In mostra, una settantina di opere
realizzate da Carlo Bernardini, Renata Boero, Giovanni Campus,
Riccardo De Marchi, Emanuela Fiorelli, Franco Mazzucchelli, Nunzio,
Paola Pezzi, Pino Pinelli, Paolo Radi, Arcangelo Sassolino, Paolo
Scirpa, Giuseppe Spagnulo, Giuseppe Uncini e Grazia Varisco: artisti
appartenenti a diverse generazioni, ma tutti con curricula di
altissimo livello, accomunati dal lavoro condotto con e sulla
materia.
«L'arte visiva - scrive Giorgio Bonomi
-, dalle Avanguardie storiche ad oggi, accanto ai materiali
tradizionali quali la tela, la tavola, l'olio, il marmo, il bronzo,
il gesso eccetera, si è servita di materie tra le più diverse ed
anomale, dagli scarti agli oggetti comuni, dal carbone agli strumenti
elettrici, dagli stracci ai vetri e così via, tanto che possiamo
affermare, da Duchamp in poi, che ogni "materia" può
essere funzionale alla creazione dell'opera d'arte».
La ricerca di ogni artista invitato si
caratterizza per l'uso di un materiale di particolare affezione,
anche se non unico, nel suo tragitto operativo. Il percorso
espositivo comprende, quindi, sculture e installazioni in terracotta,
cemento, ferro, legno, piombo, gomma e luce.
Si è scelto di intitolare la mostra
"Materie prime. Artisti italiani contemporanei tra terra e luce"
perché il termine "materia", che è certamente anche
sinonimo di "materiali", ha una sua connotazione più
filosofica, quasi metafisica, infatti la "materia" è ciò
che compone ogni cosa, concreta o astratta, fisica o ideale, mentre
il "materiale" è la materia che viene applicata, usata: ad
esempio, il marmo, il ferro sono "materie" che quando
vengono usate, sia dagli artisti che da altri, chiamiamo "materiali".
Già Aristotele parlava di "potenza" ed "atto",
di "materia" e "forma", dove la prima che è
indefinita deve assumere la seconda: anche in arte avviene questa
operazione.
L'allestimento all'interno della Rocca
Roveresca, da anni sede di importanti mostre di carattere nazionale
ed internazionale, offre una visione particolare delle opere
selezionate, la cui materia acquista quasi un'ulteriore potenza
emozionale: muri antichi accolgono "materie", "materiali",
tanto quelli che sono anch'essi antichi quanto quelli più moderni e
tecnologici, creando in tal modo una continuità spazio-temporale.
COME DA COMUNICAZIONE RICEVUTA
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