Giovedì 16 maggio 2019, alle ore 19,00,
presso la Galleria Centometriquadri Arte Contemporanea, sarà
inaugurata la mostra di Vettor Pisani a cura di Antonello Tolve.
Il
brillante e generoso itinerario intellettuale di Vettor Pisani si
configura sotto il segno di un camaleontismo formale e di un
cannibalismo linguistico che crea mondi paralleli, che attraversa il
tempo, la storia, la mitologia e la mistica, l’antropologia e
l’antroposofia, l’androginia, la geografia e la pornografia,
l’astuta e tagliente persuasione pubblicitaria come pure tutti
quegli «ombrosi territori della sragione, quei territori che ora
reclamano di essere ascoltati» con una particolare actividad
paranoico-crítica che abbandona la materia plumbea (l’aurum
vulgi) per spingere lo sguardo verso l’aurum philosopharum, verso
l’aurea apprehensio che si può ottenere soltanto mediante la
pratica dell’arte .
Artefice mitico della contemporaneità o meglio artiere del pensiero umano, volendo utilizzare un termine che risale alla radice del nome Δαίδαλος (δαιδάλλω, ovvero lavoro con arte), da cui questa mostra prende le mosse, Pisani è «sottile e intrepido psiconauta» – così lo definisce Mimma, sua compagna di strada per una intera vita – che travolge e stravolge i diritti elementari e primari dell’interpretazione con lo scopo di avviare una esecuzione capitale e capillare delle banalità, di produrre un riflusso regolatore che converte il linguaggio in un bildhafte Denken teso a dilapidare il mondo, la quotidianità, la vita vera: quella reale che si consuma sotto gli occhi assetati dell’artista e allo stesso tempo anche quella virtuale che viene chiassosamente emessa dai canali di massa.
Come un ragazzo che apre il proprio vaso di Pandora per costruire Gegenbilder utili a scardinare il vissuto e a porre al centro dell’attenzione un nuovo modo di pensare l’arte, Vettor Pisani apre dunque impareggiabili racconti, e con la sicurezza d’un procedimento mai pago, volto a coniugare in una stessa acrobazia riflessiva i paesaggi della storia dell’arte ai «campi elisi della filosofia» . Il suo è, e questa esposizione lo dimostra appieno mediante una studiata selezione di opere realizzate dall’artista tra gli anni Novanta del Novecento e l’inizio del nuovo millennio, un rapporto sui saperi, una visione inarrestabile che trasforma il locus in logos, che traveste e investe di nuovo senso le cose, che gioca con il gioco stesso dell’arte – entretien infini che salta il fosso del tempo e costruisce la nostalgia fragile e irrequieta del futuro. L’arte per l’artista è appunto un gioco, uno spazio ludico attraverso il quale crivellare l’idioma, formulare il lavoro di un linguaggio sul linguaggio che si compie (e non si chiarifica ma anzi si amplifica in una dedalica peripezia) secondo una modalità sinonimica, ovvero secondo un intrattenimento che ripiega il significante sui propri fondamenti semici fino a spingere la riflessione su nastri di equivalenza e di identità a livello profondo, i quali «compromettono le articolazioni differenziali e oppositive delle strutture semiche di superficie» . In maniera esuberante l’artista pensa e trasforma, dipana e ripercorre i fondamenti dell’arte e della critica, del vissuto quotidiano e della storia: sceglie un viaggio che, per dirla con Julia Kristeva, formalise pour déconstruire .
Pietra filosofale, Isola d’Ischia, Doppia visione, Vanitas, Mercurio e Piramide Cestia sono sculture bronzee che, accanto a collage quali Virginia, Eva futura o Santa Teresa del cassonetto, a una splendida serie di disegni legati ai Racconti della catastrofe e all’importante installazione Manichino con aringhe (2012), rappresentano alcuni passaggi di un paesaggio costruito per ritornare all’originario, all’ancestrale. Si tratta di un piccolo ma prezioso dedalo nel quale si asconde e si mostra al contempo un programma alchemico e ironico, così come pure fantastico e sensuale, che tratteggia oggi, in questa esposizione, alcune linee tracciate da un maestro del pensiero e lanciate sulla prateria dell’arte per diventare punti fermi di un discorso, di un progetto. babelico che non smette di essere attuale.
