Sabato
19 Maggio 2018, alle ore 17.30, sarà inaugurata la mostra, a cura di
Maurizio Vitiello, “TRACCE Aspetti dell’arte contemporanea”
Con opere recenti di Luciano Astolfi,
Sonia Babini, Alfredo Celli, Maria Cristina Cirilli, Roberto Di
Giampaolo, Rita D’Emilio, Gigino Falconi, Marco Vinicio Fattori,
Carmine Galliè, Daniele Guerrieri, Giuseppe Liberati, Pasquale
Lucchitti, Salvatore Marsillo, Lucio Monaco, Manuela Nori, Achille
Pace, Pasquale Pagnottella, Pino Procopio, Miriam Salvalai, Franco
Summa allo spazio “RespirArt Gallery”, Corso Garibaldi, 30 64021
- Giulianova (TE).
Sino a mercoledì 30 Maggio 2018.
Scheda della mostra:
Le opere d’arte sono veri e propri
strumenti per esplorare “l’identità del mondo”, per inseguire
la verità. Ogni lavoro artistico mira all’impatto sociale, per
offrire interpretazioni ed eventuali soluzioni a favore di
cambiamenti in positivo. Alimentare il giro comunicativo tra circuiti
privati e fruitori, tra istituzioni e pubblico, anche nell’ottica
di rendere fruibile a tutti l’arte e il suo portato culturale, sia
attraverso ricerche sociologiche e sia tramite concrete letture,
significa educare all’arte; il che vuol dire, quindi, offrire a
ognuno, attraverso un discernimento analitico, la possibilità di
sviluppare la propria sensibilità e raggiungere autonomia e capacità
critica nell’osservare, leggere e trasformare il mondo circostante.
Per un equilibrio della mente la bellezza può intervenire come
coadiuvante dote umana e proiettarsi come calamita calmante. L'etica
della bellezza prevede una messa in moto di una teoria di processi
dinamici, che attiva circuiti di relazioni per uno scambio di
interconnessioni dialogiche. L’arte ha sempre, ovviamente, nei
capitoli alti dei capolavori, una forte valenza sociale dati i
riflessi che nutrono la cognizione individuale e collettiva. L’arte
può attivare la capacità di stimolare la parte sensitiva e
istintiva delle persone e aumentare la sensibilità mentale della
lettura critica. La base interpretativa del fenomeno artistico deve
legarsi all’analisi del contesto sociale. Comprendere, cioè
prendere insieme e con sé, grazie ai sensi e al pensiero, il vissuto
estetico e, nel contempo, sociale suggerisce un percorso creativo
volto a rinnovare, se non a riformulare, la capacità interpretativa
del proprio sguardo verso la realtà circostante.
Nelle manifestazioni correnti le arti
visive contemporanee non perdono peso, ma, invece, si corroborano e
prendono quota; c’e tanta voglia di esprimersi, di “esserci”,
di discutere; sembra che l’arte sia un “salvacondotto” per la
bellezza, un “passepartout”, perché qualcosa si salvi da un
naufragio incombente o da uno “zunami” incontrollabile,
furiosamente repentino e massicciamente inarrestabile. E’
sentimento di difesa “ad oltranza”; insomma, si cerca di
preservare, fermamente, il giudizio critico dell’idea che si fa
immagine, al di là di qualsiasi clima politico e di rovescio
epocale. “La bellezza salverà il mondo” afferma il principe
Miškin, ne “L’Idiota” di Fëdor Dostoevskij, e “Siamo fatti
della stessa sostanza dei sogni” scrive, ne “La tempesta”, il
grande drammaturgo William Shakespeare. Sogniamo, allora, di far
scavalcare alla bellezza questi impregnanti e pervadenti periodi bui.
Le giovani generazioni miglioreranno se saranno sensibili al proprio
patrimonio, tanto da proteggerlo, custodirlo e valorizzarlo; quindi,
se saranno stati dotati di adeguate chiavi di lettura e comprensione
e di strumenti critici e operativi potranno “vivere la bellezza”.
