Ricorrenza:1
aprile
Nato da genitori si pii, Ugo parve
subito un fanciullo benedetto dal cielo. Attese con molto impegno ai
suoi studi, senza trascurare la pietà. Aveva un grande desiderio di
passare la sua vita nella solitudine, ma per le sue doti venne
consacrato sacerdote e nominato canonico della cattedrale di Valenza.
Amava la vita nascosta ed umile, mentre per le sue qualità e per il
suo ingegno si distingueva fra tutti gli altri canonici.
Essendosi recato in quella città il
vescovo di Die, Legato pontificio, ebbe a conoscere il giovane
canonico e, apprezzandolo, se lo prese con sé. Gli affidò il
difficile incarico di correggere gli abusi tra il clero: incarico che
Ugo adempì con ogni impegno.
Nel 1080 il Legato pontificio convocò
un concilio ad Avignone per eleggere un nuovo vescovo alla diocesi di
Grenoble rimasta vacante. Il concilio unanimemente votò per Ugo.
In quei tempi i popoli, la cui
istruzione era stata trascurata, si abbandonavano ai più detestabili
vizi. S. Ugo subito comprese la situazione e avendo ricorso alla
preghiera, deliberò di servirsi di tutti i mezzi possibili per
rimediarvi. Con lunghe penitenze e fervide preghiere, invocò l'aiuto
del cielo, ed aggiungendo saggi provvedimenti, in poco tempo la sua
diocesi cambiò completamente aspetto. Permise Iddio che egli fosse
travagliato da grandi infermità e da violente tentazioni, ma tutto
superò con l'aiuto del Signore, inabissandosi sempre più
nell'umiltà. Il molto lavoro non fu un impedimento alla sua vita
ritirata e umile, anzi gliene infuse un così vivo desiderio, che
Volle lasciare la diocesi per darsi alla solitudine. Conosciuta
questa cosa, il Papa gli comandò di ritornare e rimanere tra le sue
pecorelle, in vista del gran bene che vi operava e S. Ugo ubbidiente
subito vi ritornò, abbandonando per sempre ogni programma. Consigliò
Brunone e i suoi compagni a ritirarsi a Certosa, località da lui
ceduta a loro appositamente per fabbricarvi un cremo, e quivi spesso
si recava a visitarli. Aveva un grande orrore per ogni sorta di
peccato benché minimo, per cui diceva sovente: « Le vanità e gli
affetti disordinati possono mandare l'anima all'inferno ». Morì in
tarda età il 1 aprile del 1132. Fu canonizzato nel 1134 da Innocenzo
II.
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