Mercoledì 17 ottobre, alle ore 18.00,
sarà presentato al Madre · museo d’arte contemporanea Donnaregina
il catalogo Giacomo Rizzo Inner Sculpture (Manfredi Maretti Edizioni,
2018), a cura di Alba Romano Pace e in collaborazione con la Galleria
AICA di Napoli e Milano, con testi di Massimo Onofri e Valentino
Catricalà. Interverranno, con l’artista, il Direttore del Madre
Andrea Viliani, la storica dell’arte e curatrice Alba Romano Pace,
l’editore Manfredi Maretti e Andrea Ingenito, Galleria AICA.
Giacomo Rizzo, la cui ultima mostra è
stata ospitata presso il Polo Museo Regionale d’Arte Moderna e
Contemporanea di Palermo dal 9 giugno al 24 agosto 2018, ha
realizzato nel 2016, con la sua personale tecnica scultorea
denominata strappo, l’opera Matermania, originata nell’omonima
grotta dell'isola di Capri, progetto che ha ricevuto il Matronato
della Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee ed è stata
poi installata quale unica opera contemporanea permanente nel
giardino di Villa Lysis a Capri.
La sfida della scultura, come scrive Didier Ottinger a proposito del surrealismo e dell’oggetto, "sarà proprio quella di dare materia a ciò che André Breton nel Manifesto del surrealismo del 1924 chiama modello interiore, al quale la creazione artistica deve ispirarsi". È a questo modello interiore che l’opera scultorea di Rizzo si consacra, dando consistenza all’invisibile, creando una nuova tipologia del fare scultura definibile appunto interiore. "La ricerca dell'artista, pur se non si ispira ad un modello onirico, si inscrive di fatto in un processo d’automatismo surrealista in cui la sua personale tecnica, che egli chiama dello strappo, può essere annoverata tra quelle del frottage di Max Ernst, della decalcomania senza oggetto preconcetto di Oscar Dominguez, del fumage di Wolfgang Paalen". Tecniche che mettono insieme "gestualità, casualità, inconsco, per creare universi altri, definiti dall’incontro tra materia e superficie, attraverso un’azione umana non guidata dalla ragione". Il risultato approda almeraviglioso tracciato della fantasia, luogo e momento di forme evocate o desiderate, richiamo ipnotico per l’inconscio, oppure sudario del tempo, della memoria, dell’anima. Le opere scultoree di Rizzo racchiudono in sé il segreto, l’intimità dello spazio-tempo in cui l’artista lavora, e il suo strappo porta con sé, come un’epidermide, i segni del caso, le tracce del gesto casuale, che divengono così la matrice intima dell’opera, conferendo "fisicità alla memoria, alla psiche, all’invisibile, alla poesia" (citazioni dal saggio di Alba Romano Pace a catalogo, Giacomo Rizzo Inner Sculpture/Scultura Interiore, Manfredi Maretti Edizioni, 2018).
La sfida della scultura, come scrive Didier Ottinger a proposito del surrealismo e dell’oggetto, "sarà proprio quella di dare materia a ciò che André Breton nel Manifesto del surrealismo del 1924 chiama modello interiore, al quale la creazione artistica deve ispirarsi". È a questo modello interiore che l’opera scultorea di Rizzo si consacra, dando consistenza all’invisibile, creando una nuova tipologia del fare scultura definibile appunto interiore. "La ricerca dell'artista, pur se non si ispira ad un modello onirico, si inscrive di fatto in un processo d’automatismo surrealista in cui la sua personale tecnica, che egli chiama dello strappo, può essere annoverata tra quelle del frottage di Max Ernst, della decalcomania senza oggetto preconcetto di Oscar Dominguez, del fumage di Wolfgang Paalen". Tecniche che mettono insieme "gestualità, casualità, inconsco, per creare universi altri, definiti dall’incontro tra materia e superficie, attraverso un’azione umana non guidata dalla ragione". Il risultato approda almeraviglioso tracciato della fantasia, luogo e momento di forme evocate o desiderate, richiamo ipnotico per l’inconscio, oppure sudario del tempo, della memoria, dell’anima. Le opere scultoree di Rizzo racchiudono in sé il segreto, l’intimità dello spazio-tempo in cui l’artista lavora, e il suo strappo porta con sé, come un’epidermide, i segni del caso, le tracce del gesto casuale, che divengono così la matrice intima dell’opera, conferendo "fisicità alla memoria, alla psiche, all’invisibile, alla poesia" (citazioni dal saggio di Alba Romano Pace a catalogo, Giacomo Rizzo Inner Sculpture/Scultura Interiore, Manfredi Maretti Edizioni, 2018).
Giacomo Rizzo (Palermo, 1977), è
docente di Scultura e Tecniche della Fonderia presso l’Accademia di
Belle Arti di Palermo. Come scultore-scenografo ha lavorato con
diversi teatri nazionali ed internazionali. La sua poetica si
configura come una continua ricerca estetica e di linguaggio
attraverso il contatto diretto con la natura ed il suo territorio che
diviene per l’artista un luogo dell’anima. Le sue opere ed
installazioni in rapporto al territorio e all’architettura sono
presenti in numerose collezioni e musei. Nel 2016 la Galleria Andrea
Ingenito Contemporary Art di Milano gli ha dedicato una grande
personale.
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