Tessere di mosaico, conchiglie
decorative, monete, pietre vulcaniche, frammenti di materiale fissile
e intonaci hanno preso così negli anni un particolare percorso
all’inverso che lungo le rotte postali li riporta agli scavi da
ogni angolo del mondo.
Dagli anni '60 in poi, sono infatti
migliaia i pezzi rubati dai turisti negli scavi di Pompei che a
partire dagli anni '90 ritornano per posta sull’onda di una
presunta ‘maledizione degli scavi’ che nel dicembre 2016 ha
portato il direttore generale della Soprintendenza autonoma, Massimo
Osanna, a cominciare a pensare a una mostra dal titolo “Quello che
mi porto via da Pompei”.
“Immensa è la sfiga che mi è
capitata da quanto lo trovai per le strade di Pompei. Liberandomene
ve la restituisco con l'auspicio che in un futuro venga fissata
dov'era”. LO SFIGATO
Maledizione, superstizione oppure
soltanto semplice scrupolo di coscienza: molte sono infatti anche le
persone che rispediscono a Pompei frammenti di mosaico o altri
materiali semplicemente sollevarsi dal senso di colpa per l’illecito
commesso, come il turista inglese che ammette di essersi reso conto
di quanto fatto dopo aver letto un articolo sul Times del 15 ottobre
del 2015.
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