Presentata dal Barbican Centre di
Londra in collaborazione con The next Exhibition e curata da Paul
Gravett con un team di oltre 20 esperti, la mostra arriva a Roma in
anteprima mondiale con 281 tavole originali (molte delle quali di
rado uscite dall'Asia), 200 fumetti e 300 autori dall'intero
continente.
Sei percorsi tematici (Mappare
Mangasia, Favole e folclore, Ricreare e rivisitare il passato, Storie
e narratori, Censura e sensibilità, Manga multimediali), si va da
Osamu Tezuka a Eiji Otsuka, Gogho Aoyama, Fujiko F Fujio, Kuniyoshi
Utagawa, Goseki Kojima, Kim Junggi , Tiger Tateishi e Takashi
Murakami.
Si tratta di un viaggio lungo oltre due
secoli di storia del fumetto, dalle prime forme rintracciabili nei
libri indiani e nelle stampe ukiyo-e giapponesi fino ai popolarissimi
webtoon per smartphone realizzati in Corea del sud, analizzando i
precursori di questo genere e l'impatto esercitato su altre
espressioni d'arte, come i film, le serie tv d'animazione, la musica,
i videogame, la moda e l'arte contemporanea. Si segnala che la
collezione raccoglie anche molti oggetti cult come la scrivania
originale di un mangaka, i kaavad (santuari portatili usati dai
cantastorie del Rajasthan) e l'installazione realizzata da Shoji
Kawamori (designer di successo anche del cane robot AIBO della Sony),
che consente di pilotare un gigantesco mecha utilizzando la
tecnologia del body tracking.
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