mercoledì 17 ottobre 2018

Sabato 20 ottobre 2018, alle ore 17.30, al CAOS Museo Archeologico Terni, in Via Campofregoso, 98 – 05100 Terni, sarà inaugurata la mostra, a cura di Maurizio Vitiello, “IMAGINARIA” paginette socio-ambientali opere 2009 – 2015, dell’artista Elena Di Felice

Il sociologo e critico d’arte Maurizio Vitiello illustrerà il lavoro artistico della pittrice.
Al museo saranno esposte opere con tematiche riguardanti l'ambiente, le risorse idriche e forestali e l'inquinamento. Nelle tematiche sociali è protagonista il corpo femminile o maschile messo in relazione ai media, allo sport e all'ambiente.

Elena Di felice precisa: "Il mio lavoro è costituito da collages eseguiti con carta riciclata da giornali, riviste, carta per involucri ed altro. Frantumo i dipinti su carta per poi assemblarli sulla tela in modo casuale come in un mosaico eterogeneo di segni, forme e figure. Demolisco per creare, disgrego per ricomporre, il caos è vita, non è morte".

Cocktail di benvenuto.
La mostra sarà visitabile fino a domenica 25 novembre 2018.
Ingresso libero.
Giorni e orari di visita: fino a sabato 27 ottobre, dal martedì alla domenica, dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 17.00 alle 20.00; da domenica 28 ottobre a domenica 25 novembre, dal martedì alla domenica, dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 16.00 alle 19.00.
Lunedì chiuso.
Info:
340 418 84 88
museoarcheologicoterni@gmail.com


Breve bio-scheda di Elena Di Felice:
Elena Di Felice è nata a Roma nel 1961, vive e lavora a Narni. A Viterbo frequenta i corsi di pittura all’ Accademia di Belle Arti con il Professor L. S. Boille. Alla fine degli anni ’80 inizia il suo Goccismo che deriva dalla identificazione di piccole identità trasformabili inizialmente per effetto della luce su forme e colori; in seguito con soggetti dagli umori e grandezze variabili fino ad approdare, attraverso varie sperimentazioni, ad una scrittura per immagini e frammenti di carta dipinta (Paginette 2004). Dal 1986 ha esposto in oltre cento mostre in Italia e all’ estero. Tra le rassegne più recenti ricordiamo il XXXVII Premio Sulmona nel 2010, il Padiglione Italia 2011 a cura di Vittorio Sgarbi presso il Palazzo Collicola di Spoleto, Biennale di Palermo 2013 con catalogo presentato da Paolo Levi, Spoleto Art Fair 2013 presso il Palazzo Leti Sansi di Spoleto a cura di Gianmarco Puntelli, Triennale di Roma “Tiltestestetica” a cura di A. Bonito Oliva, Biennale di Salerno 2014 Palazzo Fruscione, Photissima Venezia 2015 - Chiostro dei Frari, Spoleto Art Festival 2016 – Ex museo civico – Spoleto, Triennale di Roma 2017 – Museo Crocetti – catalogo presentato da Vittorio Sgarbi e Generazioni a confronto 2017 – Grottaferrata (RM) – catalogo a cura di Giorgio Di Genova. Tra le mostre personali abbiamo “Paginette”, Rocca Albornoz, Narni del 2010, “EAU” galleria Mazzoleni, Alzano Lombardo del 2011 e ”Body and Soul” galleria “Astrolabio”, Roma 2012, “Sociopolitica” galleria Ghigi, Viterbo 2015, Sale del Bramante – Elena Di Felice 2017 – presentata da Monica Ferrarini. Hanno scritto del suo lavoro I. Frezza Federici, Franco Pone, Susanna Busnelli, Franca Calzavacca, Massimo Duranti, Mino Valeri, Giorgio Di Genova, Gabriele Perretta, Mara Ferloni, Maurizio Vitiello.

Scheda della mostra, a cura di Maurizio Vitiello:
Paralleli Glocal
con opere di Elena Di Felice
di Maurizio Vitiello

