Il sociologo e critico d’arte
Maurizio Vitiello illustrerà il lavoro artistico della pittrice.
Al museo saranno esposte opere con
tematiche riguardanti l'ambiente, le risorse idriche e forestali e
l'inquinamento. Nelle tematiche sociali è protagonista il corpo
femminile o maschile messo in relazione ai media, allo sport e
all'ambiente.
Elena Di felice precisa: "Il mio lavoro è costituito da collages eseguiti con carta riciclata da giornali, riviste, carta per involucri ed altro. Frantumo i dipinti su carta per poi assemblarli sulla tela in modo casuale come in un mosaico eterogeneo di segni, forme e figure. Demolisco per creare, disgrego per ricomporre, il caos è vita, non è morte".
Cocktail di benvenuto.
La mostra sarà visitabile fino a domenica 25 novembre 2018.
Ingresso libero.
La mostra sarà visitabile fino a domenica 25 novembre 2018.
Ingresso libero.
Giorni e orari di visita: fino a sabato
27 ottobre, dal martedì alla domenica, dalle 10.00 alle 13.00 e
dalle 17.00 alle 20.00; da domenica 28 ottobre a domenica 25
novembre, dal martedì alla domenica, dalle 10.00 alle 13.00 e dalle
16.00 alle 19.00.
Lunedì chiuso.
Info:
340 418 84 88
museoarcheologicoterni@gmail.com
340 418 84 88
museoarcheologicoterni@gmail.com
Breve bio-scheda di Elena Di
Felice:
Elena Di Felice è nata a Roma nel 1961, vive e lavora a Narni. A Viterbo frequenta i corsi di pittura all’ Accademia di Belle Arti con il Professor L. S. Boille. Alla fine degli anni ’80 inizia il suo Goccismo che deriva dalla identificazione di piccole identità trasformabili inizialmente per effetto della luce su forme e colori; in seguito con soggetti dagli umori e grandezze variabili fino ad approdare, attraverso varie sperimentazioni, ad una scrittura per immagini e frammenti di carta dipinta (Paginette 2004). Dal 1986 ha esposto in oltre cento mostre in Italia e all’ estero. Tra le rassegne più recenti ricordiamo il XXXVII Premio Sulmona nel 2010, il Padiglione Italia 2011 a cura di Vittorio Sgarbi presso il Palazzo Collicola di Spoleto, Biennale di Palermo 2013 con catalogo presentato da Paolo Levi, Spoleto Art Fair 2013 presso il Palazzo Leti Sansi di Spoleto a cura di Gianmarco Puntelli, Triennale di Roma “Tiltestestetica” a cura di A. Bonito Oliva, Biennale di Salerno 2014 Palazzo Fruscione, Photissima Venezia 2015 - Chiostro dei Frari, Spoleto Art Festival 2016 – Ex museo civico – Spoleto, Triennale di Roma 2017 – Museo Crocetti – catalogo presentato da Vittorio Sgarbi e Generazioni a confronto 2017 – Grottaferrata (RM) – catalogo a cura di Giorgio Di Genova. Tra le mostre personali abbiamo “Paginette”, Rocca Albornoz, Narni del 2010, “EAU” galleria Mazzoleni, Alzano Lombardo del 2011 e ”Body and Soul” galleria “Astrolabio”, Roma 2012, “Sociopolitica” galleria Ghigi, Viterbo 2015, Sale del Bramante – Elena Di Felice 2017 – presentata da Monica Ferrarini. Hanno scritto del suo lavoro I. Frezza Federici, Franco Pone, Susanna Busnelli, Franca Calzavacca, Massimo Duranti, Mino Valeri, Giorgio Di Genova, Gabriele Perretta, Mara Ferloni, Maurizio Vitiello.
