La campagna elettorale permanente, un
partito che non è di destra né di sinistra ma “del popolo”, un
improbabile contratto di governo, la voce grossa che mette a tacere i
giornali, l’odio che penetra nel discorso pubblico, le accuse ai
tecnici infidi, il debito, la gestione demagogica e irresponsabile
delle finanze. Sono le analogie che minacciano il presente e
rischiano di farlo somigliare pericolosamente a un passato che
credevamo di esserci lasciati alle spalle. Quando Hitler nel 1933
divenne cancelliere del Reich, i cittadini tedeschi cominciarono a
seguire incantati il pifferaio che li portava nel burrone. La cosa
più strana, ma niente affatto inspiegabile, è che avrebbero
continuato a credere religiosamente in lui anche dopo che erano già
precipitati.
Questi i temi del libro di Siegmund Ginzberg, Feltrinelli editore, dopo i saluti di Lucia Valenzi ne parlerà il giurista e poeta Felice Casucci, ne leggerà dei brani l'attore Bruno Maccallini, sarà presente l'autore.
Siegmund Ginzberg nato a Istanbul nel 1948, emigrato bambino a Milano. Sulle complesse e romanzesche vicende della famiglia, che si intrecciano a quelle del Novecento, da Istanbul alla Palestina ottomana, a Mosca a Praga, a Parigi e a Milano, ha scritto, prima di Sindrome 1933, quella che è stata definita un’ “autobiografia generazionale”, Spie e zie, Bompiani 2016. Giornalista, è stato per l’Unità in Iran durante la rivoluzione khomeinista, poi a Pechino, a New York, a Washington e a Parigi. Ha collaborato a il Foglio e la Repubblica, e altri giornali.
COME DA COMUNICAZIONE STAMPA RICEVUTA
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