Giovedì 20 aprile 2017, alle ore
16.00, presso l’Auditorium del Museo di Capodimonte si terrà il
quinto appuntamento del ciclo Incontri sul restauro 2017, a cura di
Paola D’Alconzo , organizzato dal Dipartimento di Studi Umanistici
dell’Università di Napoli Federico II in collaborazione con il
Museo e Real Bosco di Capodimonte e l’Accademia di Belle Arti di
Napoli.
Durante l'incontro, di carattere seminariale, verrà presentata al pubblico di studenti, specialisti o appassionati del settore un'opera del Museo di Capodimonte recentemente restaurata, La Madonna con il Bambino tra i santi Gennaro, Nicola di Bari e Severo del pittore napoletano Filippo Vitale.
Interverranno Claudio Falcucci (Metodologie di Indagine per la Diagnostica Artistica), Giuseppe Porzio (Università di Napoli “L’Orientale”), Maria Tamajo Contarini (Museo e Real Bosco di Capodimonte) e il restauratore Bruno Tatafiore per approfondire aspetti relativi agli interventi di restauro, alle indagini diagnostiche e alle ricerche storico-artistiche, resi possibili grazie a Restituzioni 2016, programma biennale di restauri di opere d’arte del nostro Paese, promosso e curato da Intesa Sanpaolo.
Il dipinto, dal forte impatto realistico, proveniente dalla chiesa napoletana di San Nicola alle Sacramentine, è esposto nella sezione dedicata alla Galleria delle Arti a Napoli dal ‘200 al ‘700, nella sala immediatamente successiva a quella che ospita la Flagellazione di Caravaggio (secondo piano). I santi ritratti, riconoscibili dai loro attributi, come le ampolle contenenti il sangue miracoloso nel caso di San Gennaro, o i pomi d'oro per San Nicola, sono rappresentati con quell'attenzione microscopica nella realizzazione delle epidermidi che caratterizza le opere del pittore. Personalità di rilievo nell'ambiente artistico napoletano della prima metà del Seicento, Filippo Vitale è con Battistello Caracciolo e Carlo Sellitto tra gli artisti che lavorarono a Napoli negli anni in cui è presente in città Caravaggio. Il dipinto, già restaurato nell'immediato Dopoguerra, nel recente restauro è stato oggetto di diversi interventi, consistenti nel consolidamento degli strati pittorici, nella foderatura e sostituzione del telaio. Nelle zone che si presentavano lacunose per la caduta di colore, si è proceduto all'integrazione pittorica con una ricostruzione a rigatino, individuabile a occhio nudo per la texture a tratteggio, realizzata con tonalità di colore più basso. Lo studio degli strati sottostanti ha evidenziato la mancanza di un disegno preliminare: Vitale, un po' come Caravaggio, definisce direttamente con pennellate scure i contorni delle figure, degli abiti e in alcuni casi delle anatomie principali, mentre i volti sono eseguiti direttamente con il colore.
L’intervento, che ha restituito l’inconfondibile materia pittorica di Vitale, ha permesso a Giuseppe Porzio di individuare nel dipinto, realizzato intorno al 1618, un punto di riferimento importante anche per la datazione di un’altra opera del pittore esposta nella stessa sala del Museo, Il sacrificio di Isacco, dove la tensione emotiva e drammatica della scena di sacrificio è bloccata dall’arrivo salvifico dell’Angelo.
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