Elena Di Felice è nata a Roma nel 1961, vive e lavora a Narni. A Viterbo frequenta i corsi di pittura all’ Accademia di Belle Arti con il Professor L. S. Boille. Alla fine degli anni ’80 inizia il suo Goccismo che deriva dalla identificazione di piccole identità trasformabili inizialmente per effetto della luce su forme e colori; in seguito con soggetti dagli umori e grandezze variabili fino ad approdare, attraverso varie sperimentazioni, ad una scrittura per immagini e frammenti di carta dipinta (Paginette 2004). Dal 1986 ha esposto in oltre cento mostre in Italia e all’ estero. Tra le rassegne più recenti ricordiamo il XXXVII Premio Sulmona nel 2010, il Padiglione Italia 2011 a cura di Vittorio Sgarbi presso il Palazzo Collicola di Spoleto, Biennale di Palermo 2013 con catalogo presentato da Paolo Levi, Spoleto Art Fair 2013 presso il Palazzo Leti Sansi di Spoleto a cura di Gianmarco Puntelli, Triennale di Roma “Tiltestestetica” a cura di A. Bonito Oliva, Biennale di Salerno 2014 Palazzo Fruscione, Photissima Venezia 2015 - Chiostro dei Frari, Spoleto Art Festival 2016 – Ex museo civico – Spoleto, Triennale di Roma 2017 – Museo Crocetti – catalogo presentato da Vittorio Sgarbi e Generazioni a confronto 2017 – Grottaferrata (RM) – catalogo a cura di Giorgio Di Genova. Tra le mostre personali abbiamo “Paginette”, Rocca Albornoz, Narni del 2010, “EAU” galleria Mazzoleni, Alzano Lombardo del 2011 e ”Body and Soul” galleria “Astrolabio”, Roma 2012, “Sociopolitica” galleria Ghigi, Viterbo 2015, Sale del Bramante – Elena Di Felice 2017 – presentata da Monica Ferrarini. Hanno scritto del suo lavoro I. Frezza Federici, Franco Pone, Susanna Busnelli, Franca Calzavacca, Massimo Duranti, Mino Valeri, Giorgio Di Genova, Gabriele Perretta, Mara Ferloni, Maurizio Vitiello.
Scheda della mostra, a cura di Maurizio
Vitiello:
Paralleli Glocal
con opere di Elena Di Felice
di Maurizio Vitiello
*Elena Di Felice opera alla fine degli
anni Ottanta e redige i primi dipinti a olio, che possono essere
considerati prove ed esercizi d’accademia; successivamente,
guardando se stessa, cerca di delineare una prima figurazione.
Negli anni Novanta produce centinaia di
disegni e col pupazzo a forma di goccia ricorda un mondo
ludico-infantile.
Le “Vignette” e i “Totem”
riflettono osservazioni dei disegni dei figli, ma sperimenta su altre
gamme di definizione.
Il pupazzo-goccia nei collages recupera
temi socio-politici, nonché ambientali e sportivi, sino a portarsi
ad assumere una quota destabilizzante; quasi paventa di essere un
intruso, che sollecita, però, riflessioni.
Dal ’99 ricicla ogni tipo di carta e
sfruttando le diverse qualità oggettive e macchinando con colori
ottiene risultati luministici variegati.
Sceglie tra le tante carte dipinte e le
immerge nell’acqua e in una frammentazione caleidoscopica ottiene
textures frammentate, che incolla su tela, tavola o cartoncino; ci
ricorda, per assimilazione comparativa, la moltitudine delle punte di
carta bruciate della produzione di Maya Pacifico e il consapevole
riciclaggio e riposizionamento nella fattura eletta dell’artista
Maria Pia Daidone, ambedue operanti a Napoli, con agganci europei.
Elena Di Felice operando sul riciclo
ottiene chiasmatiche confezioni di visioni.
Si prepara a riclassificare nuovi
alfabeti con accostamenti disparati.
Arriva allo “strappo” del dipinto
su carta, che motiva cambiamenti e sostanzia nuove significazioni.
La continua rielaborazione degli
scarti, delle materie conservate, degli strappi episodici la portano
a far dialogare contraddizioni e opposti, in una nuova e continua
ricerca di dialoghi, insperati e/o non previsti.
*Le paginette ecologico-ambientali, che
vanno dal 2009 al 2012, sono investite dal simbolico albero.
Spoglio, nudo, dichiaratamente sincero
è trattato col pastello, col pennarello, colla china.
