23 ottobre 2019 Parco Archeologico di
Ercolano
Dopo più di 30 anni apre al pubblico
il ‘Cantiere open’ della Casa del Bicentenario; ai visitatori si
aprono le porte della dimora per entrare in alcuni ambienti di un
gioiello di vita domestica antica, nonché laboratorio di
conservazione per il futuro. Dopo il successo delle precedenti
esperienze, diventa stabile il progetto di condivisione del dietro le
quinte dei cantieri di conservazione messo in atto dal Parco
Archeologico di Ercolano.
Mercoledì 23 ottobre ore 11,00
Decumano Massimo
Il progetto è condotto congiuntamente dal Parco Archeologico di Ercolano, il Parco Archeologico di Pompei, l’Herculaneum Conservation Project e il Getty Conservation Institute.
Sono Intervenuti
il Direttore Generale del Grande
Progetto Pompei, Mauro Cipolletta
il Direttore Generale del Parco
Archeologico di Pompei, Massimo Osanna
il Direttore del Parco Archeologico di
Ercolano, Francesco Sirano
il Sindaco del Comune di Ercolano, Ciro
Buonajuto
il Presidente dell’Istituto Packard
Beni Culturali, Michele Barbieri
il Responsabile dell’Herculaneum
Conservation Project, Jane Thompson
per il Getty Conservation Institute,
conservatore restauratore Leslie Rainer
HA CHIUSO I LAVORI
l’on. Ministro per i Beni e le
attività Culturali e per il Turismo, DARIO FRANCESCHINI
All’inaugurazione
sono stati invitati dal direttore dei rappresentanti della comunità
locale di Via Mare.
Il ‘Cantiere open’ della Casa del
Bicentenario sarà aperto stabilmente al pubblico del Parco a partire
dal 24 ottobre 2019.
La Casa del Bicentenario nel crocevia tra città antica e città moderna, tra conservazione del passato e valorizzazione del futuro
Il 23 ottobre del 2019 è una data
significativa per molti motivi, alcuni più evidenti altri più
sottili, che vale la pena di raccontare.
Infatti, ai più probabilmente questa
data suggerisce solamente che si riapre al pubblico una delle più
importanti domus dell’antica Ercolano finora portata alla luce. In
realtà la celebrazione di questa data in cui 300 anni fa vennero
avviati gli scavi di Ercolano antica serve a richiamare molte altre
storie e, in qualche modo, anche a guardare insieme alla nostra
futura comune storia. È per quello che oggi si sono riunite molte
persone intorno a questa casa accogliendo l'invito a celebrare una
data: tanti professionisti che hanno lavorato e ancora lavorano per
conservare questa domus, rappresentanti delle istituzioni e dei
partner internazionali coinvolti, membri della società civile,
residenti della comunità che vive intorno agli scavi e che ne
conosce tutta la storia recente. Per tutte queste persone la data è
simbolica perché il decumano massimo si trova al confine degli scavi
novecenteschi e questo confine, dove la città antica finisce e
inizia quella moderna è oggi più che mai carico di significati, un
punto di partenza per riavvicinare le persone al patrimonio
culturale.
Si riapre una casa che non è ancora completamente restaurata, per mostrare le attività che servono a restituirla alla visita e per invitarle a fare parte di un delicato processo che normalmente è gestito solo da specialisti.
Per riavvicinarle le accogliamo a meglio comprendere la vita domestica antica in questa casa che è una di quelle che meglio la rappresentano.
Per riavvicinarle, stiamo completando l’ultimo tassello di un lungo percorso di riqualificazione del quartiere che si affaccia sul sito archeologico, per consentire alla comunità che vive qui di accogliere la comunità dei visitatori in uno spazio verde e panoramico.
Per riavvicinarle infine raccontiamo anche le difficoltà del percorso che abbiamo fatto fin qui e del contributo fondamentale che può portare il partner privato, sia esso filantropico sia scientifico, quando riunisce le forze per sostenere l’amministrazione pubblica nella tutela e valorizzazione del bene culturale.