Aiutare i giovani a sviluppare sensibilità nella lettura delle opere
d’arte del nostro contemporaneo, una volta divenuti adulti,
consentirà loro di essere cittadini consapevoli e attenti al proprio
patrimonio culturale, alla contemporaneità artistica, alla
conservazione dei beni culturali e alla bellezza. Comprendere l’arte
significa “stringere” la vita e connettersi colla sostanza dei
sogni. Viviamo in una società sempre più complessa, dove tutto è
amplificato e dove le informazioni si moltiplicano senza fine,
cerchiamo sempre lo straordinario e non badiamo più al quotidiano,
non riusciamo più a interrogare l’abituale, non sappiamo più
meravigliarci, né stupirci. Gli artisti oggi presenti alla
“RespirArt” di Giulianova hanno attinto dal grande Caravaggio ai
primati di Picasso, Klee, Klein, Burri, Fontana, Manzoni e etc. …,
maestri indiscussi dell’arte del secolo scorso, in una sorta di
continuità ideale. Inquadrature, segnature, sottolineature,
incisioni, ambientazioni lucide e incidenze di luci saranno vagliate
dai visitatori di questa mostra con perspicace indirizzo critico per
raccogliere esempi e vertigini di una creatività “in progress”.
Sicuramente, il giorno dell’inaugurazione tracceremo un percorso di
taglio riflessivo, come contributo orale, tra critica dell’arte
contemporanea e psico-sociologia dell’arte per sottolineare la
creatività di forte respiro dei co-protagonisti in campo. Crediamo
che sia importante “vivere” le inaugurazioni, fanno cronaca, ma
anche storia.
Berardo Montebello, coordinatore del
nuovo spazio “RespirArt” a Giulianova, gradevole cittadina del
teramano, che si offre all’Adriatico, ci ha segnalato, operatore
dopo operatore, che Alfredo Celli, Daniele Guerrieri, Luciano
Astolfi, Sonia Babini, Lucio Monaco, Giuseppe Liberati, Roberto Di
Giampaolo, Marco Vinicio Fattori, Pasquale Pagnottella, Miriam
Salvalai, Maria Cristina Cirilli, Franco Summa, Carmine Galliè, Pino
Procopio, Salvatore Marsillo, Rita D’Emilio, Gigino Falconi,
Achille Pace, Manuela Nori e Pasquale Lucchitti sono gli artisti e le
artiste in campo e che, “insieme”, hanno deciso di “far leva
comune” per attirare l’attenzione della linea mediatica e dei
collezionisti attenti. Quest’esposizione è animata dalle loro
ultime produzioni; ben si comprende che questa singolare collettiva,
in cui si battono tracce e si rilevano evocazioni, illustra e
chiarisce aspetti dell’arte contemporanea, tuttora, in essere;
insomma, vivi e vitali sono le flessioni tecno-linguistiche presenti,
che si rincorrono su un “fil rouge” di richiami e correlazioni,
nell’intenzione di offrire una cortina-vetrina di orizzonti agiti;
quasi un serrato ventaglio, lecito, legittimo, fresco, palpitante e,
oltremodo battente, di “scambi di confine”. Le nuove piste di
produzione, di significativo profilo qualitativo, fanno emergere la
partecipazione e il contributo di questi artisti sull’arte odierna
nelle diverse segmentazioni delle declinazioni linguistiche. Cogliamo
e leggiamo che una pluralità di prospettive per afferrare la varietà
del mondo ci permettono di captare profili mentali nuovi e caratteri
del reale, resi in modo creativo e originale. La sequenza espositiva,
ovviamente variegata, ci prospetta una lettura di alternate
coincidenze e di stringenti rispondenze. Luciano Astolfi guarda
all’intimità e determina in esplosioni rapide suggerimenti iconici
di vibratile dinamica, nonché per disegnare, con metodo e con
misura, il suo contatto con i sentimenti. Sonia Babini in argomentate
composizioni snodate intende relazionare simposi dell’anima,
apertamente spiegata ad accogliere intense correnti cromatiche e
scorrimenti vitali di figure per vincere il silenzio. Alfredo Celli
sul flusso di suggerimenti tattili e vibranti dell’immagine combina
visioni di spacchi e di tagli, per giungere a comprovare e a
tonificare materia e colore in un specularità visuale di accenti e
variazioni. Maria Cristina Cirilli da una chiave primitivista arriva
a quozienti espressionisti e nella caratura di una dimensione di
carattere che ribalta forza e colla scelta di colori volutamente
dominanti chiarisce interlocuzioni seducenti e stimolanti. Roberto Di
Giampaolo è audace e le sue aggettazioni diagonali con colori forti
tendono a una rete impressionista, che mostra il carattere
dell’artista uscito allo scoperto per esprimere emozioni liberate.
Rita D’Emilio, profondamente ispirata dai pittori preraffaeliti, in
particolare da Dante Gabriel Rossetti e da altri maestri del
romanticismo e dell’accademismo, ha intensificato la sua ricerca
per migliore la tecnica esecutiva e in una direttrice psico–sociale
vicina alle tematiche femminili, pur tenendo sempre conto del
recupero dei canoni classici, che oggi chiameremmo citazionisti.
