Martedì 21 febbraio 2017, alle ore
18:00 a Roma, presso lo Studio Arte Fuori Centro, via Ercole Bombelli
22, si inaugura la personale di Silvio D’Antonio, “Variazioni:
continuità della trama” curata da Massimo Bignardi. L’esposizione
rimarrà aperta fino al 10 marzo, secondo il seguente orario: dal
martedì al sabato dalle 17:00 alle 20:00.
La rassegna “Corrispondenze
assonanti”, curata da Massimo Bignardi, propone le esperienze di
quattro artisti italiani che da tempo, in piena autonomia, lavorano
sul valore di piano e di superficie che a volte diviene anche quella
del frammento. Si tratta di Silvio D’Antonio che propone le sue
Variazioni rilevando in esse corrispondenze con le liriche geometrie
che cifravano le sue opere dei primi anni settanta; di Angela Rapio,
la più giovane che con le sue ‘Scritture strappate’ tratte dal
ciclo carte fossili propone il rapporto tra superficie e frammento,
tra scrittura e immagine. Seguono le città di Giuseppe di Muro: le
sue lastre in ceramica raku parlano di progetti di una terra
archetipa, nascosta nel nostro desiderio di città. Infine le
trasparenti sequenze pittoriche di Mario Lanzione che, con la mostra
dal titolo Carte, trasparenti filtri delle emozioni ci riporta al
piano, alla sua capacità di farsi, attraverso la trasparenza di
carte veline, spazio dell’inesprimibile. «Una rassegna, avverte
Bignardi, che non ha margini di chiusura, comparti stagni dove
ciascun artista conserva il suo ‘monologo’. Anzi spinge verso i
margini di un contatto, di un corto circuito tale da rendere
l’assonanza un vero accordo, cioè la misura di un dialogo».
«In questa mostra romana, Silvio
D’Antonio propone un rapido percorso della sua esperienza
artistica. Riprende, osserva Massimo Bignardi, la trama di quelle
geometrie che furono alla base delle sue ‘smarginazioni’
pittoriche, chiamando in campo altri materiali nonché il ‘corpo’
dell’oggetto. In quei primi anni settanta la pittura accoglieva il
vitalismo che l’onda ‘concettuale’ trasmetteva, consentendo
diversi approcci a quello che restava dell’immagine sul foglio o
sulla tela.
Nel tempo D’Antonio ha insistito su
tale trama compositiva, depurandola di ogni residuo formale per
assumere, come testimoniano le opere realizzate in questi ultimi
anni, il carattere di composizioni che, se pur nutrite dalla
geometria, trovano nei vari e molteplici materiali una rinnovata
vitalità ‘espressiva’.
I materiali sono quelli che popolano la
sfera industriale, soprattutto plexiglass, lastre di acciaio, legni
trattati con i quali l’artista apre un dialogo, o meglio riapre la
trama di uno spazio che ora è articolato da piani invasi da riflessi
della realtà. D’Antonio, come ho avuto già modo di rilevare,
nelle opere di questi anni ha messo da parte la fredda distanza
‘concettuale’: ora fa spazio al desiderio di far emergere la
propria personalità dalla omologante ‘molteplicità’ che connota
l’attuale scena dell’arte».
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