Alberi e alberi sono stesi su carta
recuperata da vecchi libri e quaderni mentre fotografie di fiori,
frutta, prati, siepi, oltre a frantumi di pittura e di segni
costellano una marea di intenzioni.
In un caos naturale l’albero s’eleva,
si staglia, si stacca in una essenziale nudità, quasi a confermare
un ostinato orgoglio, facendo emergere una sua singolarità in un
ambiente di affastellamenti e di trattazioni di svolgimenti energici.
Comunque, la sua attenzione riattiva
anche il frammento di carta dipinto che può distinguersi come lembo
di terra, stagliata linea, tracciante confine, evidente orizzonte in
cui s’inseguono, a scalare, primi piani.
Vengono fuori paesaggi senza alberi, né
città, determinati da galoppanti cromie che intendono consegnare e
rimettere in un gioco sottile di rimandi un immaginario che vuole
sfidare la realtà.
I collages con gli alberi indicano
isolamenti, scorie d’incomunicabilità mentre nei paesaggi
indeterminati ci sono lo scatto per la rinascita, la rivincita, il
ritorno vitale.
I pensieri logici vengono abbandonati
per lasciare spazio al recupero della fantasia con ricordi
irregolari, ma palpitanti.
Nelle tele con gli alberi i pensieri si
replicano in un flusso di moltiplicazioni, quasi una gemmazione
indistinta senza soffi di spiragli.
Esplora, dal 2009, la plastica fluidità
dell’acqua con l’inserimento nei collages della mappatura
geografica dei fiumi italiani ed europei, raccolti a guisa di
serpentelli febbricitanti, che perforano a macchia un corredo di
forme e colori.
L’ironia solleva il tema
dell’inquinamento dei fiumi e la problematica dell’acqua come
necessaria risorsa idrica, accanto al termine EAU riferito e legato
al profumo francese; ma le bottigliette di profumo, i vasetti di
crema, i rossetti e i tubetti stesi con reti da cantiere, ritagli di
giornale, sono da leggere come oggetti “inquinanti”, insomma
devianti.
Per il 2011 sono da considerare anche
le seguenti opere “Eau de fleur”, “Eau”, “In vetrina”,
“Con leggerezza”, “Una sfida”, “Spicchio di Luce”,
“Economia globale”, …
Coll’uso di oggetti comuni e con
plurime immagini, estremamente
differenziate, vuole legare una
residuale empatia al suo fronte operativo, tanto per entrare in
un’ipotetica, potenziale, virtuale conversazione con tutti; perché
tutti avranno avuto a che fare con qualche oggetto, in un modo o
nell’altro.
Segnaliamo che in questo ciclo facevano
parte le due tele presentate alla 54^ de “La Biennale di Venezia”,
Regioni d’Italia, al Palazzo Collicola di Spoleto, quali “Luminosa
Quotidianità” e “Cantiere-Italia, 2009”.
Dal “Goccismo” in cui si
evidenziano pupazzi-goccia avvinti da rami onirici e a pregiudiziali
infantili, dal sapore pop, passa a scenette ludiche, sotterraneamente
grottesche, per produrre “paginette” marezzate da elementi di un
diario di scelte, intimo e complesso.
*Ora passiamo al periodo “Body and
soul”, 2011-2013, in cui situa solinga la donna; nuda, isolata,
lontana, separata, diversa dall’insieme agglutinato di figure,
segni e disegni.
Con un fascio proiettato, quale segno
di chiarore su un magma indistinto, “salta” su corpi di donna,
pupazzi e oggettività diverse e singolari.
Da ricordare le seguenti opere:
“Crocevia di interessi”, “Luna caprese”, “Vie di fuga”,
“La grande incognita” e “Choose to be optimistic”, … e
etc., per cui ha impiegato foto in b/n, scelte da riviste femminili,
di moda, di design, manipolate e fissate, poi, con resina e il colore
giallo.
La nudità della donna non è da
intendersi come richiamo sessuale, ma come simbolo sensuale, al
contempo, fragile e forte; fragile per il nudo adamitico e forte
perché senza veli, belletti, orpelli, sovrastrutture; si mostra
semplice, vera, sincera, genuina, autentica.