*Elena Di Felice opera alla fine degli anni Ottanta e redige i primi dipinti a olio, che possono essere considerati prove ed esercizi d’accademia; successivamente, guardando se stessa, cerca di delineare una prima figurazione.
Negli anni Novanta produce centinaia di disegni e col pupazzo a forma di goccia ricorda un mondo ludico-infantile.
Le “Vignette” e i “Totem” riflettono osservazioni dei disegni dei figli, ma sperimenta su altre gamme di definizione.
Il pupazzo-goccia nei collages recupera temi socio-politici, nonché ambientali e sportivi, sino a portarsi ad assumere una quota destabilizzante; quasi paventa di essere un intruso, che sollecita, però, riflessioni.
Dal ’99 ricicla ogni tipo di carta e sfruttando le diverse qualità oggettive e macchinando con colori ottiene risultati luministici variegati.
Sceglie tra le tante carte dipinte e le immerge nell’acqua e in una frammentazione caleidoscopica ottiene textures frammentate, che incolla su tela, tavola o cartoncino; ci ricorda, per assimilazione comparativa, la moltitudine delle punte di carta bruciate della produzione di Maya Pacifico e il consapevole riciclaggio e riposizionamento nella fattura eletta dell’artista Maria Pia Daidone, ambedue operanti a Napoli, con agganci europei.
Elena Di Felice operando sul riciclo ottiene chiasmatiche confezioni di visioni.
Si prepara a riclassificare nuovi alfabeti con accostamenti disparati.
Arriva allo “strappo” del dipinto su carta, che motiva cambiamenti e sostanzia nuove significazioni.
La continua rielaborazione degli scarti, delle materie conservate, degli strappi episodici la portano a far dialogare contraddizioni e opposti, in una nuova e continua ricerca di dialoghi, insperati e/o non previsti.

*Le paginette ecologico-ambientali, che vanno dal 2009 al 2012, sono investite dal simbolico albero.
Spoglio, nudo, dichiaratamente sincero è trattato col pastello, col pennarello, colla china.
Alberi e alberi sono stesi su carta recuperata da vecchi libri e quaderni mentre fotografie di fiori, frutta, prati, siepi, oltre a frantumi di pittura e di segni costellano una marea di intenzioni.
In un caos naturale l’albero s’eleva, si staglia, si stacca in una essenziale nudità, quasi a confermare un ostinato orgoglio, facendo emergere una sua singolarità in un ambiente di affastellamenti e di trattazioni di svolgimenti energici.
Comunque, la sua attenzione riattiva anche il frammento di carta dipinto che può distinguersi come lembo di terra, stagliata linea, tracciante confine, evidente orizzonte in cui s’inseguono, a scalare, primi piani.
Vengono fuori paesaggi senza alberi, né città, determinati da galoppanti cromie che intendono consegnare e rimettere in un gioco sottile di rimandi un immaginario che vuole sfidare la realtà.
I collages con gli alberi indicano isolamenti, scorie d’incomunicabilità mentre nei paesaggi indeterminati ci sono lo scatto per la rinascita, la rivincita, il ritorno vitale.
I pensieri logici vengono abbandonati per lasciare spazio al recupero della fantasia con ricordi irregolari, ma palpitanti.
Nelle tele con gli alberi i pensieri si replicano in un flusso di moltiplicazioni, quasi una gemmazione indistinta senza soffi di spiragli.
Esplora, dal 2009, la plastica fluidità dell’acqua con l’inserimento nei collages della mappatura geografica dei fiumi italiani ed europei, raccolti a guisa di serpentelli febbricitanti, che perforano a macchia un corredo di forme e colori.
L’ironia solleva il tema dell’inquinamento dei fiumi e la problematica dell’acqua come necessaria risorsa idrica, accanto al termine EAU riferito e legato al profumo francese; ma le bottigliette di profumo, i vasetti di crema, i rossetti e i tubetti stesi con reti da cantiere, ritagli di giornale, sono da leggere come oggetti “inquinanti”, insomma devianti.
Per il 2011 sono da considerare anche le seguenti opere “Eau de fleur”, “Eau”, “In vetrina”, “Con leggerezza”, “Una sfida”, “Spicchio di Luce”, “Economia globale”, …
Coll’uso di oggetti comuni e con plurime immagini, estremamente
differenziate, vuole legare una residuale empatia al suo fronte operativo, tanto per entrare in un’ipotetica, potenziale, virtuale conversazione con tutti; perché tutti avranno avuto a che fare con qualche oggetto, in un modo o nell’altro.
Segnaliamo che in questo ciclo facevano parte le due tele presentate alla 54^ de “La Biennale di Venezia”, Regioni d’Italia, al Palazzo Collicola di Spoleto, quali “Luminosa Quotidianità” e “Cantiere-Italia, 2009”.
Dal “Goccismo” in cui si evidenziano pupazzi-goccia avvinti da rami onirici e a pregiudiziali infantili, dal sapore pop, passa a scenette ludiche, sotterraneamente grottesche, per produrre “paginette” marezzate da elementi di un diario di scelte, intimo e complesso.

