venerdì 13 ottobre 2017

Napoli - Toro Farnese

Il Supplizio di Dirce detto anche Toro Farnese, si tratta di un gruppo scultoreo ellenistico in marmo conservato presso il museo archeologico nazionale di Napoli (MANN).  Si tratta della scultura antica più grande attualmente pervenutaci. L’opera venne realizzata con un unico blocco di marmo: impressionante se consideriamo che pesa 24 tonnellate, è alta quasi quattro metri e la sua base è di 9 metri quadrati; incredibile se notiamo il realismo con cui è stato scolpito l’animale ed il dramma degli umani rappresentati.


Cosa raffigura? 

Il supplizio di Dirce ha le sue radici nella mitologia greca con una scappatella di Zeus. In questo caso il dio si accoppiò con la giovane Antiope, figlia di re Nitteo, che non gradì particolarmente la gravidanza che seguì il rapporto. Subito dopo il parto i due gemellini, Anfione e Zeto, vengono affidati ad un pastore, mentre la madre è costretta a fuggire, trovando ospitalità a Sicione, da re Epopeo, ma suo zio Lico (re di Tebe) invade Sicione, uccidendo Epopeo e prendendo la nipote come schiava. Per 20 anni la donna subisce le peggiori angherie da Lico e da sua moglie Dirce, invidiosa della sua bellezza. Un giorno, Zeus decise di intervenire per aiutare Antigone facendola fuggire. Braccata dalle guardie e dalla stessa Dirce la donna cercò rifugio sul monte Citerone, dove incontrò due giovani che si offrirono di aiutarla (Anfione e Zeto) che, dopo aver scoperto la verità sul loro conto, si erano messi in marcia per salvare la madre. Così, quando, Dirce arrivò per punire l’odiata Antigone i due gemelli reagirono e punirono la carceriera della madre facendole scontare tutti i soprusi in un solo colpa: la donna venne legata viva ad un toro imbizzarrito fino a quando i movimenti e la furia dell’enorme animale non le fecero esalare l’ultimo respiro.

Toro Farnese - Inizio III sec d. C. - Da originale di età ellenistica inv. 6002.


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