Martiri
Ricorrenza: 12 maggio
Ricorrenza: 12 maggio
Da un frammento dell'epigrafe composta
dal Papa S. Damaso e posta sulla tomba dei martiri si sa che Nereo e Achille oerano pretoriani di Nerone ed eseguivano le uccisioni che il
tiranno loro imponeva. Dice l'epigrafe: « Nereo ed Achilleo martiri
si erano ascritti alla milizia ed esercitavano l'ufficio crudele di
attendere gli ordini del tiranno, pronti ad eseguirli, perché il
terrore ve li costringeva. Miracolo della fede! Essi depongono
all'istante il furore, si convertono, abbandonano il campo dello
scellerato loro duce, gettano via gli scudi e le corazze, i dardi
insanguinati e confessano la fede di Cristo, si rallegrano di
testimoniare il trionfo... Apprendete quanto possa la gloria di
Cristo! ».
I loro atti ci dicono che furono
convertiti da S. Pietro: difatti i pretoriani ebbero più volte
relazioni con gli Apostoli. Probabilmente il martire Nereo è quello
stesso che S. Paolo nella lettera ai Romani (c. XXI, 15) dice di
salutare.
Scoperti cristiani, furono mandati in
esilio con la nobile loro padrona nell'isola di Ponza, ove
continuarono la pratica della penitenza e della preghiera. Si
fabbricarono tre cellette in attesa del martirio che presentivano non
lontano.
Salito al trono Traiano, questi
richiamò a Roma molti cristiani esiliati da Domiziano, tra cui S.
Domitilla e Nereo ed Achilleo suoi domestici, per costringerli a
sacrificare agli dei, ma la matrona romana e i due servi ricusarono.
Perciò furono condannati e subirono il martirio a Terracina. I loro
corpi furono trasportati nel cimitero della via Ardeatina a mezzo
miglio da Roma nei possedimenti di Flavia Domitilla.
S. Pancrazio, altro glorioso martire,
nacque nella Frigia da nobili genitori. Quando la famiglia venne a
Roma, egli aveva quattordici anni e ben presto fu istruito e
battezzato nella nostra fede.
Scoperto quale cristiano, subì con
entusiasmo il martirio sotto Domiziano. Il suo corpo venne seppellito
dalla matrona romana Ottavilla in un suo campo sulla via Aurelia dove
sorge la chiesa intitolata al suo nome.
Il culto di S. Pancrazio si estese
molto anche fuori di Roma e in suo onore sorsero nella città eterna
due monasteri. Nel Medio Evo vigeva l'uso di pronunziare i giuramenti
solenni sulla tomba di questo Santo perché la sua innocenza,
consacrata dal martirio, ne garantisse la veracità.
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