Promossa dal Comune della Spezia e
prodotta dal CAMeC Centro Arte Moderna e Contemporanea, su progetto
scientifico dell'Archivio Aldo Mondino, la mostra sarà inaugurata
venerdì 29 marzo alle ore 18.00.
L'esposizione si propone quale ideale
contrappunto della mostra "Aldo Mondino scultore"
(Pietrasanta, 2010) indagando - proprio nella città che ha ospitato
Il Premio del Golfo, uno dei più importanti premi di pittura del
Novecento - questo medium, per così dire, ‘naturale' e precipuo
della Spezia.
Aldo Mondino ha sempre pensato e
vissuto da pittore. La sua ‘miopia' nei confronti del dato reale è
diventata, negli anni, uno strumento per conoscere il mondo a proprio
modo, senza eternarsi in uno stile ripetitivo. Con lui, già
all'inizio degli anni Sessanta, si sono superate le barriere tra
pittura e concettuale, tanto che nessuno è mai riuscito a chiudere
il suo lavoro in una precisa definizione.
Nel periodo della formazione, tra la
fine degli anni Cinquanta e i primi Sessanta, in piena crisi
dell'Informale, il giovane Mondino aderisce ad un Surrealismo
gestuale, frenetico e popolato di segni e immagini che richiamano le
opere di Matta, Lam e Tancredi. Studia incisione a Parigi da Stanley
William Hayter, nel cui atelier lavoravano anche Picasso, Chagall,
Giacometti, Pollock e molti altri grandi artisti dell'epoca.
Approfondisce in seguito il mosaico con Severini perché la tecnica
per lui è una regola da conoscere e poi reinventare con soluzioni
originali. L'idea della grafica che si fa pittura e viceversa lo
conduce negli anni ad un percorso unico nel suo genere. Non vuole
annullare la pittura, la vuole riscattare, anche se ne comprende la
crisi post Informale. Nel milieu artistico del tempo, cerca di
comprendere le molteplici direzioni che si aprono ai cambiamenti
sociali, economici e culturali di quegli anni veloci e affollati di
uomini e idee.
Al CAMeC sono presentati una quarantina
di lavori su tela, carta e linoleum realizzati dal 1961 al 2000,
tutti provenienti dall'Archivio Aldo Mondino e da un selezionato
gruppo di prestatori. Dai dipinti degli esordi, passando per i
"Quadri a quadretti" e le finte incisioni, si giunge ai
linoleum, che hanno reso l'artista popolare anche presso il grande
pubblico. La comparsa di questo supporto, negli anni Ottanta, deriva
da una vera e propria ossessione per l'universo della grafica, legata
all'idea del colore e del segno pittorico. Il linoleum, materiale
importantissimo per le tecniche incisorie, viene adoperato come
supporto per alcune serie di quadri famosi come i "Dervisci"
o gli "Ebrei". Oltre al gioco di parole insito
nell'etimologia stessa del termine linoleum (olio di lino / olio su
lino), Mondino era affascinato anche dalla grande varietà dei colori
e delle texture appartenenti ad un materiale semplice e industriale,
come lo era del resto anche l'Eraclit, il legno ‘povero' dei
cantieri, su cui dipinse i suoi altrettanto celebri "Tappeti".
Il percorso espositivo comprende anche un'opera delle collezioni del
CAMeC: Longships, 1980 circa, tecnica mista su tela, cm. 25x35,
collezione Cozzani.
L'esposizione, realizzata con il
contributo di Coop Liguria ed Enel, è visitabile da martedì a
domenica dalle 11.00 alle 18.00, chiuso il lunedì, aperto Pasqua, 25
aprile, 1 maggio, 2 giugno, 15 agosto. Ingresso intero euro 5,
ridotto euro 4, ridotto speciale euro 3,50. Per informazioni: tel.
+39 0187 727530, camec@comune.sp.it
http://camec.museilaspezia.it.
In occasione della mostra sarà
disponibile presso il bookshop il primo volume del Catalogo Generale
dedicato al lavoro di Aldo Mondino (Allemandi, 2017) con testi di
autorevoli studiosi e critici dell'opera dell'autore e con la
riproduzione fotografica di oltre 1600 opere archiviate.
Aldo Mondino è nato a Torino nel 1938,
dove è morto nel 2005. Nel 1959 si trasferisce a Parigi, dove
frequenta l'atelier di William Hayter, l'Ecole du Louvre e il corso
di mosaico dell'Accademia di Belle Arti con Severini e Licata. Nel
1960, rientrato in Italia, inizia la sua attività espositiva alla
Galleria L'Immagine di Torino (1961) e alla Galleria Alfa di Venezia
(1962). L'incontro con Gian Enzo Sperone, direttore della Galleria Il
Punto, risulta fondamentale per la sua carriera artistica, con un
sodalizio con l'Archivio tuttora esistente. Importanti personali
vengono presentate anche presso la Galleria Stein di Torino, lo
Studio Marconi di Milano, la Galleria La Salita di Roma, la Galleria
Paludetto di Torino e la Isabella Bortolozzi Gallery di Berlino. Tra
le principali mostre si ricordano le due partecipazioni alle Biennali
di Venezia del 1976 e del 1993, le personali al Museum fur Moderne
Kunst - Palais Lichtenstein di Vienna (1991), al Suthanamet Museo
Topkapi di Istanbul (1992, 1996), al Museo Ebraico di Bologna (1995),
alla Galleria Civica d'Arte Moderna di Trento (2000). Le sue opere
appartengono alle collezioni permanenti dei più importanti musei
nazionali ed internazionali e a numerose collezioni private.
COME DA COMUNICAZIONE RICEVUTA
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