Nel giardino
del Museo Archeologico di Napoli, incalzato dalle domande di Nello
Trocchia, Giovanni Tizian ha presentato il suo libro “Rinnega tuo
padre" durante la quinta edizione di Ricomincio dai Libri.
Edito da Laterza il testo racconta di
una guerra senza esclusione di colpi che si combatte dall’ufficio
di frontiera del Tribunale dei Minorenni di Reggio Calabria, partendo
dall'allontanamento dei figli dei boss dal nucleo familiare come
nuovo fronte di lotta alle cosche.
“Spesso capita che anche ragazzi di
14 anni vengano condannati per associazione mafiosa - spiega Tizian
-. Usciti di galera diventano i re del quartiere. Il modello che si
sta portando avanti tende a intervenire collaborando con associazioni
e Procura per lavorare sui ragazzi che provengono da famiglie
affiliate. Al momento i casi trattati e presi in carico sono circa
50”.
Per quanto riguarda i ragazzi che
vengono lasciati soli e che hanno i genitori al 41bis: “molti li ho
incontrati – continua l’autore -, ne ho conosciuto le storie.
Compreso quelle delle loro madri. Toglierli dal loro contesto è una
scelta forte. I ragazzi non hanno identità segrete, spesso ricevono
lettere di minaccia dai padri, ricevendo forti pressioni”.
Tizian propone delle soluzioni a questo
fenomeno. “Bisogna tendere la mano anche ai figli dei carnefici. I
clan si rigenerano in continuazione, solo la repressione non funziona
o non è sufficiente. Serve lavorare sulla educazione di questi
ragazzi. È una lotta ai clan partendo dal sociale, dal basso.
Partendo dal Tribunale dei Minorenni ma anche dalle scuole, dalle
associazioni, dalle parrocchie. Non si può solo delegare alla
magistratura”.
Fondamentali per Tizian sono anche i
segnali che la politica dà ai territori.
“In Calabria alle ultime elezioni
politiche la Lega si è alleata con Scopelliti, uno che è in
carcere. I messaggi che la politica lancia sul territorio sono
importanti. Da qui bisogna partire, dal non lasciare sole le persone
come il giudice Di Bella che sta combattendo una guerra che non va
vanificata. I ragazzi sono il futuro del Paese. Se anche solo uno di
questi ragazzi riuscisse ad affermarsi darebbe un esempio incredibile
sul territorio. Non dobbiamo etichettarli come figli dei carnefici.
Tutti sono contro le mafie ma nel concreto cosa si fa? Dove sono i
punti programmatici per invertire la rotta, per lottare contro le
organizzazioni criminali? La politica deve porsi queste questioni e
noi dobbiamo porle alla politica”.
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