Vicende storiche di ritrovamento e
conservazione
La Casa del Bicentenario si trova nel centro dell’antica Ercolano, affacciata sulla strada principale a pochi passi dal Foro e dal teatro. Lo scavo, avvenuto negli anni tra il 1937 e il 1939 sotto la guida di Amedeo Maiuri, mise in luce questa importante domus sviluppata su tre piani ed estesa per una superficie complessiva di circa 600 mq. La scoperta della casa, che deve il suo nome ai festeggiamenti collegati all’anniversario dell’avvio degli scavi della città antica di Herculaneum, finì per attirare l’attenzione del mondo intero. Dopo 2000 anni, un’abitazione di lusso, affacciata sul Decumano massimo e vicina alla principale piazza cittadina, apriva i suoi battenti, svelando la propria storia, ma anche il volto della città e dei suoi abitanti negli anni che precedettero l’eruzione grazie ad alcune straordinarie scoperte.
Il racconto di questa vicenda era stato
affidato dal tempo alla struttura della casa con le sue
trasformazioni, al pavimento e alle raffinate pitture del tablino, al
ritrovamento di un pannello di porta con grata scorrevole
carbonizzato e alla scoperta di una serie di tavolette cerate in un
ambiente al piano superiore della casa, la cui lettura avrebbe
ampliato di molto le conoscenze sui suoi proprietari, ma in
definitiva sull’intera compagine sociale cittadina.
A Maiuri fu fin da subito chiaro come
l’eccezionale stato di conservazione di questi elementi, così come
quello delle stoffe e degli alimenti carbonizzati recuperati in vari
punti della città, fosse capace di raccontare, con maggiore forza
espressiva di qualunque altra evidenza, la quotidianità di una città
romana fornendo la prova tangibile dell’eccezionalità di Ercolano.
Egli aveva saputo cogliere queste potenzialità scegliendo di
restituire, al pari della fisionomia originaria degli spazi, il volto
umano della città ricollocando gli oggetti nelle case e nelle
botteghe per rendere comprensibile la funzione degli spazi. Chi
visitava la casa all’epoca della sua riapertura avrebbe trovato
ricollocata nell’impluvium una colonnina marmorea; nell’ala a
sinistra dell’atrio una teca con alcuni reperti in bronzo,
terracotta, marmo e vetro recuperati dallo scavo; un tavolo di marmo
sostenuto da una colonna scanalata con base e capitello modanato e al
piano superiore dell’edificio, un mobile carbonizzato.
La Casa, purtroppo chiusa al pubblico
dal 1983 a causa di dissesti di ordine strutturale, riapre grazie
all’importante tappa della programmazione congiunta tra Packard
Humanities Institute, e il nuovo Parco Archeologico di Ercolano.
Studi, ricerche e interventi di conservazione e manutenzione si sono susseguiti negli ultimi dieci anni all’interno di una strategia complessiva che ha l’obiettivo del restauro totale dell’intero edificio senza rinunziare alla fruizione, anzi, cogliendo l’opportunità per realizzare un laboratorio all’aperto in cui coinvolgere il pubblico.
La ormai consolidata collaborazione
pubblico – privata con la Fondazione Packard ha creato un clima di
positivo interesse che ha attratto anche altre prestigiose
istituzioni internazionali quali il Getty Conservation Institute
(GCI) che, proseguendo con entusiasmo una collaborazione avviata nel
2011, sta contribuendo a restituire al pubblico il tablino della
casa in una fase di conservazione ancora più avanzata con un
progetto pilota e specifici studi in questo ambiente tra i più
interessanti della dimora.
I lavori di restauro nel tempo
La domus del Bicentenario è stata
scelta per un percorso conservativo innovativo, nel quadro del
consolidato sentiero collaborativo sopra menzionato che si è
tradotto nel’Herculaneum Conservation Project (HCP), di cui il sito
di Ercolano e la sua amministrazione si fregiano da quasi un
ventennio.
Questa domus infatti aveva
rappresentato, all’epoca degli scavi novecenteschi, uno dei
tasselli più significativi di una campagna di restauro mirata a
trasformare il sito archeologico in una città museo.
Con spirito simile, ma modalità
diverse, l’HCP ha affrontato la sfida del restauro a partire dal
2010 in stretta collaborazione con la ex Soprintendenza Archeologica
di Pompei, e ora con il Parco Archeologico di Ercolano, creandovi un
laboratorio permanente di restauro, a beneficio dell’intera città
antica. La casa infatti è esemplificativa delle sfide che questo
prezioso e fragile sito archeologico affronta oggi: delicati elementi
lignei carbonizzati, strutture in parte originali e in parte
ricomposte, in un delicato equilibrio statico voluto da Maiuri per
fini scenografici, affreschi e mosaici trattati innumerevolmente nel
corso di quasi un secolo dal disseppellimento.
