Opere di
Anna Crescenzi, Adriana Del Vento, Mina
Di Nardo,
Consiglia Giovine, Nicca Iovinella,
Anna Maglio,
Renata Petti, Carla Viparelli
a cura di Susanna Crispino
vernissage giovedì 28 giugno h 17,30
Pan Palazzo delle Arti Napoli
Via dei Mille 60, 80121 Napoli
Le sale al pian terreno del PAN Palazzo
delle Arti Napoli ospitano giovedì 28 giugno alle ore 17,30 il
vernissage di Se Dici Terra, mostra a cura di Susanna Crispino, che
riunisce le opere del gruppo Se Dici Mani composto da: Anna
Crescenzi, Adriana Del Vento, Mina Di Nardo, Consiglia Giovine, Nicca
Iovinella, Anna Maglio, Renata Petti, Carla Viparelli.
L'esposizione è realizzata in
collaborazione con l'ufficio della delegata alle Pari Opportunità e
l'Assessorato alla Cultura e Turismo del Comune di Napoli.
Nucleo fondante delle opere esposte è
la cura e protezione della Terra, responsabilità a cui sono chiamati
sia il singolo che la collettività, e su cui le artiste hanno
maturato una riflessione fondando il laboratorio artistico Se Dici
Mani.
La rivendicazione di un ruolo attivo
nella salvaguardia del territorio e dell'ambiente rappresenta per
loro il primo passo per fondare una pratica ecologica globale ed
autentica.
I lavori in mostra operano una
riflessione su tali temi partendo da TerrAtanor di Adriana Del Vento,
un'installazione site specific che richiama l'energia trasformatrice
contenuta nella natura, rifacendosi al nome del crogiuolo alchemico
(Atanor, appunto) ed alla stratificazione temporale insita nelle
rocce.
Un'energia che può essere splendore e
delicatezza, potenza sopita come il fuoco del vulcano, ma è talvolta
resa distruttiva e tossica dall'intervento umano, come nel caso della
Terra dei Fuochi.
La natura, piegata e violata
dall'intervento umano, è il fulcro dell'opera di Consiglia Giovine,
in cui la materia si compone in un rosso sanguigno, stratificato e
scalfito da cicatrici e parole, ma in alcuni punti ingentilito da
inserti leggeri e ricucito amorevolmente, come a simboleggiare una
volontà di riconciliazione, di riparazione e cura.
L'intervento umano sull'ambiente, di
fatto, può anche essere positivo, come nelle opere di Anna Maglio,
che ricostruiscono visivamente il ciclo vitale dell'agricoltura:
Semina, Raccolta, Attesa. Atti che non si esauriscono nel rapporto
utilitaristico con la terra, ma sono anche espressione di
discernimento, selezione, osservazione.
Il carattere disciplinante delle
operazioni necessarie affinché la terra dia i suoi frutti trova
nell'Attesa una perfetta sintesi: la Natura ha i suoi tempi ed il
loro rispetto viene premiato dal raccolto. A dispetto dell'era
frenetica in cui viviamo, il rapporto con la terra mantiene un ritmo
antico.
Una presa di coscienza del ruolo –
costruttivo o distruttivo – dell'essere umano sull'ambiente viene
evidenziata dal video e dalle opere su forex e su carta di Nicca
Iovinella. L'opera ha origine in una installazione, poi divenuta
performance, realizzata nel Cratere degli Astroni nell'ambito del
progetto LandArt 2013. Le immagini in movimento di Injuries e quelle
fisse della serie omonima, mostrano l'umanità di fronte alle ferite
che infligge quotidianamente all'ambiente. Un'umanità che è allo
stesso tempo carnefice e vittima, e che, davanti allo scempio, si
chiede come impedire che accada di nuovo.
La natura che riprende i suoi spazi è
invece il tema della scultura Ciliegie - Grotta del sole e
dell'installazione di stampo concettuale realizzate da Mina Di Nardo.
Costituita da due serie a parete di pannelli, intitolati
rispettivamente Landscape e Pacciamatura, l'installazione si affida
ai materiali ed ai colori per costruire segmenti di un paesaggio
ordinato come una centuria, ma in cui la vegetazione sovrasta la
geometria dell'intervento umano, auspicando la sconfitta della
desertificazione attraverso un intervento umano di protezione del
territorio.
Pur vilipesa e ferita, la natura
possiede in sé il potere della rigenerazione, e, d'altro canto,
l'umanità è contrassegnata nella sua esistenza dalla fragilità,
soprattutto nei confronti dei fenomeni naturali.
L'installazione La forza della
fragilità di Anna Crescenzi mette in evidenza il complicato rapporto
che lega l'essere umano all'ambiente che lo circonda. La sua
ragnatela intrappola insetti antropomorfi, figure umane, frammenti di
storia e di vita comune, persino strade. Accanto ad essa, la
riflessione ha la forma di fili neri protesi verso l'alto da una
testa-bozzolo ed idee, pensieri, dubbi emergono da un utero-vaso,
anch'esso in forma di bozzolo, fuoriuscito dalla rete. Entrambi
pongono l'accento sul processo di generazione e ri-generazione a cui
la natura e gli esseri umani non possono sottrarsi, e che può
trovare il suo equilibrio solo nel rapporto armonico tra i due
estremi.
Un equilibrio complesso, ma non
impossibile, come dimostra Drift di Carla Viparelli, installazione
ambientale in cui microorganismi marini fluttuano sulle pareti. Essi
simboleggiano l'unità della diversità, in quanto riproduzione
fedele dei fossili che, ritrovati in luoghi lontanissimi fra loro,
hanno dimostrato scientificamente la teoria della Deriva dei
continenti.
I loro contorni ripropongono fedelmente
le linee di frattura delle placche continentali, ed a dispetto della
loro frammentazione evidenziano l'unità dei singoli elementi del
creato, essenza imprescindibile della leggi della Natura.
Una natura che contiene in sé la
bellezza e la distruzione: come ricorda l'installazione di Renata
Petti intitolata La Scarpa Spaiata che chiude il percorso espositivo.
Composta da una scarpa deformata e corrosa dall’acqua e da una rete
da pesca, fa riferimento alla Tragedia di Portopalo, uno dei più
grandi naufragi avvenuti nel Mediterraneo. Negata in un primo
momento, la Tragedia è salita agli onori delle cronache dopo che un
pescatore, impietosito dal ritrovamento del documento di un
adolescente annegato nella traversata, ne ha dato notizia.
La scarpa spaiata rappresenta quindi
l'identità negata dei migranti che vi trovarono una morte impietosa,
occultata dai loro simili. In essa si può vedere anche un monito
rispetto all'essenza devastante della natura, in grado di spezzare i
viaggi e le vite in alto mare.
Oltre alle opere personali, il gruppo
Se Dici Mani ha realizzato, nell'atrio, l'installazione collettiva
che dà il titolo alla mostra: Se dici Terra.
Composta da una tavola imbandita con
otto piatti, ciascuno contenente una zolla d'erba e contornato da una
coppia di posate-scultura realizzate dalle artiste, suggerisce
l'azione di “cibarsi” delle risorse naturali, con una duplice
lettura.
Da un lato si riferisce al patrimonio
naturale cui gli esseri umani attingono senza riserve, dall'altro
alla cura che ciascuno dovrebbe avere verso il piccolo pezzo di mondo
in cui vive, rispettandolo e preservandolo intatto per le generazioni
future.
La mostra sarà visitabile fino al 9
luglio, tutti i giorni tranne il martedì dalle ore 9:30 alle 19:30 –
la domenica dalle 9:30 alle 14:30.
Nessun commento:
Posta un commento