Domenica
3 giugno, alle ore 20:00, nella chiesa di Santa Apollonia
il Conservatorio statale di Musica
“G.Martucci” di Salerno
Dipartimento di Musica d’Insieme
In collaborazione con
L’Associazione Bottega San Lazzaro
Presenta
festival di Musica da Camera
Sant’Apollonia
V Edizione
Salerno 2-11 giugno 2018
Muhlfeld Quartet
Massimo Buonocore, Antonio Di Costanzo,
Fabrizio Fornataro, Francesco Abate -
clarinetti
Alla ricerca del suono del clarinetto
con il Muhlfeld Quartet
Domenica 3 giugno, alle ore 20:00
secondo appuntamento della V edizione del Festival di Musica da
Camera Sant’Apollonia. Un evento, nato dalla sinergia del
Conservatorio di Musica “G.Martucci” di Salerno, promotore di un
progetto del Dipartimento di Musica d’Insieme, presieduto da
Francesca Taviani, con la Bottega San Lazzaro di Chiara Natella che
nella Chiesa di Santa Apollonia offre di ospitare la rassegna.
Ribalta di questa seconda serata, interamente per il Muhlfeld Quartet
composto dai clarinettisti Massimo Buonocore, Antonio Di Costanzo,
Fabrizio Fornataro e Francesco Abate. Gli strumentisti dialogheranno
sulle linee melodiche del Quartetto n° 1 di Raymond Milford
Endresen, compositore del Minnesota, dalla non facile tessitura, che
porrà in luce le qualità di ogni singolo strumentista. Il programma
continua con l’esecuzione di Petit Quatuor, originariamente per
quartetto di sassofoni, composto nel 1935 da Jean Francaix. “Tra i
doni naturali di questo ragazzo, su tutti ho notato quello che è il
più fecondo che possa possedere un artista: la curiosità”: è
così che Maurice Ravel accoglie i primissimi lavori di un Françaix
poco più che bambino (è il 1923), confermando la nascita di un
compositore personalissimo ed eclettico nella Francia e nell’Europa
del Novecento. Balletti, musiche da film, opere, un celebre,
monumentale oratorio: Françaix curioso ed eclettico e lascia ottimi
lavori in ognuno di questi generi. E’ giovanissimo quando scrive il
semplice e breve Petit quatuor per sassofoni, confermando che, ancora
studente, possiede già una proprietà di stile da grande artista.
Stupiscono di questa pagina la linearità piana, l’eleganza,
l’equilibrio che afferrano dolcemente l’attenzione del pubblico
con la loro emotività semplice e diretta. Dieci minuti di musica
incantevole, che con il primo movimento (Gaguenardise) mette subito
in evidenza, con grandi contrasti, la grande capacità timbrica e la
dinamica “sui generis” delle voci dei quattro strumenti: in
particolare i pianissimo e fortissimo spinti all’eccesso mirano
proprio alla valorizzazione delle caratteristiche degli strumenti.
Una dinamica ad arco guida Cantilène, il secondo movimento, in cui
gli strumenti sonocoesi da un legato dalla straordinaria intensità
timbrica. Sérénade Comique è il terzo movimento, una buffa, quasi
nevrotica schermaglia guidata dal primo clarinetto. Ci trasferiremo,
quindi, in Espana, sulle note della fascinosa opera di Isaac Albeniz,
con il suo passionale e romantico tango dalla geniale inventiva
melodica che mantiene integra l’originalità dei costumi ritmici e
il folclore tipico degli accostamenti armonici popolari, attestandosi
come il più famoso tra i tango nella musica da concerto. Si continua
col tango, stavolta di Astor Piazzolla e l’aria di sortita di Maria
de Buenos Aires “Yo Soy Maria”, una metafora della rinascita
della città stessa, che eternamente risorge dalle proprie ceneri,
sulle ali delle ragioni estetiche del Nuevo tango che smette gli
abiti di una musica esclusivamente legata alla danza e al canto, per
farsi pura espressione musicale, assorbendo tutto lo spirito
elegiaco, la malinconia che scaturisce dalla certezza
dell’ineluttabilità e dell’amarezza della vita, proprie del
viejo tango. Giocare per suonare e suonare per giocare con Playing
Together di Antonio Fraioli, che scopre le infinite sfaccettature del
clarinetto, prima della chiusura con due gemme del song book di
George Gershwin, una interessantissima summa dell’ universo
esecutivo ed improvvisativo del compositore, “Oh, Lady Be Good” e
“Somebody Loves me”.
Il sassofono strumento principe del
Novecento sarà l’assoluto protagonista di Lunedì 4 giugno. Dodici
i sax divisi in tre quartetti, per eseguire l’ Histoire du Tango di
Astor Piazzolla, una suite in quattro quadri, che racconta il ballo
argentino dai suoi albori come musica da bordello, danzata, al
passaggio a musica da caffè, solo ascoltata dal pubblico e con una
spiccata vena romantica, il virtuosistico Andante e Scherzo di Eugene
Bozza, con cui il quartetto si avventurerà tra le armonie
impressioniste, e ancora “Dixie for Saxes” di Pedro Iturralde, un
divertimento nello stile dixieland della swing crazy, e Four Jazz
Pieces di Rick Pelckmans, che continuerà ad omaggiare il mondo del
jazz, che ha azzeccato subito la fisionomia espressiva e altamente
tecnica del sax, oltre che un volto individuale a ciascuno dei tagli
dello strumento. I dodici sassofoni, tutti riuniti in un unico
ensemble, si congederanno con Bluelight di Paolo Carlomè una ricca e
complessa pagina, dai colori cangianti, un omaggio alle colonne
sonore di Nino Rota, specchio delle sue ragioni estetiche sospese in
un’aerea grazia, che divennero la sua inconfondibile cifra, e
l’immancabile Libertango, attraverso cui ricorderemo le “Lezioni
di tango” di Potter, con il suo moto tutto barocco di tensione e
distensione fra un lirismo allentato e dolente, talora fino alla
rarefazione, e picchi di alta drammaticità e forza penetrativa.
Nessun commento:
Posta un commento