Il laboratorio che si è voluto qui è
anche rappresentativo di come l’iniezione privata possa estrarre il
meglio dalle capacità dell’amministrazione pubblica: grazie al
nuovo Parco Archeologico di Ercolano la casa del Bicentenario sarà
un cantiere ‘permanente’ in cui studio e sperimentazione andranno
di pari passo con la fruizione attraverso un utilizzo equilibrato
delle risorse, un bene culturale comune su cui più soggetti lavorano
insieme per migliorarne le conoscenze e il pubblico godimento.
In questo virtuoso contesto, risorse
private e pubbliche sono confluite in questi anni per studiare,
conservare e fare rinascere ancora una volta questa splendida dimora
antica: con una staffetta esemplare della migliore amministrazione di
tutela italiana, il parco Archeologico di Pompei ha passato il
testimone al Parco Archeologico di Ercolano nel 2016, accompagnando
l’avvio dell’ultima campagna di interventi, quella che ha
permesso oggi la riapertura al pubblico; ad arricchire questa
compagine, oltre al team dell’HCP, anche gli specialisti del Getty
Conservation Institute, forse l’istituto di ricerca nel campo della
conservazione dei beni culturali più conosciuto al mondo, che dal
2010 sperimenta tecniche per la conservazione degli affreschi del
tablino della casa.
Aprendo le porte della domus oggi non
si ritrova solo la meraviglia di riscoprire ambienti e decorazioni
celati al pubblico dal 1983, ma anche una modalità diversa di
comprendere il processo di tutela, interagendo con gli specialisti e
vedendo gli sforzi in atto per recuperare quanto, salvato una prima
volta, rischiava di andare nuovamente perduto. Un appello alla
partecipazione di tutti a prendere parte a tale processo, muovendosi
con cautela e apprezzando i lavori in corso, più che osservando un
restauro ‘perfetto’.
Il visitatore potrà esaminare ancora
una volta l’audace sistema ricostruttivo messo a punto negli anni
‘30 del Novecento da Amedeo Maiuri e recuperato con il progetto
appena concluso, che permetteva (e permette) ai visitatori di godere
della vista delle partiture decorative superiori da piano terra e
anche dalla strada. Potrà entrare nel sontuoso atrio e analizzare la
copertura a compluvio che, deformata sotto la spinta della coltre di
fango vulcanico che seppellì la città nel 79 d.C., è stata
ricostruita nel corso del 900 più volte con grande difficoltà, a
causa del disassamento delle falde. Potrà vedere ponteggi e stazioni
di monitoraggio montati nel tablino, a beneficio della conservazione
di lungo termine dei delicati affreschi. Potrà anche osservare una
porta scorrevole in legno carbonizzato e immaginare le sfide che
ancora attendono i tecnici impegnati a mettere a punto una soluzione
innovativa adeguata per costruirle intorno una nuova teca. Potrà
entrare nel peristilio della casa e osservare il lavoro in atto per
consentire di nuovo l’accesso al primo piano nel retro della casa e
alla ‘croce’ creduta cristiana.
Uscendo da questa domus infine il
visitatore di domani potrà interrogarsi sulle difficoltà da
fronteggiare per restituire al pubblico una struttura così
articolata e fragile, in un sito scavato quasi un secolo fa, visitato
giornalmente da migliaia di persone e sito in un’area a forte
rischio sismico e idrogeologico.
Questo cantiere, appena terminato, ha
consentito di concludere una importante fase di lavori portata avanti
‘a tappe’ dal 2010, per ‘mettere in asciutto’ la casa,
sostituendo tutte le coperture che si erano degradate e che non
garantivano più l’allontanamento delle acque meteoriche, e
mettendo in sicurezza le
superfici decorate, per la prima volta
da trent’anni al riparo dal degrado attivo. Le modalità tecniche
sono state studiate per rispondere al rischio sismico, alle esigenze
di durabilità, di compatibilità con l’antico, ma soprattutto
nell’ottica, avviata dall’archeologo Maiuri, di una fruizione
quanto più possibile estesa, di una archeologia pubblica.