BIOGRAFIA
Artista totale, Vettor Pisani nasce a Bari nel 1935, anche se ha sempre giocato sulla propria origine per creare una sorta di biografia ad arte – «figlio di un ufficiale della Marina e di una ballerina dello strip-tease nasce a Napoli nel 1934» si legge in una presentazione del 1985, «architetto e muratore, Rosacroce: diciottesimo grado dello scozzesismo è nato nell’Isola d’Ischia», fa scrivere in un catalogo del 1991 realizzato in occasione della mostra Trenta anni di avanguardie romane.
Nel 1970 si trasferisce a Roma dove tiene Maschile, femminile e androgino. Incesto e cannibalismo in Marcel Duchamp, la sua prima mostra personale presso la Galleria La Salita che pone l’artista al centro del dibattito artistico e critico del momento. Sin dal questo suo primo ingresso pubblico l’artista conquista la critica d’arte nazionale (nel ’70 vince, tra l’altro, la seconda edizione del Premio Nazionale Pino Pascali conferito dalla Galleria nazionale d’arte moderna di Roma) mostrando progetti straordinari, strazianti, catastrofici, dissacranti – Suzanne in uno stampo di cioccolato (ossia la testa della Venere di Milo in cioccolata), Carne umana macinata (carne macinata avvolta in plastica trasparente) e Giavellotto per un eroe da camera ne sono alcuni esempi brillanti.
Nel triennio 1971-1973 Pisani partecipa, accanto all’invito per Documenta 5 diretta da Harald Szeemann, a due mostre collettive esemplari curate da Achille Bonito Oliva che disegnano il panorama artistico del momento (Vitalità del negativo nell’arte italiana e Contemporanea Arte 1973-1955) e nel 1975 presenta, negli spazi della Galleria Sperone di Roma, l’azione Il coniglio non ama Joseph Beuys dove la lezione di storia dell’arte sussurrata alla lepre morta crolla in un’analisi critica radicale. Nel 1976, invitato alla 37. Biennale di Venezia, apre le danze ad un progetto, Theatrum, che annuncia un ciclo di lavori – Il Teatro di Edipo, il Teatro della Vergine, l’Isola Azzurra, Il Teatro della Sfinge, Il Teatro di Cristallo – prolungati lungo tutto il corso della sua carriera artistica in cui l’opera diventa «la maniera e la misura umana di oscillare tra la presenza della domanda e l’assenza della risposta» (Bonito Oliva). Ricca di riferimenti alla tradizione della storia dell’arte e della cultura, la sua attività è caratterizzata da richiami all’esoterismo, alla simbologia dei Rosacroce e della Massoneria, ad una forma di teatro comico-didattico e a un regressum in utero che conduce costantemente al tema del labirinto. Oltre alla Biennale di Venezia del 1972, Pisani partecipa alle Biennali del 1976, 1978, 1984, 1986, 1990, 1993, 1995, alle Quadriennali di Roma del 1973, 1986, 1992 e a mostre come Italian Art Now: an american Perspective al Guggenheim Museum di New York (1982), Arte Italiana 1960-1982 alla Hayward Gallery di Londra (1982), Terrae Motus e Terrae Motus 2 a Villa Campolieto ad Ercolano (1986), Beuys zu Ehren alla Stadtische Galerie in Lenbachhaus di Monaco (1986), Mythos Italien al Bayerische Staatsgemaeldesammlungen di Monaco (1988). Nel 1982 il Museum Folkwang di Essen ha dedicato all’artista una mostra antologica seguita da quelle organizzate nel 1990 a Valencia e dalla Galleria Civica d’Arte Contemporanea di Trento nel 1992. Nel 1997 è presente alla mostra Pittura italiana da Collezioni Italiane presso il Castello di Rivoli. Nel 2005 partecipa con tre opere alla mostra Il Bello e le bestie. Metamorfosi, artifici e ibridi dal mito all’immaginario scientifico presso il MART di Rovereto e, nel 2007, con L’Isola interiore. Isolamenti e Follia, a cura di A. Bonito Oliva, partecipa, con un evento collaterale, alla Biennale di Venezia.
