Venerdì 15 marzo 2019, alle ore 19,00,
presso la Galleria Centometriquadri Arte Contemporanea di Sergio
Gioielli, sarà inaugurata la mostra di Marco Colazzo
‘PRELUDIO’.
La mostra sarà visitabile fino al 03 maggio.
Orari di apertura:
martedì e giovedì ore 16,30-19,00
sabato ore 10,30-12,30
altri giorni previo appuntamento al 339 438 7214
Nella pittura di Marco Colazzo vi è la ricerca continua di un preludio, l'anticipazione di qualcosa là da venire ma già annunciata, un futuro che sarà finalmente la visione del presente. Il lavoro di Colazzo riapre continuamente lo spazio tra ciò che facciamo e il suo senso, tra le parole e quello che non dicono, ciò che si mostra e che contemporaneamente si insegue. Così scrive, di lui, Paolo Del Colle, che coglie nei lavori dell'artista la necessità di delineare un paesaggio, un orizzonte, che presuppone l'apertura a un mondo da sempre presente, che vive in un tempo diverso tra i segni in primo piano, con il loro violento accecare dei tracciati, e lo sfondo monocromo. Quei tracciati, chiedendo uno sguardo esterno, cercano il proprio tempo, un altro vissuto e, in questo, avviene, appunto, un montaggio di tempi eterogenei, anacronistici, per usare assai liberamente Didi-Huberman. Questo anacronismo viene portato violentemente e arbitrariamente in una sfera privata. Colazzo, infatti, affonda nella propria memoria e in quella del visuale che gli appartiene come storia, in quella memoria che conserva qualcosa di indelebile, che ha segnato la nostra vita senza entrarne nella cronologia e affronta questo rischio, questo non potersi più fidare nemmeno dello scavo interiore perché proprio lì l'incancellabile non è mai entrato.
Nelle pennellate mai esuberanti, opache o seguenti vie che non stupiscono, abitate dalla nostalgia di un paradiso perduto, si delinea una visione, come se il segno fosse la ripetizione di un qualcosa di originario già accaduto, da poco o da molto o da sempre, una mancanza, che evoca l’immagine della vita che scopre di non poter vedere ciò che ha già visto e non ricorda.
Nel lavoro di Colazzo c'è una lacerazione iniziale, non risolvibile, poiché non progettuale; la presenza di una mancanza, o, se vogliamo, il seguire, il rinvenire una traccia che non porta da nessuna parte, non indica un sentiero, non permette di risalire a chi o cosa sia passato. È uno spazio e tempo vuoto che resta sulla tela, come se solo lì trovasse il modo di esistere, di rapportarsi con la vita.
I segni non sono una scoperta di un alfabeto essenziale o primario e neppure l'esplosione della autenticità espressiva, della sua libertà; sono, invece, la distruzione del monismo, della ricerca di integrità; e, proprio questa spaccatura, permette alla vita di essere se stessa, qualcosa di inconciliabile, di separato, che qualsiasi espressione artistica, al suo culmine, non può che additare, vincendo nel suo svanire. Per questo l'opera riporta all'autore, alla sua vita, per renderla inenarrabile e non certo per trovare spiegazioni.
Colazzo non vuole rimandi, ma un luogo dove tutto è già accaduto o tutto terminerà; e, questo luogo, diventa la durata della propria vita, continuamente messa alla prova da quello che gli sfugge, che non vuole nascondere, ma non può afferrare.
Marco Colazzo è nato a Roma nel 1963, città in cui vive e lavora. Inizia ad esporre nel 1991 e nel 1992. Partecipa alla rassegna Giovani artisti al Palazzo delle Esposizioni di Roma, luogo in cui sarà presente anche nel 1996 e nel 2008, nella XII e XV Quadriennale. Sono del 1994 le personali alla Galleria di Alfonso Artiaco ed alla Nuova Pesa, e del 1997 all’Attico di Fabio Sargentini.
Nel 1996 partecipa e vince il premio Modernità-Progetto 2000 al Palazzo Bricherasio di Torino.
Nel 2000 partecipa alla mostra Futurama, al Museo Pecci di Prato.
Nel 2011 è invitato alla Biennale di Venezia al Padiglione Italia.
Numerose sono, poi, mostre personali e collettive, sia pubbliche che private, in Italia ed all’estero (Parigi, Londra, NewYork, Calcutta, Cairo).
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