Serata monografica martedì 21 maggio
ore 19:00, nel Salone dei Marmi di Palazzo di Città per la XII
edizione del Festival Internazionale Piano Solo, firmato da Paolo
Francese e Sara Cianciullo, sostenuto dall’amministrazione
comunale, nella persona di Ermanno Guerra.
Un omaggio a Ludwig Van
Beethoven, che saluterà ospite Maria Letizia Michielon, che sta
incidendo l’integrale delle 32 sonate del genio tedesco. La sua
colta scelta si è fermata sulla sonata n° 15, op. 28, detta
“Pastorale”, e sulla prima e la terza dell’opera 31, segnate da
una prodigiosa plasticità di rappresentazione palpabile, però,
nella microforma, battuta per battuta, nota per nota, dove tutto
dovrà assumere vivacità di significato. La Sonata op.28 del 1801 è
nota con il soprannome di “Pastorale”, apocrifo ma attribuitole
già in una edizione del 1805. Beethoven qui fa uso di alcuni stilemi
impiegati per evocare una musica pastorale, codificati da una lunga
tradizione che affonda le proprie radici in Corelli, Scarlatti,
Händel, qui in particolare quelli riecheggianti il suono delle
cornamuse, con un cosiddetto “pedale armonico” Il contenuto
espressivo è d’ispirazione lirica e intimistica. Già l’“Allegro”
iniziale mira a stemperare la dialettica, sia con la lunga frase
iniziale che con il soffice pedale armonico ribattuto. Il discorso
procede senza contrasti e i vari elementi tematici scorrono uno dopo
l’altro. L’“Andante” che segue è una pagina di grande
densità meditativa. Beethoven scrive una melodia di accordi legati
sorretti da una linea di basso staccato. Si tratta di una scrittura
che crea un alone particolare. In posizione centrale del movimento si
trova un episodio dal tono sereno in maggiore che conduce alla
ripresa variata del tema. In terza posizione è collocato l’ormai
consueto “Scherzo” dal carattere brillante inframmezzato da un
Trio campestre. Il “Rondò” conclusivo è il movimento più
caratterizzato dal punto di vista “pastorale”: un refrain segnato
da un bordone, un accompagnamento che insiste su una nota grave,
tipico di cornamusa. Una coda fulminante, dove si distingue
nettamente il bordone, chiude la sonata. Si passerà, quindi alla
prima sonata dell’op.31, in Sol Maggiore, un vero e proprio
florilegio di stranezze, a cominciare dai rapporti di tonalità. La
pagina prende l’avvio con un tono quasi rapsodico, colloquiale che
la serena tonalità di sol maggiore contribuisce ad esaltare.
Annovera anacoluti, indugi e singolari digressioni che ne accrescono
il fascino. La particolarità di un secondo tema nella inconsueta
tonalità di si maggiore è stata più volte rimarcata, come pure il
gioco degli spostamenti d’accento che ne aumentano laverve. Più
d’uno ha insistito sul carattere «capriccioso ed evasivo» di
questa particolare Sonata (il sol maggiore vien fatto notare in
Beethoven è spesso la tonalità della distensione se non addirittura
del disimpegno). E allora, dopo le facezie del primo tempo, ecco il
locus amoenus di un Adagio grazioso, sorta di effusiva cavatina dai
neoclassici profili, irrorata di belcantistiche efflorescenze: vi è
chi vi intravede una reminiscenza di Haydn, l’aria della creazione
dell’uomo «Mit Würd und hoheit Angetan» dall’oratorio Die
Schöpfung (La Creazione) e chi, con motivazioni non meno valide,
rileva un anticipodi alcuni Péchés de vieillesse di Rossini, con
quell’allusivo pizzicato di archi reso dalla sinistra. Vi fa
seguito, infine, un Rondò di schubertiana scorrevolezza: luminoso
come certo Boccherini del quale richiama, vagamente, il celebre
Minuetto. Chiuderà la serata la terza Sonata dell’op. 31, composta
nel 1802. Il travaglio esistenziale del periodo non compromette il
carattere disteso dei temi, ma ne frantuma la linearità in brevi
cellule. Mancano del tutto lenti o adagi meditativi, sostituiti da
una innovativa successione di scherzo e minuetto insieme. Nonostante
nessun titolo sia stato assegnato da Beethoven, la Sonata è chiamata
impropriamente “La chasse” per via del suo ultimo movimento in
rapida rincorsa e di un certo clima pastorale che la attraversa. Il
gesto musicale d’esordio richiama l’elemento tematico del Lied
Der Wachtelschlag, ossia il canto della quaglia, ma l’allusione
onomatopeica al verso dell’’animale è solo uno spunto per una
costruzione puramente musicale: dà avvio tanto al primo quanto
all’ultimo movimento. Così, nell’Allegro iniziale in forma
sonata, quella che potrebbe sembrare un’introduzione fa, in realtà,
già parte del primo tema: l’esordio interrogativo richiama
l’attenzione dell’ascoltatore e lascia sospesa e incerta la
tonalità. Il secondo tema si distende invece con una certa
franchezza di spirito, con uno stile leggero e galante, quasi
settecentesco, su un basso albertino che vivacizza il ritmo. Nei
movimenti successivi, se lo Scherzo è un Allegretto vivace,
insolitamente in tempo binario e senza trio, dal carattere spigliato
come di una marcetta, il Minuetto del terzo movimento – l’ultimo
che Beethoven comporrà nelle sue 32 Sonate - rappresenta un
intermezzo lirico, un canto Moderato e grazioso, sul cui tema
Saint-Saëns scriverà nel 1874 le sue variazioni per due pianoforti.