Nel 2009 partecipa con l’opera Concerto invisibile di Gino De Dominicis alla mostra di apertura della Fondazione Galleria Civica di Trento e con Venere di Cioccolato alla mostra Inganni ad arte. Meraviglie del trompe l’oeil dall’antichità al contemporaneo a Palazzo Strozzi di Firenze. Nel 2012, dopo la sua scomparsa, il MACRO di Roma gli dedica un omaggio riproponendo alcuni dei lavori che lo imposero all’attenzione internazionale tra il 1970 e il 1980. Nel 2013 il museo MADRE di Napoli organizza, a cura di A. Viliani e E. Viola, la prima e più ampia retrospettiva sul suo lavoro dal titolo EROICA / ANTIEROICA: una retrospettiva. Nel 2018, l’appena costituito Archivio Vettor Pisani coordina al Museo Bilotti (Aranciera di Villa Borghese) Il cibo interpretato, una esposizione – a cura di Mimma Pisani – dedicata interamente a una delle origini mitiche dell’arte che appartiene all’ordine del nutrimento e a cui Pisani ha costantemente guardato sin dal 1958.
Luogo: Galleria Centometriquadri Arte Contemporanea
Indirizzo: Via C. Santagata, n.14 – Santa Maria Capua Vetere – Caserta
Genere: arte contemporanea, inaugurazione, personale, solo show
Quando: il 16/05/2019 fino al 26/06/2019
Orari di apertura: nei giorni di sabato 18 e domenica 19 successivi all’inaugurazione, la galleria resterà aperta dalle ore 10,00 sino alle ore 12,30. Successivamente la galleria sarà aperta il martedì e il giovedì (ore 10,00-12,30 e ore 16,30-19,00) e il sabato (ore 10,00-12,30). Gli altri giorni previo appuntamento telefonico al 339 438 7214.
Artefice mitico della contemporaneità o meglio artiere del pensiero umano, volendo utilizzare un termine che risale alla radice del nome Δαίδαλος (δαιδάλλω, ovvero lavoro con arte), da cui questa mostra prende le mosse, Pisani è «sottile e intrepido psiconauta» – così lo definisce Mimma, sua compagna di strada per una intera vita – che travolge e stravolge i diritti elementari e primari dell’interpretazione con lo scopo di avviare una esecuzione capitale e capillare delle banalità, di produrre un riflusso regolatore che converte il linguaggio in un bildhafte Denken teso a dilapidare il mondo, la quotidianità, la vita vera: quella reale che si consuma sotto gli occhi assetati dell’artista e allo stesso tempo anche quella virtuale che viene chiassosamente emessa dai canali di massa.
