Il nome della rosa è un romanzo
scritto da Umberto Eco ed edito per la prima volta da Bompiani nel
1980.
Il romanzo ha ottenuto un vasto
successo di critica e di pubblico, venendo tradotto in oltre 40
lingue con oltre 50 milioni di copie in trent'anni. Ha ricevuto
diversi premi e riconoscimenti, tra cui il Premio Strega del 1981, ed
è stato inserito nella lista de "I 100 libri del secolo di Le
Monde".
Già autore di numerosi saggi, Eco
decise di scrivere il suo primo romanzo, cimentandosi nel genere del
giallo storico e in particolare del giallo deduttivo.
Si tratta di un'opera, ambientata sul
finire dell'anno 1327 all'interno di un monastero benedettino
dell'Italia Settentrionale. Protagonista del romanzo è un
manoscritto ritrovato, opera, in questo caso, di un monaco, che, divenuto ormai anziano, decide di mettere su carta
i fatti notevoli vissuti da novizio, molti decenni addietro, in
compagnia del proprio maestro Guglielmo da Baskerville.
Ultima settimana del novembre 1327. Il
novizio Adso da Melk accompagna in un'abbazia dell'alta Italia frate
Guglielmo da Baskerville, incaricato di una sottile e imprecisa
missione diplomatica. Ex inquisitore, amico di Guglielmo di Occam e
di Marsilio da Padova, frate Guglielmo si trova a dover dipanare una
serie di misteriosi delitti (sette in sette giorni, perpetrati nel
chiuso della cinta abbaziale) che insanguinano una biblioteca
labirintica e inaccessibile. Per risolvere il caso, Guglielmo dovrà
decifrare indizi di ogni genere, dal comportamento dei santi a quello
degli eretici, dalle scritture negromantiche al linguaggio delle
erbe, da manoscritti in lingue ignote alle mosse diplomatiche degli
uomini di potere. La soluzione arriverà, forse troppo tardi, in
termini di giorni, forse troppo presto, in termini di secoli.
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