Le scelte ‘scenografiche’ attuate
nei restauri di Maiuri hanno comportato la necessità di realizzare
alcuni impegnativi interventi, quasi ‘chirurgici’, per recuperare
murature con bellissimi affreschi che erano state ricostruite in modo
da essere pressoché sospese al livello del primo piano, lungo il
Decumano massimo. Anche le strutture che conducevano al primo piano
nell’area del peristilio, ricostruite a suo tempo per consentire ai
visitatori di raggiungere la ‘croce’, e parzialmente crollate
negli anni Novanta, sono state ricomposte. È stato anche deciso di
ampliare il numero dei solai ricostruiti per consolidare
ulteriormente le strutture murarie, consentire una migliore gestione
delle acque e nel contempo proteggere gli apparati decorativi: i
nuovi solai sono stati adattati alle deformazioni causate
dall’eruzione e ai resti delle strutture antiche ancora in posto.
I lavori sulle superfici decorate sono
stati limitati alla loro messa in sicurezza, per consentire di
proseguire il processo di studio sulle tecniche più efficaci, ma
comunque proteggendole: tutti gli apparati decorativi parietali sono
stati consolidati e resi solidali con le strutture murarie, sono
state rimosse le dannose stuccature cementizie e sostituite con
adeguate malte di restauro e infine trattate per la rimozione degli
agenti biodeteriogeni.
Sulle pavimentazioni, soprattutto
quelle in mosaico, sono stati eseguiti interventi di stabilizzazione
importanti sia degli strati preparatori di sottofondo sia delle
tessere più superficiali, al fine di garantire la calpestabilità
delle stesse. Dopo attento studio si è decisa la sostituzione delle
stuccature di restauro nelle aree di lacuna per poter ripristinare
un buon piano di planarità della superficie, eliminando differenze
di piani tra le aree di lacuna e il piano di calpestio che, come è
immaginabile, possono generare fenomeni di degrado antropico sulle
delicate tessere musive.
I lavori alla casa del Bicentenario
sono ancora in corso: le prossime tappe riguarderanno in particolare
la conservazione degli affreschi e dei manufatti in legno
carbonizzato, e il ripristino degli accessi ai piani superiori,
sempre in un’ottica multidisciplinare ed innovativa.
L’intervento sulla porta a soffietto
in legno carbonizzato è stato rinviato per permettere una maggiore
acquisizione dei dati conservativi e microclimatici, tali da
consentire poi l’esecuzione di un progetto di restauro più preciso
e ampiamente condiviso, anche sulla base delle ricerche che si stanno
svolgendo nell’ambito dell’HCP su questa classe di materiali.
Come è possibile osservare e
apprezzare, nel tablino della casa è ancora in corso di svolgimento
un progetto pilota del Getty Conservation Institute, per lo studio e
la conservazione delle superfici decorate sia parietali sia
pavimentali. Il progetto si propone di mettere a punto metodi e
materiali che potrebbero essere impiegati anche per la conservazione
di altre superfici decorate che, seppellite durante l’eruzione del
79 d.C., presentano problemi analoghi dopo essere state riportate
alla luce e sottoposte a interventi di restauro. La metodologia
conservativa seguita dal progetto è condotta in modo
scientificamente rigoroso, avendo previsto ricerche propedeutiche,
analisi scientifiche, monitoraggio delle condizioni ambientali e
prove di trattamento, per poi introdurre misure passive e interventi
conservativi allo scopo di preservare le pitture murali e il
pavimento musivo. A queste operazioni farà seguito, nel 2020, un
monitoraggio post-trattamento.
Oggi il Parco Archeologico di Ercolano
sta rendendo fruibili degli ambienti della Casa del Bicentenario che
rappresentano un primo saggio di restauri che si sveleranno pian
piano ai visitatori, coronando il processo del programma di
inclusione del pubblico e di partecipazione nelle attività di
restauro e manutenzione dell’eccezionale patrimonio archeologico
dell’antica città. Durante l’ultimo anno, con il programma
Close-up sono stati centinaia i visitatori che hanno avuto assaggi
del dietro le quinte del lavoro di archeologi e restauratori
impegnati nel loro lavoro dal vivo nella Casa dell’Albergo, nella
Casa del Colonnato Tuscanico, nella Sede degli Augustali, Casa del
Tramezzo di Legno, nella Casa d’Argo per citarne solo alcune.
superfici decorate, per la prima volta
da trent’anni al riparo dal degrado attivo. Le modalità tecniche
sono state studiate per rispondere al rischio sismico, alle esigenze
di durabilità, di compatibilità con l’antico, ma soprattutto
nell’ottica, avviata dall’archeologo Maiuri, di una fruizione
quanto più possibile estesa, di una archeologia pubblica.