*Ora passiamo al periodo “Body and soul”, 2011-2013, in cui situa solinga la donna; nuda, isolata, lontana, separata, diversa dall’insieme agglutinato di figure, segni e disegni.
Con un fascio proiettato, quale segno di chiarore su un magma indistinto, “salta” su corpi di donna, pupazzi e oggettività diverse e singolari.
Da ricordare le seguenti opere: “Crocevia di interessi”, “Luna caprese”, “Vie di fuga”, “La grande incognita” e “Choose to be optimistic”, … e etc., per cui ha impiegato foto in b/n, scelte da riviste femminili, di moda, di design, manipolate e fissate, poi, con resina e il colore giallo.
La nudità della donna non è da intendersi come richiamo sessuale, ma come simbolo sensuale, al contempo, fragile e forte; fragile per il nudo adamitico e forte perché senza veli, belletti, orpelli, sovrastrutture; si mostra semplice, vera, sincera, genuina, autentica.
Il corpo femminile è posizionato in un caos di forme, figure, segni e disegni, ma, come l’albero e il fiume, risulta pur sempre isolato, anche se serrato da un mondo contaminante, gravido di mille suggerimenti fashion, di appelli mediatici e di segreti da “beauty”.

*L’artista, dopo il 2010, ha scelto, dall’indistinto insieme della frammentazione cartacea delle figure-simbolo, le silhouettes di giocatori di calcio, e ha prodotto, dal 2013 al 2015, una serie che ha intitolato “Sportivamente parlando”.
Per il 2014 si possono evidenziare i seguenti titoli: “Passaggi veloci”, “Idea di aggregazione”, “Una breve partita”, “Il ciclo della vita”, “Al centro del deserto”, “Dopo la tempesta”, “Deliziose novità”, “Solidi affetti”, “Radici nel cemento”, …
Ha inserito, su un ben distinto campo visivo, a precisa scacchiera, i dipinti su carta seguendo una regolare sequenza geometrica.
Le sagome dei calciatori, ben distribuite sulla tela, si staccano dal contesto e non vivono “rapporti di parentela” con il fondo, ossia con la scacchiera dei dipinti o con l’affollata distribuzione dei frammenti.
Per il 2015 sono da considerare, in particolare: “Stopper”, “Oltre le barriere”, “Ripresa del gioco”, “University”, “Up and down”, “Nell’occhio del ciclone”, “Allenamento”, …
Il giocatore di pallone è collocato non per una possibile partita di calcio, ma per rappresentare una figura di mobilità, che potrebbe sparire in una dinamicità segreta, seguendo una propria vita, in parallelo a quelle altrui.

*Fondamentalmente, la produzione dell’artista sostanzia, nel contempo, icasticità su flesse dinamicità.
Forti caratterizzazioni simboliche, di temprata sensibilità, in ragionate composizioni, che sottintendono animate intensità nella vitalità delle figurazioni, eleggono meditate risoluzioni ed espressive tensioni emotive, protese a essere temi di considerazioni e di meditazioni.
Laterali o sottili figure, comunque, emergono da un terreno di incroci di intriganti e seduttivi effetti.
Esplicita da una rete di rimandi, sequenza dopo sequenza, iconicità dopo iconicità, speculari citazioni e momenti attuali, ben colti da scelte oculate.
Vengono fuori magie interpretative, che si staccano da segmentate visioni, e seminano una teoria avvolgente di sensi e di contromisure.
E’ una pittura che vive di rilanci con prospettive psicologiche; è narrazione di storie, resoconti, singolarità interpretative.
Sviluppi simbolici e abbreviazioni illustrative specificano motivazioni antropologiche su suggerite intenzioni di sentimenti.
La misura delle sue composizioni mostra regole di esistenza e trasferisce ostinate, contrarie, resilienti trasmigrazioni semantiche in avvertiti passaggi di riverberanti osservazioni.
L’artista da frazioni di ventagli segnico-cromatici passa a relazionare ambienti di simbologie e molteplicità di gesti.
I suoi attraversamenti risalgono indagini e prospettano intense cadenze di idee e aderenti caratteri di illuminante peso narrativo.
Decisioni segniche fanno scivolare forza interiore e respiri intimi e puntano a raccogliere giuste direzioni mentali e cammini di pensieri.
In affabulanti scorrimenti si agitano concrete vibrazioni mentre veloci rinforzi segnici replicano una scansione di variazioni di atteggiamenti e di insistiti impulsi di primari obiettivi.
Condensazioni “glocal” hanno risoluzione in proposizioni interpretative di spiccato senso passionale.
I vari passaggi emotivi restituiscono emersioni di un’anima tentata dal possibile e sempre in intesa con il suo “esprit”.
In conclusione, armonie sono inseguite, dopo aver operato su credibili intese e su mute convinzioni, e s’agganciano al giusto filtro in cui convergono appunti di una coscienza allenata a modificare, selettivamente, le percezioni del mondo.



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