- by Rosaria Pannico -
Con tale monumento sito nell'area
esterna del Museo Nazionale Ferroviario di Pietrarsa si segnala il
voler ricordare l'eccidio di Pietrarsa del 6 agosto 1863
Pietrarsa all'epoca era conosciuta per
il Real Opificio Borbonico, voluto da Ferdinando II di Borbone nel
1830 e passato alla proprietà di Jacopo Bozza qualche anno più
tardi.
Si ricorda che quest’ultimo, dimezzando gli stipendi e
tagliando il personale, mise in ginocchio la produzione e creò
malcontento tra gli operai.
Il 23 giugno del 1863, con la promessa di
reintegrare tutti gli operai licenziati, Jacopo Bozza riescì a
mettere fine alle proteste del personale ma in realtà sua intenzione
era soltanto quella di elargire la metà dello stipendio al fine di
attenuare l’ira degli operai.
La tensione si fece sempre più
alta: i 458 operai in servizio, oltre riscuotere la paga con ritardo, furono minacciati di licenziamento. Sui muri di Pietrarsa, comparvero,
dunque, i primi manifesti di protesta.
Il 6 agosto 1863 la situazione
precipitò: alle ore due del pomeriggio, il capo contabile
dell’azienda, chiese al delegato di polizia di Portici l’invio di
almeno sei agenti, per controllare gli operai in sciopero. Tuttavia
non bastarono i sei uomini richiesti: tutti gli operai, di ogni
officina dello stabilimento, si erano riuniti nel grande piazzale
dell’opificio.
Furono quindi allertati i bersaglieri: l’obiettivo
era circondare l’opificio, ma ai cancelli trovarono gli operai. La
reazione fu molto violenta: una carica alla baionetta e poi spari
alla schiena sui fuggitivi.
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