Le scelte ‘scenografiche’ attuate
nei restauri di Maiuri hanno comportato la necessità di realizzare
alcuni impegnativi interventi, quasi ‘chirurgici’, per recuperare
murature con bellissimi affreschi che erano state ricostruite in modo
da essere pressoché sospese al livello del primo piano, lungo il
Decumano massimo. Anche le strutture che conducevano al primo piano
nell’area del peristilio, ricostruite a suo tempo per consentire ai
visitatori di raggiungere la ‘croce’, e parzialmente crollate
negli anni Novanta, sono state ricomposte. È stato anche deciso di
ampliare il numero dei solai ricostruiti per consolidare
ulteriormente le strutture murarie, consentire una migliore gestione
delle acque e nel contempo proteggere gli apparati decorativi: i
nuovi solai sono stati adattati alle deformazioni causate
dall’eruzione e ai resti delle strutture antiche ancora in posto.
I lavori sulle superfici decorate sono
stati limitati alla loro messa in sicurezza, per consentire di
proseguire il processo di studio sulle tecniche più efficaci, ma
comunque proteggendole: tutti gli apparati decorativi parietali sono
stati consolidati e resi solidali con le strutture murarie, sono
state rimosse le dannose stuccature cementizie e sostituite con
adeguate malte di restauro e infine trattate per la rimozione degli
agenti biodeteriogeni.
Sulle pavimentazioni, soprattutto
quelle in mosaico, sono stati eseguiti interventi di stabilizzazione
importanti sia degli strati preparatori di sottofondo sia delle
tessere più superficiali, al fine di garantire la calpestabilità
delle stesse. Dopo attento studio si è decisa la sostituzione delle
stuccature di restauro nelle
L’apertura della Casa del
Bicentenario sarà il focus di una sperimentazione della durata di
quattro mesi in cui i visitatori saranno chiamati a partecipare alla
prevenzione del degrado anche attraverso l’uso e il riuso di
speciali copri scarpe ecocompatibili. Le pattine permetteranno di
calpestare le superfici senza danneggiarle, in modo non invasivo e
rappresenteranno anche un simpatico ricordo di un’esperienza di
inclusione.
La Casa del Bicentenario tra destino e
mito
Il segno della cristianità
Il 28 gennaio 1938 lo scavo nella Casa
del Bicentenario raggiunse il primo piano del quartiere sul braccio
ovest del peristilio. Qui si verificò un ritrovamento che fu subito
giudicato di straordinaria importanza. Nei Diari di scavo si legge,
infatti, che “in un ambiente del piano superiore… sulla parete
ovest sopra stucco a fondo bianco vi è incisa una croce alta m. 0,45
per 0,36. La parte perpendicolare è larga m. 0,045 e quella
orizzontale m. 0,025… Sul pavimento, sotto la croce, vi è una
cassa o ara votiva di legno carbonizzato non ancora sterrata”. La
scoperta fu subito comunicata ad Amedeo Maiuri il quale colse le
straordinarie potenzialità del rinvenimento che poteva fare di
Ercolano il luogo al mondo dove si conservava la più antica
testimonianza cristiana del culto della croce. La domus è
particolarmente nota al grande pubblico proprio per la scoperta di
quello che venne ritenuto erroneamente da Maiuri il primissimo segno
della cristianità in questi luoghi, cioè un segno a forma di croce
sull’intonaco parietale di un ambiente di primo piano, poi
interpretato come supporto di una
mensola sulla base del confronto con altri ritrovamenti simili. Ma
tanto bastò tuttavia per far diventare ancora oggi la casa oggetto
di interesse anche per questo motivo.