Il corpo femminile è posizionato in un
caos di forme, figure, segni e disegni, ma, come l’albero e il
fiume, risulta pur sempre isolato, anche se serrato da un mondo
contaminante, gravido di mille suggerimenti fashion, di appelli
mediatici e di segreti da “beauty”.
*L’artista, dopo il 2010, ha scelto,
dall’indistinto insieme della frammentazione cartacea delle
figure-simbolo, le silhouettes di giocatori di calcio, e ha prodotto,
dal 2013 al 2015, una serie che ha intitolato “Sportivamente
parlando”.
Per il 2014 si possono evidenziare i
seguenti titoli: “Passaggi veloci”, “Idea di aggregazione”,
“Una breve partita”, “Il ciclo della vita”, “Al centro del
deserto”, “Dopo la tempesta”, “Deliziose novità”, “Solidi
affetti”, “Radici nel cemento”, …
Ha inserito, su un ben distinto campo
visivo, a precisa scacchiera, i dipinti su carta seguendo una
regolare sequenza geometrica.
Le sagome dei calciatori, ben
distribuite sulla tela, si staccano dal contesto e non vivono
“rapporti di parentela” con il fondo, ossia con la scacchiera dei
dipinti o con l’affollata distribuzione dei frammenti.
Per il 2015 sono da considerare, in
particolare: “Stopper”, “Oltre le barriere”, “Ripresa del
gioco”, “University”, “Up and down”, “Nell’occhio del
ciclone”, “Allenamento”, …
Il giocatore di pallone è collocato
non per una possibile partita di calcio, ma per rappresentare una
figura di mobilità, che potrebbe sparire in una dinamicità segreta,
seguendo una propria vita, in parallelo a quelle altrui.
*Fondamentalmente, la produzione
dell’artista sostanzia, nel contempo, icasticità su flesse
dinamicità.
Forti caratterizzazioni simboliche, di
temprata sensibilità, in ragionate composizioni, che sottintendono
animate intensità nella vitalità delle figurazioni, eleggono
meditate risoluzioni ed espressive tensioni emotive, protese a essere
temi di considerazioni e di meditazioni.
Laterali o sottili figure, comunque,
emergono da un terreno di incroci di intriganti e seduttivi effetti.
Esplicita da una rete di rimandi,
sequenza dopo sequenza, iconicità dopo iconicità, speculari
citazioni e momenti attuali, ben colti da scelte oculate.
Vengono fuori magie interpretative, che
si staccano da segmentate visioni, e seminano una teoria avvolgente
di sensi e di contromisure.
E’ una pittura che vive di rilanci
con prospettive psicologiche; è narrazione di storie, resoconti,
singolarità interpretative.
Sviluppi simbolici e abbreviazioni
illustrative specificano motivazioni antropologiche su suggerite
intenzioni di sentimenti.
La misura delle sue composizioni mostra
regole di esistenza e trasferisce ostinate, contrarie, resilienti
trasmigrazioni semantiche in avvertiti passaggi di riverberanti
osservazioni.
L’artista da frazioni di ventagli
segnico-cromatici passa a relazionare ambienti di simbologie e
molteplicità di gesti.
I suoi attraversamenti risalgono
indagini e prospettano intense cadenze di idee e aderenti caratteri
di illuminante peso narrativo.
Decisioni segniche fanno scivolare
forza interiore e respiri intimi e puntano a raccogliere giuste
direzioni mentali e cammini di pensieri.
In affabulanti scorrimenti si agitano
concrete vibrazioni mentre veloci rinforzi segnici replicano una
scansione di variazioni di atteggiamenti e di insistiti impulsi di
primari obiettivi.
Condensazioni “glocal” hanno
risoluzione in proposizioni interpretative di spiccato senso
passionale.
I vari passaggi emotivi restituiscono
emersioni di un’anima tentata dal possibile e sempre in intesa con
il suo “esprit”.
In conclusione, armonie sono inseguite,
dopo aver operato su credibili intese e su mute convinzioni, e
s’agganciano al giusto filtro in cui convergono appunti di una
coscienza allenata a modificare, selettivamente, le percezioni del
mondo.
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