Autrice: Elisabetta Scaramelli
Romanzo psicologico
Formato 15x21
Pagine 314
Primo volume della trilogia Tragodìa.
Il seguito sta per essere pubblicato col titolo “Il figlio dentro”.
Il capitolo finale lo sto scrivendo (La morte delle sirene).
Si può acquistare nei vari store
online in versione cartacea, mentre l’ebook solo su Amazon al
momento.
PRESENTAZIONE
Scrivere ha sempre rappresentato per me
un modo per esprimere tutto ciò che la società attuale, così
caotica e rapida, mi impedisce di dire. Dopo aver saggiato, con
sofferenza iniziale, il disinteresse della maggior parte delle
persone verso i sentimenti e i pensieri profondi, ho iniziato a
riversare sui fogli il malanimo, la delusione, ma anche i miei
migliori sentimenti inespressi.
Scrivo da quando ho imparato a
scrivere. Ho iniziato con raccontini e poesie, ma poi, sentendomi
afferrare dagli impegni quotidiani, ho iniziato ad accantonare questa
passione per dedicarmi ad altro. Da piccola sognavo di fare la
scrittrice, il mio modello era Jo March, ma da adolescente sono stata
catturata dai romanzi gotici, ragion per cui ho iniziato a scrivere
poesie ermetiche e permeate di mistero.
Ciò che mi ha dato la spinta a mettere
nero su bianco le mie storie è stata la lunga esperienza come role
player e master. Il gioco di ruolo, così come le fan fiction, è
un’ottima palestra dove allenare e nutrire le proprie capacità
acerbe. In questo ambiente ho trovato il mio stile scrittorio, la
strada da seguire, ho dato corpo a quello che prima era solo vapore,
e alla fine ho deciso di riprendere una storia iniziata molti anni
prima e viverla (e farla vivere) come un’avventura da gioco di
ruolo. Tragodìa. Il gelo nel cuore è il mio primo romanzo edito. È
nato inizialmente come diario, il diario del protagonista: Ludovico
Visconti. Ma poi la necessità di rendere più visibile il contesto
della narrazione e di raccontare ciò che stava intorno a questo
personaggio mi ha spinta a farne una trilogia.
Siamo nella Torino del 1905, dove un
vice commissario di Polizia (il protagonista) viene coinvolto
intimamente in un caso che scuoterà le sue convinzioni. Ludovico non
è un uomo che esprime se stesso, lascia che gli altri lo giudichino
per quello che sembra: aspro, pungente, misantropo. Ha una marea di
sentimenti contrastanti dentro di lui e attende la morte di sua madre
per urlare al suo diario tutta l’amarezza, la rabbia e lo sdegno
che prova per lei e per ciò che lo circonda.
Ludovico è anche fortemente razionale
e irriverente verso le convinzioni, che lui ritiene sciocche, della
maggior parte della gente. Detesta i bigotti, i mangiafandonie, i
falsi credenti, i cimiteri caotici nel giorno dei morti e preferisce
chiudersi nella sua gabbia per guardare da dietro le sbarre, e
deridere, le persone diverse da lui. Ma la morte di una donna, una
suicida trovata in riva al Po, lo metterà davanti a una realtà che
aveva sempre evitato: l’anima sopravvive alla morte. Quella donna
martoriata dal fiume gli entrerà nel cuore, si impossesserà di lui
e lo costringerà a guardarsi intorno in modo diverso,
sensibilizzandolo ai patimenti e facendogli provare la pena per aver
abbandonato sua madre fino alla morte.
Ludovico è destabilizzato. Si chiede
se queste sensazioni sono frutto della sua follia o della sua
instabilità emotiva, se questo spirito è realmente accanto a lui o
è solo un Golem costruito dal suo senso di solitudine. Questa
sensibilità che riteneva di non possedere lo renderà fragile perché
lo costringe a percepire maggiormente la sua sofferenza e quella
degli altri. La sua maschera si sta sgretolando e lui ne è
terrorizzato.
Ad aggravare la situazione interviene
anche un segreto che conoscerà dopo la morte della madre e che lo
costringerà a rifugiarsi nel sole della Grecia per ripulirsi di
tutto il malanimo. Ma proprio in Grecia, esattamente a Tino, senza
volerlo, ricostruirà il suo passato grazie a degli incontri
straordinari e anche quello dell’annegata, che intanto lo
imprigiona in un amore atipico che, malgrado l’apparente
perversione, lo rende felice.
COME DA COMUNICAZIONE RICEVUTA
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