Il Presto con fuoco finale è invece un momento di riconciliazione e
palpitazione insieme, un movimento di pura euforia pianistica, in cui
sembra che un’intera orchestra venga disposta sotto le dita
dell’esecutore.
BIOGRAFIA: Veneziana, ha curato la
propria formazione artistica con il M° E. Bagnoli, sotto la cui
guidasi è diplomata con lode nel 1986, appena sedicenne, presso il
Conservatorio “B.Marcello”. Si è successivamente perfezionata
conM. Tipo, K. Bogino, A. Jasinski , P. Masi e M. Mika .
Nel 1984 ha esordito con un recital
lisztiano alla “Wiener Saal” del Mozarteum di Salisburgo,
intraprendendo giovanissima la carriera concertistica. Vincitrice di
numerosi concorsi nazionali (tra cui Premio Venezia e Premio “A.
Speranza” di Taranto) e internazionali (tra cui “C.Zecchi” di
Roma, di cui si è aggiudicata all’unanimità anche il premio della
stampa, preselezioni Bachauer 1994 e 1998 e Diapason d’oro di
Sanremo), borsista Bayreuth e presso la Fondazione G. Cini di
Venezia, artista Steinway, ha tenuto recital in Europa, Canada e
Stati Uniti suonando in sale prestigiose, tra cui Mozarteum di
Salisburgo, Centro Schönberg di Vienna, Liszt Saal dell’Università
della Musica di Vienna, Auditorium della Kunstuniversität di Graz,
Dreikönigskirche di Dresda, Casal del Metge di Barcellona, Teatro di
Epinal, Accademia Chopin di Varsavia, BKA Theater di Berlino, Mozart
Hall di Bratislava, Abravanel Hall di Salt Lake City (Utah), Pollock
Hall di Montreal, New York University, Teatro la Fenice di Venezia,
Conservatorio “G. Verdi” di Milano, Teatro Olimpico di Vicenza
nell’ambito delle Settimane Musicali, Teatro dell’Opera del
Casinò di Sanremo, Teatro “G. Verdi” e Teatro Miela di Trieste.
Sta realizzando a Venezia, Bologna e Trieste l’integrale delle
Sonate e principali opere pianistiche di L.v. Beethoven, serie di
recital preceduti da introduzioni dedicate al Neoumanesimo tedesco.
Ha preso parte a numerosi Festival Internazionali di Musica
Contemporanea eseguendo l’integrale degli Studi di Ligeti in
collaborazione con il pianista Fabio Grasso; ha suonato con il
“Quartetto di Venezia” e l’Ex Novo Ensemble e si è esibita con
importanti orchestre tra cui l’Orchestra del Teatro La Fenice di
Venezia, l’Orchestra Sinfonica Siciliana, l’Orchestra da Camera
di Padova e del Veneto e l’ Orchestra Philarmonia Italiana. Ha
inciso per Aliamusica (2004, 2007) e Ars Publica (2008), Rosenfinger
(2012). Con Limen Music ha avviato l’incisione integrale in cd-dvd
delle Sonate e principali opere pianistiche di Beethoven,
accompagnate da video esplicativi sui rapporti con l’Umanesimo
tedesco (2013); di prossima uscita, sempre per Limen, un cd-dvd con i
Préludes II Livre di Debussy e La Valse di Ravel. Docente di
Pianoforte principale, Repertori del XX secolo e Filosofia della
Musica presso il Conservatorio “G.Tartini” di Trieste,
parallelamente all’attività pianistica ha coltivato la formazione
compositiva con Daniele Zanettovich e Riccardo Vaglini. Ha seguito
corsi di direzione d’orchestra con P. Bellugi, R. Rivolta e M.
Summers; ha inoltre approfondito gli studi compositivi nella classe
di Musica Elettronica del Conservatorio “B. Marcello” di Venezia.
Laureata con lode in Filosofia a Ca’ Foscari, ha conseguito il
Dottorato di Ricerca presso l’Università di Padova. Docente tra il
2001 e il 2009 all’ Accademia di Belle Arti di Venezia, ha
pubblicato per la casa editrice Il Poligrafo “Il gioco delle
facoltà in F. Schiller” (2002) e “L’archetipo e le sue
metamorfosi. La Bildung nei romanzi di Goethe” (2005). Di prossima
uscita per Mimesis “La chiave invisibile. Ha fondato e dirige il
Plurimo Ensemble, gruppo in residence dell’Ateneo Veneto, impegnato
nell’ideazione ed esecuzione di progetti che in un ideale
politecnico delle arti coinvolgono studenti degli istituti di
formazione superiore artistica nazionali (Conservatori di Venezia,
Milano, Trieste, Accademia di S. Cecilia di Roma, Accademie di Belle
Arti di Venezia e Roma, Università Ca’ Foscari, Università di
Roma Tre, Università di Milano) e internazionali (Juilliard School
NY, New York University, Università della Musica di Vienna).
Prossimo appuntamento: Gran finale,
venerdì 24 maggiocon il solista polacco, Michael Wladkowski, che
registrerà un cambiamento di location. Un centinaio di metri per
spostarsi tra i fasti barocchi e musicali della chiesa di San
Giorgio, per un programma che omaggerà i due numi tutelari della
musica polacca, Chopin e Szymanowski, in un confronto su piccole
forme, notturni, polonaise, ballate, mazurke, scherzi e fantasie per
il genio di Varsavia, le cui preziose miniature apriranno e
chiuderanno la serata, e un Etude e le Mètopes op.29 per Karol
Szymanovsky, che si pone in viaggio sulle tracce di Ulisse per
comporre una delle opere più “moderne” della letteratura
musicale polacca del primo Novecento.
COME DA COMUNICAZIONE RICEVUTA
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