Un archivio di tavolette cerate
La Casa del Bicentenario è una delle
otto che hanno restituito tavolette di legno per la scrittura e, in
misura molto ridotta, papiri che costituivano veri e propri archivi
dei più importanti documenti con valore giuridico personali e delle
attività, prevalentemente di tipo economico finanziario, svolte dai
loro possessori. Questi preziosi reperti, insieme all’eccezionale
biblioteca della Villa dei Papiri e ai graffiti incisi sulle pareti
di case ed edifici pubblici, rendono Ercolano un esempio unico in
tutto il mondo romano che aiuta a comprendere la forte presenza e la
diversificazione della scrittura con un’alfabetizzazione molto
diffusa e estesa a tutte le classi sociali. Al momento dell’eruzione
almeno centocinquanta documenti su tavolette di legno (di cui
sessanta sono stati riconosciuti nei depositi del Museo Archeologico
Nazionale di Napoli), accompagnati da un unico papiro, si trovavano
riposti in una cassa di legno in una camera al primo piano
accessibile solo dalla parte più riservata ed intima della dimora,
non lontana dal tablino, ufficio del padrone di casa. La vicenda più
intrigante riguarda una donna di questa famiglia, Calatoria Themis, e
i fatti si sono svolti solo pochissimi anni prima dell’eruzione,
quando era rimasta vedova del defunto Caio Petronio Stefano. Si
tratta del famoso “processo di Petronia Justa” che vide
contrapporsi Calatoria Themis e Petronia Justa per stabilire se
quest’ultima fosse o meno libera dalla nascita.
La ripiantumazione nel giardino
Si osservano gli affreschi, si seguono
i tracciati dei giardini, si fanno i calchi in gesso delle radici,
attraverso la paleobotanica si studiano i resti fossili di vegetali e
pollini, si arricchisce la conoscenza scientifica delle specie, oltre
a fornire informazioni sul contesto storico e naturalistico del
territorio vesuviano. Così il giardino della Casa del Bicentenario
ritornerà al suo splendore anche con la ripiantumazione di rose e
piante ornamentali.
Ercolano: la
sfida del “piccolo” che piace
La sfida che il Parco ha raccolto è di
costruire e rafforzare l’identità di Ercolano come valore
culturale passato e presente, per guardare al futuro. Conciliare
conservazione preventiva e fruizione, sostenibilità economica e
qualità dell’offerta culturale, ricerca scientifica e inclusione
sociale, archeologia e valori culturali è molto più di un impegno,
è nella visione del parco elemento costitutivo del proprio DNA.
Nel corso dell’ultimo anno tutta
l’azione è stata condotta secondo linee strategiche che
innescassero un processo virtuoso per vincere queste sfide.
I primi risultati non hanno tardato a
mostrarsi. Il Parco sta diventando un laboratorio a cielo aperto
accessibile a tutti. Non solo cantieri di manutenzione e restauro
distribuiti secondo criteri di priorità, ma questi stessi luoghi
sono diventati elementi di riferimento e comunicazione anche per il
pubblico che vede arricchirsi di contenuti la visita anche grazie a
focus dedicati proprio ai cantieri aperti.
L’ampliamento degli orari di vista in
notturno, così come il programma delle giornate gratuite sono stati
colti come occasioni eccezionali per condividere valori culturali e
tematiche anche scientifiche scelte ad hoc per ogni singolo evento.
La politica di bigliettazione è stata
inserita all’interno della costruzione di una rete di istituzioni e
Musei con i quali è oggi possibile condividere programmazioni oltre
che pubblici.
Questo modo di operare non ha
riguardato solo l’interno del recinto degli scavi, ma anche
l’esterno. Qui il Parco svolge funzioni di tutela entro un
territorio circoscritto, ma soprattutto sta seguendo con il Comune e
la Fondazione Packard un importantissimo intervento di recupero
urbano, intessendo nello stesso tempo un dialogo con i residenti
fatto non di parole ma di azioni che testimoniano vicinanza e
condivisione come ad esempio la manutenzione di un’edicola della
Vergine Maria posta di fronte ad uno degli ingressi del Teatro antico
sfigurata dall’abbandono e dai graffiti.
L’aumento secco del numero dei
visitatori (che in questi giorni hanno raggiunto il mezzo milione)
non è per il Parco un traguardo ma parte del processo di
affermazione e condivisione dell’identità di questo straordinario
patrimonio dell’umanità.
La strategia organizzativa degli eventi
ha messo a sistema fonti di finanziamento diverse, come il Piano di
Valorizzazione Mibact e i fondi ordinari, per attivare una serie di
iniziative volte all’ampliamento dell’offerta di visita, al suo
arricchimento emozionale, al coinvolgimento del pubblico attraverso
metodi innovativi e proposte sperimentali.
