Museo Madre - Via Settembrini, 79 -
Sala Re_PUBBLICA Madre (piano terra)
Sabato 19 gennaio 2019, ore 12.00,
Anteprima Stampa
Sabato 19 gennaio 2019, ore 17.00 -
19.30, Inaugurazione
Cecile B. Evans
Amos’ World (Episode Three)
20.01-01.03.19
a cura di Cloé Perrone
Il progetto è stato inoltre sostenuto
da Art Night, Londra; de Young Museum, San Francisco; FRAC Lorraine,
Metz; Villa Merkel, Esslingen, oltre che dal museo Madre e da
Nicoletta Fiorucci, Fondatrice di Fiorucci Art Trust. Un volume
monografico ret- rospettivo dedicato all'artista belga-statunitense
sarà pubblicato dalle quattro isti- tuzioni nel corso del 2019 e
presentato al Madre nell'ambito della piattaforma educa- tiva
MADREscenza Seasonal School.
Nella mostra al Madre, a cura di Cloé
Perrone, il film, concepito come una serie televi- siva fittizia,
sarà presentato in un allestimento che comprende una serie di sedute
scultoree.
La ricerca artistica di Cécile B.
Evans si articola fra diversi mezzi, quali video, scultura,
performance e installazioni. Nelle sue opere l'artista studia il
divario tra pensiero razionale ed emotivo, reinterpretando elementi
delle teorie dei network e dell’entropia. Attraverso la creazione
di personaggi che assumono differenti forme e caratteristiche, Evans
esamina il valore che la società contemporanea attribuisce alle
emozioni e alle condizioni dei contesti digitali e materiali che
costituiscono la realtà in cui siamo immersi.
La trilogia Amos’ World, composta da
installazioni scultoree e filmiche, è suddivisa in tre episodi,
ognuno concepito e sviluppato dall'artista come una fiction TV
ambientata in un complesso residenziale socialmente avanzato, nella
cui struttura è percepibile, in partico- lare, l’influenza dei
progetti brutalisti derivati dall’idea dell’architetto francese
Le Corbu- sier di costruire “una città in un edificio”: la
perfetta soluzione abitativa per gli indi- vidui moderni e la società
dell’era capitalista. I progetti di questi edifici, che si
diffusero in tutto il mondo e molti dei quali
possono essere ritrovati tra le location dei tre episodi della
trilogia, sono quasi sempre risultati fallimentari nella loro
ambizione di allinearsi con le specifiche realtà, necessità e
desideri delle singole persone che li abitavano, e forse anche della
società nel suo insieme.
Tutte le opere componenti la trilogia
Amos’ World (in cui i singoli video sono inseriti o ac- costati a
componenti allestitive di matrice architettonica ispirate dalle
immagini film- iche) diventano un’allegoria delle relazioni umane
all'epoca della comunicazione digi- tale e dei network contemporanei,
in cui le dinamiche del potere individuale sono ri- definite e
de-costruite attraverso la pervasiva influenza esercitata dalle
infrastrutture tecnologiche che le governano.
In Amos’ World il protagonista Amos,
l’architetto che ha creato il complesso residen- ziale, rappresenta
lo stereotipo dell'uomo bianco occidentale, un “genio tormentato”
che trasuda un’arroganza che contraddice la sua vera natura
tortuosa, velleitaria e un po' pateti- ca, confondendo le sue
ambizioni intellettuali con il loro reale impatto sociale.
In Amos’ World (Episode Three) si
racconta il momento in cui il mondo dell'architetto Amos viene
demolito, anche se non completamente distrutto, il che crea
un’inedita con- dizione di disponibilità verso nuove opportunità.
Evocando questa moltitudine di possibilità ancora da cogliere,
l’installazione si presenta come uno spazio aperto, costituito
nella grande sala al piano terra del museo Madre da una proiezione
video e dieci sedute. Queste ultime, intitolate Erratics, sono
composte da altrettanti cubi scultorei su cui sedersi per as-
sistere, una persona alla volta e tutti insieme, alla proiezione,
suggerendo la compresenza in sala di una visione simultaneamente
individuale e collettiva.
Nell’ambito degli studi condotti per
la realizzazione del progetto Amos’ World, il museo Madre ha
presentato nell'estate del 2018 un laboratorio riservato a un gruppo
di bambi- ni, tra i quattro e i dodici anni, residenti nelle Vele di
Scampia, a Napoli. Durante il la- boratorio – che ha costituito la
premessa metodologica di questa mostra ed è stato prodotto dalla
Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee nell’ambito del
progetto Madre per il Sociale – sono state condivise fra l'artista
e i bambini partecipanti alcune riflessioni su aspetti fondamentali
del progetto Amos’ World, in particolare sulla possibilità che
esista un'alternativa partecipata alla semplice demolizione degli
edifici in cui abitano, e dunque un potenziale antidoto alla loro
deriva distopica: opinioni, proposte e pensieri emersi nel corso di
conversazioni e giochi, incentrati sull’idea di “casa” come
luogo dell’esperienza individuale e della memoria. Il laboratorio
non si è focalizzato sulle architetture o sul desti- no delle unità
abitative, ma sulla loro matrice di allegorie di possibili modalità
di conviven- za e di connessione: molti dei partecipanti hanno
descritto chiaramente una vibrante, perva- siva rete di relazioni,
fondata su rapporti di amicizia ma anche su dinamiche di potere.
L’artista, con il sostegno del museo, ha potuto girare all’interno
delle Vele alcune scene che compaiono in Episode Three, riflessioni
sulle diverse possibilità di una costante ricos- truzione, non tanto
architettonica ma, prima di tutto, emozionale e comunitaria.
A Cécile B. Evans sono state dedicate
numerose mostre personali in importanti musei in- ternazionali, tra
cuiAmos’ World, Tramway, Glasgow, 2018; Amos’ World: Episode One,
mumok, Vienna, 2018; Art Basel Statements, Basilea (con Galerie
Emanuel Layr), 2017; Sprung A Leak, Museum M, Leuven, 2017; Amos’
World: Episode One, Castello di Rivoli-Museo d'Arte Contemporanea,
Rivoli-Torino, 2017; Sprung a Leak, Tate Liverpool, 2016; What the
Heart Wants, Kunsthal Aarhus, 2016. Tra le mostre collettive e le
rassegne periodiche, imminenti o recenti: Is This Tomorrow?,
Whitechapel Gallery, Londra, 2019; Cellular World:
Cyborg-Human-Avatar-Horror, GoMA-Glasgow International, 2018; Blind
Faith, Haus der Kunst, Monaco di Baviera, 2018; Unthought
Environments, Renaissance Society, Chicago, 2018; Common Front,
Affectively, Nam June Paik Centre, Seoul, 2018; Hello World, Mito Art
Centre, Mito, 2018; Still Human, Rubell Family Col- lection, Miami,
2017; After Us, K11, Shanghai, 2017; 7° International Moscow
Biennale of Contemporary Art, 2017; How Happy a Thing Can Be, Whitney
Museum, New York, 2017; 9° Berlin Biennale, 2016. A Evans sono stati
conferiti i seguenti premi: Schering Stiftung (2016), illy Present
Future Prize (2016), Andaz Art Award, (2015), Palais de To- kyo’s
Push Your Art Prize (2013) e Frieze Award (già Emdash, 2012).
COME DA COMUNICAZIONE RICEVUTA
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