Curatore: Cynthia Penna e jill moniz
Artisti: Marie Fatou Kiné AW, Yuki
Kamide, Claudia Meyer, Ana Rodriguez, Carla Viparelli, Dawit Abebe,
Dino Izzo, Yasunari Nakagomi, Miguel Osuna, Duane Paul
Sede: Castel dell’Ovo – Sala delle
Carceri, Napoli
Opening: venerdì 26 aprile 2019, ore
17 – 19
Durata: dal 26 aprile al 12 maggio 2019
Durata: dal 26 aprile al 12 maggio 2019
Per informazioni: Tel. 081 660216,
info@art1307.com, www.art1307.com
Fb: https://www.facebook.com/art1307
Instagram:
ISTITUZIONE_CULTURALE_ART1307
Pinterest: Art1307
“L’arte è l’ultima forma di
speranza”. Occorre soffermarci su questa citazione del pittore
Gerhard Richter e partire da qui per il nostro viaggio intorno al
mondo.
Inaugurerà venerdì 26 aprile alle ore
17, nell’iconica cornice di Castel dell’Ovo a Napoli, la prima
tappa di un percorso espositivo che farà il giro del mondo. Dieci
opere a venti mani, quelle di dieci artisti provenienti da ogni
angolo del mondo, saranno esposte nella mostra “Traveling Canvas”,
promossa da ART1307 con la curatela di Cynthia Penna e jill moniz, e
che gode del sostegno dell’Assessorato alla Cultura e al Turismo
del Comune di Napoli. Cinque uomini e cinque donne per dieci tele che
hanno viaggiato in lungo e largo raggiungendo tre continenti,
passando di mano in mano. Una staffetta artistica non solo di grande
valore scientifico (gli artisti coinvolti sono tutti nomi di spicco
nel mondo dell’arte contemporanea internazionale), ma soprattutto
di grande valore simbolico, in una società che crea muri culturali e
alza barriere fisiche.
Come spiega la curatrice e direttrice
scientifica di ART1307 Cynthia Penna il progetto The Traveling
Canvas
nasce da un’emergenza. “La bellezza non può più attendere.
L’umanità non può più attendere. The Traveling Canvas intende
inviare un chiaro messaggio politico che è quello dell’integrazione
nel rispetto delle diversità – spiega Cynthia Penna – In un
mondo solo apparentemente e solo commercialmente globalizzato, la
struttura delle società si sta pian piano disgregando a causa di
individualismi e separatismi di ogni sorta: religiosi, razziali e
politici. In questo scenario l’arte è l’elemento disturbante di
un andamento di deriva verso i separatismi e le intolleranze che
stanno caratterizzando le società contemporanee.”
Il progetto ha messo in relazione fra
loro dieci artisti (Marie Fatou Kiné AW, Yuki Kamide,Claudia Meyer,
Ana Rodriguez, Carla Viparelli, Dawit Abebe, Dino Izzo, Yasunari
Nakagomi, Miguel Osuna, Duane Paul) che non si sono mai conosciuti e
non hanno mai lavorato insieme, appartenenti a culture e credo
religiosi diversi fra loro; provenienti da retaggi e basi culturali
di Continenti diversi. Messi insieme a lavorare, ma non fisicamente
riuniti, bensì ognuno nella solitudine del proprio studio, nella
propria città e nella propria nazione, ma su una tela dove “altri”
artisti hanno lavorato o dovranno in seguito lavorare. Prefigurarsi
il futuro intervento di altro artista sulla medesima tela e semmai
sul proprio tratto pittorico, sul proprio gesto, sul proprio segno,
può essere destabilizzante e richiede grande apertura mentale ma
anche molto rispetto per gli altri.
Il progetto è stato senz’altro una
sfida, un rischio, una sperimentazione inedita di dove e fino a che
punto spingersi o spingere il proprio ego a fare i conti con
l’esistenza di altro da sé.
Se l’arte apre le menti, invitando al
nuovo, al rivoluzionario, questo è il momento per presentarla al
mondo come “LA” soluzione, non in termini specificamente
artistici o estetici, ma in termini di struttura del procedimento
logico/psicologico/sociale.
In esposizione, accanto alle dieci
opere esito del lavoro congiunto dei dieci artisti, sarà mostrato il
percorso effettuato attraverso una documentazione fotografica e
narrativa sotto forma di “diario di viaggio”.
Alla mostra napoletana seguiranno le
esposizioni di Los Angeles (CAL STATE University), Den Haag (ISS),
Dakar (Ifan Museum); mentre altri accordi si stanno prendendo con
istituti di cultura e musei in altri Paesi nel mondo.
COME DA COMUNICAZIONE RICEVUTA
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