L’universo, il mistero delle sue
origini, della sua essenza e del suo funzionamento: a tali motivi si
apre in questa occasione la ricerca di Salvatore Manzi, pur senza
rinnegare la forte impronta spirituale che lo accompagna da ormai
oltre un decennio, che anzi continua attraverso nuove intuizioni e
forme. Egli infatti ben comprende «la questione dell'addensamento e
del diradarsi delle particelle organiche, del coagularsi e del
frammentarsi, dello stare insieme e della solitudine, del ritrovarsi
estremamente ravvicinate e dell’ allontanamento», ovvero ben
avverte i ritmi cosmici. Non per questo però si illude di aver
compreso i segreti del tutto, anzi più sperimenta questi ritmi più
diviene consapevole del loro mistero. «Il mistero», scrive Stefano
Taccone nel testo che accompagna la mostra, «è forse la parola
chiave di tutto il suo progetto. Le sculture colorate, i dipinti, le
installazioni ed i video che Salvatore mette in mostra non
costituiscono altro che un raddoppiamento materializzato del continuo
divenire degli elementi di cui è costituito lo spazio siderale e non
solo, fino al piacevole scacco che prova colui che si abbandona ai
suoi flussi, ricordando una situazione forse non troppo lontana dal
sublime kantiano». «I miei oggetti», chiarisce l’artista, «sono
il prodotto di una sorta di Big Bang, di una specie di esplosione di
questa Creazione! È come se aleggiassero. E quando si toccano lo
fanno secondo una logica che io fingo di aver inteso, ma resta un
mistero. Sono incontri misteriosi che puoi solo visualizzare...».
Visualizzare è «tentare di stabilire per loro un'armonia. È
attraverso questa armonia che immagino la possibilità di contatto!».
Accompagnata da un testo critico di
Stefano Taccone, dedicato all’artista, la mostra, resterà
visitabile fino al 03 marzo 2018 con i seguenti orari di apertura
dalle ore 18.00 alle ore 21.00 tutti i giorni o su appuntamento.
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