Piazzetta di Caprioli di Pisciotta(SA),
lunedì 3 settembre, ore 21,30 INGRESSO GRATUITO
About la swing era
Lunedì 3 settembre alle ore 21:30 i
riflettori della Piazzetta di Caprioli di Pisciotta, si accenderanno
sulla Big Band SwingTime, diretta dal M° Antonio Florio, ospite
della XVI edizione dei Concerti del Lunedì firmati da Mauro Navarra
La kermesse musicale “I concerti del
lunedì” – organizzata dal comune di Pisciotta, nella persona del
sindaco Ettore Liguori e dell’assessore al turismo, Paola
Cappuccio, con la direzione artistica del maestro Mauro Navarra e
finanziata quale manifestazione di carattere internazionale a valere
sui fondi POC 2014-2020 dell’Assessorato al Turismo della Regione
Campania – si concluderà, per ciò che riguarda la parentesi
estiva, il prossimo 3 settembre, nella piazzetta di Caprioli di
Pisciotta (start ore 21,30 – Ingresso Gratuito) con una serata
evento dedicata all’era dello swing. Protagonista indiscussa la Big
Band SwingTime, composta da Giuseppe Plaitano al sax tenore e
clarinetto, Maurizio Saccone al sax tenore, Nicola Rando al sax
baritono, Giuseppe Fiscale, Mauro Seraponte, Raffaele Improta e
Nicola Coppola alla tromba, Alessandro Tedesco, Raffele Carotenuto e
Umberto Vassallo, al trombone, Antonio Perna, al pianoforte, Luigi
Sigillo al doublebass e Domenico De Marco, diretta dal M° Antonio
Florio, il quale, rivestirà anche il ruolo di I sax alto e solista,
oltre che quello di fine arrangiatore, di musica che nel suo
procedere nel tempo è stata sempre sorretto da una indiscussa,
incredibile vitalità, in un nesso sanguigno e vibrante tra epoche e
stili succedentisi, costituente la prima e l’ultima fondamentale
caratteristica di questo linguaggio che continuamente rinnova se
stesso. Il piatto forte della serata, sarà, naturalmente, il
portrait di Glenn Miller, musicista simbolo dello sbarco quanto il
boogie, con il celebrato In The Mood, divenuto un vero e proprio inno
della liberazione nel mondo, colonna sonora della fine della guerra e
di un’epoca, e simbolo dell’inizio di un’altra era, quella
della libertà. Fu proprio la sua musica ad arrivare per prima in
Europa, attraverso i famosi “V” disc, al seguito delle truppe
americane. In the Mood, un boogie woogie che si potè ascoltare nella
colonna sonora del film Sun Valley Serenade e Moonlight Serenade, con
quel loro inconfondibile suono ottenuto con l’impasto delle ance
furono musiche che servirono a far capire agli europei che la guerra
era veramente finita. Ora, chi voleva, da questa parte
dell’Atlantico, poteva anche scoprire, o riscoprire, il jazz,
quello ritmato e un po’ melenso dell’ “era dello swing”, e
quello dei suoi dintorni, a cominciare dall’impareggiabile Duke
Ellington, che vedremo tratteggiato in pagine che hanno scritto la
storia di questo genere, quali “It Don’t mean a Thing if ain’t
got that Swing”, pezzo che ha dato appunto il nome a questo
periodo, Mood Indigo, Caravan, Echoes of Harlem, e ancora, Count
Basie con Splanky, Randy Brooks evocato da Harlem Nocturne, la
potenza dell’orchestra di Chick Webb con Stompin’ at the Savoy.
Gli europei, che a queste cose si interessavano, si buttarono sui “V”
discs e, quindi, sulle prime incisioni regolari disponibili, per fare
una scorpacciata di jazz. Inghiottirono in un sol colpo anni di
musica e cercarono di capire. Forse, trovandosela dinanzi tutta
insieme, poterono comprendere meglio degli americani che cosa era
stata la musica swing, e che cosa, di tutto quanto era stato
registrato negli anni della “swing craze”, valesse la pena di
essere ricordato e conservato. Non poteva certo mancare un brano
altamente simbolico: Sing, sing, sing ! composto da Louis Prima nel
1936. E’ questa la pagina voluta da Benny Goodman per chiudere la
scaletta dello storico concerto del 16 gennaio 1938 alla Carnagie
Hall. Il jazz in quella data sbarcò nel tempio della musica
classica, con un’orchestra composta da rappresentanti di tutte le
minoranze che avevano fatto nascere questo genere, unitamente
all’America. Bianchi, neri, ebrei, creoli, italiani, sud-americani,
lanciarono uno dei primi inni di pace, aperto dall’evocazione dei
tamburi d’Africa, nello storico a-solo di Gene Krupa. Ma si andrà
ben oltre lo swing, con un assaggio di crossover nel ricostruire le
emozioni dell’ “Ich bin ich” del preludio al poema straussiano,
Also Sprach Zarathustra e quelle del preludio della Traviata di
Giuseppe Verdi, nell’arrangiamento firmato da Antonio Florio.
D’altra parte l’improvvisazione e la variazione rappresentano in
musica i percorsi di unità e divergenza di tutti i generi, una
“semplice” complessità in cui la manipolazione del materiale
sonoro definisce strutture e modelli, la cui interazione genera
sistemi a livelli crescenti d’astrazione. La ragione semantica
della musica emerge, nel continuo divenire del “ludus harmonicus”,
il gioco dell’invenzione e della mutazione.
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