in realtà è soffice e morbida
e l’ossessione e la ripetizione mi sono piaciute molto. Per me
l’artista deve continuare a lavorare sul tee”. Mario Pellegrino
direttore del Al Blu di Prussia.
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