Come un ragazzo che apre il proprio vaso di Pandora per costruire Gegenbilder utili a scardinare il vissuto e a porre al centro dell’attenzione un nuovo modo di pensare l’arte, Vettor Pisani apre dunque impareggiabili racconti, e con la sicurezza d’un procedimento mai pago, volto a coniugare in una stessa acrobazia riflessiva i paesaggi della storia dell’arte ai «campi elisi della filosofia» . Il suo è, e questa esposizione lo dimostra appieno mediante una studiata selezione di opere realizzate dall’artista tra gli anni Novanta del Novecento e l’inizio del nuovo millennio, un rapporto sui saperi, una visione inarrestabile che trasforma il locus in logos, che traveste e investe di nuovo senso le cose, che gioca con il gioco stesso dell’arte – entretien infini che salta il fosso del tempo e costruisce la nostalgia fragile e irrequieta del futuro. L’arte per l’artista è appunto un gioco, uno spazio ludico attraverso il quale crivellare l’idioma, formulare il lavoro di un linguaggio sul linguaggio che si compie (e non si chiarifica ma anzi si amplifica in una dedalica peripezia) secondo una modalità sinonimica, ovvero secondo un intrattenimento che ripiega il significante sui propri fondamenti semici fino a spingere la riflessione su nastri di equivalenza e di identità a livello profondo, i quali «compromettono le articolazioni differenziali e oppositive delle strutture semiche di superficie» . In maniera esuberante l’artista pensa e trasforma, dipana e ripercorre i fondamenti dell’arte e della critica, del vissuto quotidiano e della storia: sceglie un viaggio che, per dirla con Julia Kristeva, formalise pour déconstruire .
Pietra filosofale, Isola d’Ischia, Doppia visione, Vanitas, Mercurio e Piramide Cestia sono sculture bronzee che, accanto a collage quali Virginia, Eva futura o Santa Teresa del cassonetto, a una splendida serie di disegni legati ai Racconti della catastrofe e all’importante installazione Manichino con aringhe (2012), rappresentano alcuni passaggi di un paesaggio costruito per ritornare all’originario, all’ancestrale. Si tratta di un piccolo ma prezioso dedalo nel quale si asconde e si mostra al contempo un programma alchemico e ironico, così come pure fantastico e sensuale, che tratteggia oggi, in questa esposizione, alcune linee tracciate da un maestro del pensiero e lanciate sulla prateria dell’arte per diventare punti fermi di un discorso, di un progetto. babelico che non smette di essere attuale.
BIOGRAFIA
Artista totale, Vettor Pisani nasce a Bari nel 1935, anche se ha sempre giocato sulla propria origine per creare una sorta di biografia ad arte – «figlio di un ufficiale della Marina e di una ballerina dello strip-tease nasce a Napoli nel 1934» si legge in una presentazione del 1985, «architetto e muratore, Rosacroce: diciottesimo grado dello scozzesismo è nato nell’Isola d’Ischia», fa scrivere in un catalogo del 1991 realizzato in occasione della mostra Trenta anni di avanguardie romane.
Nel 1970 si trasferisce a Roma dove tiene Maschile, femminile e androgino. Incesto e cannibalismo in Marcel Duchamp, la sua prima mostra personale presso la Galleria La Salita che pone l’artista al centro del dibattito artistico e critico del momento. Sin dal questo suo primo ingresso pubblico l’artista conquista la critica d’arte nazionale (nel ’70 vince, tra l’altro, la seconda edizione del Premio Nazionale Pino Pascali conferito dalla Galleria nazionale d’arte moderna di Roma) mostrando progetti straordinari, strazianti, catastrofici, dissacranti – Suzanne in uno stampo di cioccolato (ossia la testa della Venere di Milo in cioccolata), Carne umana macinata (carne macinata avvolta in plastica trasparente) e Giavellotto per un eroe da camera ne sono alcuni esempi brillanti.
