Le opere esposte in mostra, come
descrive lo scrittore Antonio Trucillo, “hanno uno sguardo
anteriore, permangono nel presente e si sporgono sul futuro”.
Marco Di Lieto ha frequentato il Liceo
Artistico di Salerno e, successivamente, l’Accademia delle Belle
Arti di Napoli, e la sua è “una pittura che brucia”, che sente
la necessità e l’urgenza “di spalancare la bocca, di dire a
piena voce. Acidi eppure tenui, sulfurei eppure lirici, questi
dipinti attirano come un magnete la meraviglia del reale, un reale
messo sempre sotto indagine dalla dimensione del sogno e della
visione. E’ un’ “action painting” domestica e insieme
“arrabbiata” quella che Marco Di Lieto sgocciola volentieri sulle
sue superfici. Ha la prerogativa di essere affabile pur nel suo
essere accusatorio, nel voler quasi sbranare il circostante”, come
sottolinea ancora Trucillo. Opere insomma che dicono di dolore e di
pietà, di passione e disperazione, ma sempre con la consapevolezza
che, rifacendosi a “L’idiota” di Dostoevskij, la Bellezza, e
quindi l’Arte salverà il mondo.
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