Gigino Falconi, pittore dolcissimo per i suoi chiarori lunari, può
tutto, e comprendiamo che nella bravura dei suoi bianchi luminescenti
i turgori della carne impegnano gli squarci visivi mentre
controbilanciano e si stagliano severe fissità umbratili. Marco
Vinicio Fattori con contrappuntate ed elette astrazioni di estrema e
razionale congiuntura segnica riesce a distribuire una modularità di
linee e sintesi formali capaci di sottolineare minimalismi tonali e
selezionate abbreviazioni. Carmine Galliè sposta la sua frontiera
emergente di colorazioni per riattraversare dimensioni oniriche, che
sfidano le metamorfosi dell’anima per avvicinarsi alle
insondabilità misteriche che viaggiano nella psiche. Daniele
Guerrieri nelle addensate accezioni plastiche marca frammenti,
pulsanti di fremiti di energie e di colorazioni espressive, perché
arrivino a segnare un tempo interiore e rendano profonde prese di
sfumature di coscienza. Giuseppe Liberati, maestro indiscusso di
giochi sorprendenti nell’esercizio della produzione ceramica
contemporanea, è stimolato a sfidare, in prove e saggi, una
costellazione di novità per una teoria futura del possibile, che
possa integrare l’equilibrato figurativo e lo slancio astratto.
Pasquale Lucchitti assale il tempo della storia e della vita, il
tempo dell’emozione e del sentimento su cui catalizza il suo
massimo interesse e regola con inquadrature e specchiamenti una
caratterizzazione di passi certi per accendere l’attenzione del
pubblico e della critica. Affronta le sue visioni interne e diventa
un analista-indagatore della coscienza. Valuta riflessioni, commenta
suggestioni e rimette considerazioni. Salvatore Marsillo accorda, con
efficacia rivelatrice, intonazioni espressionistiche e con sillabate
successioni riesce a sostanziare immagini flessibili, che ricombinano
atmosfere “glam” e ri-disegnano ludici sentieri neo-fantasy.
Lucio Monaco punta dritto alla contemporaneità e in ricomposizioni
abbreviative di effrazioni segniche e di montaggi scenici, da
soluzioni filmiche a traduzioni cronachistiche, mutua e ricalca
“affiches” per riportare “tranches de vie”. Manuela Nori
guarda alla natura e alle sue estrinsecazioni figurali, che inquadra
con colori vivi, nonché al respiro del mare e del cielo, che
chiarisce con striature in blu. Le interessa l’ambiente che
dovrebbe essere sempre preservato e tutelato. Achille Pace è
conferma esaltante di una giovinezza intellettuale, perché il suo
filo trasparente, in filigrana o quasi invisibile o, marcatamente,
segnalato da una vivissima cromia, trapassa tempo e spazio; insomma,
persistentemente, continua il senso speculativo, in senso
filosofico-esistenziale, del suo “filo”, che è astrazione
“concettuale“. Pasquale Pagnottella dipinge e disegna fin da
bambino, ha proseguito come grafico in diversi studi pubblicitari e
la conoscenza, dal 2002, del settore tessile gli ha permesso di
sperimentare trattamenti mentre, dal 2006, nella Wash Italia spa nel
reparto ricerca e sviluppo, come responsabile delle attività
sperimentali e colorazioni, ha raccolto un’ulteriore conoscenza
tecnologica e, così, tutto questo sapere lo cogliamo nei suoi
elaborati intensamente concilianti con le dinamiche moderne, tra
simbolismi figurali e trascinamenti informali di fondo. Pino Procopio
fa vivere ben distinti personaggi, subito simpatici, che raccontano,
in parzialità visive, storie comuni e in beffardi e caricaturali
momenti li fa assurgere a protagonisti e quasi li imparenta a quelli
di George Grosz, Benito Jacovitti, Franz Borghese, Lucio Diodati.
Miriam Salvalai è interessata alla forza della natura e alla sua
capacità di sostenere l’habitat e il mare, gli alberi, i paesaggi
la convincono che nei termini attuali quel patrimonio deve essere
salvaguardato e il suo sguardo attento diventa verifica dell’anima
del mondo. Franco Summa, con alle spalle più inviti a “La
Biennale” di Venezia, è un brillante artista che ha riservato
particolare ed eccellente attenzione al tema ambientale, sia urbano
che domestico, e oggi in un “rainbow” di colori timbrici motiva
un’appropriazione consona degli spazi, che ci induce a pensare,
anche, a sue sponde illustri, quali Daniel Buren e Guy de Rougemont.
(Maurizio Vitiello).
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