Nel triennio 1971-1973 Pisani partecipa, accanto all’invito per Documenta 5 diretta da Harald Szeemann, a due mostre collettive esemplari curate da Achille Bonito Oliva che disegnano il panorama artistico del momento (Vitalità del negativo nell’arte italiana e Contemporanea Arte 1973-1955) e nel 1975 presenta, negli spazi della Galleria Sperone di Roma, l’azione Il coniglio non ama Joseph Beuys dove la lezione di storia dell’arte sussurrata alla lepre morta crolla in un’analisi critica radicale. Nel 1976, invitato alla 37. Biennale di Venezia, apre le danze ad un progetto, Theatrum, che annuncia un ciclo di lavori – Il Teatro di Edipo, il Teatro della Vergine, l’Isola Azzurra, Il Teatro della Sfinge, Il Teatro di Cristallo – prolungati lungo tutto il corso della sua carriera artistica in cui l’opera diventa «la maniera e la misura umana di oscillare tra la presenza della domanda e l’assenza della risposta» (Bonito Oliva). Ricca di riferimenti alla tradizione della storia dell’arte e della cultura, la sua attività è caratterizzata da richiami all’esoterismo, alla simbologia dei Rosacroce e della Massoneria, ad una forma di teatro comico-didattico e a un regressum in utero che conduce costantemente al tema del labirinto. Oltre alla Biennale di Venezia del 1972, Pisani partecipa alle Biennali del 1976, 1978, 1984, 1986, 1990, 1993, 1995, alle Quadriennali di Roma del 1973, 1986, 1992 e a mostre come Italian Art Now: an american Perspective al Guggenheim Museum di New York (1982), Arte Italiana 1960-1982 alla Hayward Gallery di Londra (1982), Terrae Motus e Terrae Motus 2 a Villa Campolieto ad Ercolano (1986), Beuys zu Ehren alla Stadtische Galerie in Lenbachhaus di Monaco (1986), Mythos Italien al Bayerische Staatsgemaeldesammlungen di Monaco (1988). Nel 1982 il Museum Folkwang di Essen ha dedicato all’artista una mostra antologica seguita da quelle organizzate nel 1990 a Valencia e dalla Galleria Civica d’Arte Contemporanea di Trento nel 1992. Nel 1997 è presente alla mostra Pittura italiana da Collezioni Italiane presso il Castello di Rivoli. Nel 2005 partecipa con tre opere alla mostra Il Bello e le bestie. Metamorfosi, artifici e ibridi dal mito all’immaginario scientifico presso il MART di Rovereto e, nel 2007, con L’Isola interiore. Isolamenti e Follia, a cura di A. Bonito Oliva, partecipa, con un evento collaterale, alla Biennale di Venezia.
Nel 2009 partecipa con l’opera Concerto invisibile di Gino De Dominicis alla mostra di apertura della Fondazione Galleria Civica di Trento e con Venere di Cioccolato alla mostra Inganni ad arte. Meraviglie del trompe l’oeil dall’antichità al contemporaneo a Palazzo Strozzi di Firenze. Nel 2012, dopo la sua scomparsa, il MACRO di Roma gli dedica un omaggio riproponendo alcuni dei lavori che lo imposero all’attenzione internazionale tra il 1970 e il 1980. Nel 2013 il museo MADRE di Napoli organizza, a cura di A. Viliani e E. Viola, la prima e più ampia retrospettiva sul suo lavoro dal titolo EROICA / ANTIEROICA: una retrospettiva. Nel 2018, l’appena costituito Archivio Vettor Pisani coordina al Museo Bilotti (Aranciera di Villa Borghese) Il cibo interpretato, una esposizione – a cura di Mimma Pisani – dedicata interamente a una delle origini mitiche dell’arte che appartiene all’ordine del nutrimento e a cui Pisani ha costantemente guardato sin dal 1958.
Luogo: Galleria Centometriquadri Arte Contemporanea
Indirizzo: Via C. Santagata, n.14 – Santa Maria Capua Vetere – Caserta
Genere: arte contemporanea, inaugurazione, personale, solo show
Quando: il 16/05/2019 fino al 26/06/2019
Orari di apertura: nei giorni di sabato 18 e domenica 19 successivi all’inaugurazione, la galleria resterà aperta dalle ore 10,00 sino alle ore 12,30. Successivamente la galleria sarà aperta il martedì e il giovedì (ore 10,00-12,30 e ore 16,30-19,00) e il sabato (ore 10,00-12,30). Gli altri giorni previo appuntamento telefonico al 339 438 7214.
COME DA COMUNICAZIONE RICEVUTA
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