In ordine cronologico le ultime due
iniziative da tutto esaurito sono il Teatro Antico e la Mostra
SplendOri. Il lusso negli ornamenti ad Ercolano. L’accessibilità
al Teatro Antico è stata ampliata grazie ad un finanziamento del
Piano di Valorizzazione MiBACT. Dal 5 ottobre 2019 per un periodo
sperimentale il teatro sotterraneo dell’antica Herculaneum è
visitabile il sabato e la domenica con un biglietto integrato che ad
un prezzo molto conveniente comprende la visita al Teatro e al Parco.
Il nuovo biglietto registra sold out ogni fine settimana.
Nell’ambito della nuova strategia di
bigliettazione mirata a favorire l’integrazione del Parco con altri
circuiti culturali ricordiamo i biglietti integrati con il Museo di
Pietrarsa- Ercolano e la Vesuvio- Ercolano card (biglietto unico per
visitare il gran cono del vulcano, il Parco Archeologico di Ercolano,
il MAV, i Musei Universitari del Dipartimento di Agraria, la Villa
Campolieto) iniziative nel segno della tessitura di una offerta
culturale territoriale, in cui le istituzioni collaborano per offrire
ai visitatori sempre nuove opportunità di accrescimento culturale e
svago.
È stata la pressione delle richieste e
dei riscontri positivi del pubblico italiano e straniero, pervenuti
anche attraverso commenti e recensioni social, a far decidere per una
proroga straordinaria della Mostra SplendOri. Il lusso negli
ornamenti ad Ercolano fino al 30 novembre 2019.
Il Parco intanto si prepara alla
seconda grande mostra sui reperti lignei.
Scommessa vinta anche per un’altra
iniziativa prevista nel Piano di Valorizzazione 2019 MiBACT I Venerdì
di Ercolano: 11 aperture serali, quasi sempre piene già in
prevendita, che si sono svolte a partire dal 19 luglio fino al
22 settembre con un totale di visitatori di 7152. (Dal 2 agosto 2019,
per la forte sollecitazione da parte dei visitatori, l’offerta è
stata ampliata anche con l’istituzione di un turno in lingua
inglese).
Successo fanno registrare le
declinazioni locali delle iniziative ministeriali: per Iovadoalmuseo,
le domeniche gratuite fanno registrare circa 5000 visitatori al
giorno, e i pomeriggi gratuiti attirano folle di più di mille
visitatori per pomeriggio.
Tra le iniziative identitarie del Parco
vanno ricordate la Festa della Musica il 21 giugno, giornata in cui
il Parco rinasce al suono degli strumenti più svariati suonati dagli
studenti degli istituti coreutici e Licei musicali del territorio
circostante e partenopeo, un evento diffuso sul territorio con la
partecipazione della Città Metropolitana di Napoli, Mav, Reggia di
Portici.
La Via Crucis diocesana, presieduta dal
Cardinale Crescenzio Sepe, quest’anno ha scelto il Parco di
Ercolano come prima tappa delle celebrazioni pasquali partenopee.
Intenso il dialogo con il territorio e,
tra le tante iniziative, ricordiamo la Festa della mamma che è stata
dedicata alle forti donne che abitano Via Mare, limitrofa al Parco ed
interessata da interventi di valorizzazione territoriale: per loro
una visita guidata al Teatro antico con il direttore.
E centinaia sono stati gli studenti che
hanno potuto fare esperienza nel Parco Archeologico di Ercolano
grazie all’Alternanza scuola lavoro.
Ma denso anche il dialogo con lo
scenario internazionale, con l’organizzazione per la prima volta in
Italia di un Action Camp nell’ambito del progetto UNESCO World
Heritage Volunteers idealmente riconnessi ai “cantieri scuola”
che proprio ad Ercolano Maiuri aveva voluto tra anni 50 e 60 del
secolo scorso.
PROGETTO
‘VIA MARE’ A ERCOLANO, in fase di svolgimento
La riapertura della casa del
Bicentenario si svolge in contemporanea con il lancio della fase
finale di un altro strategico progetto realizzato congiuntamente da
enti pubblici e privati.
Questa volta non si tratta di un
progetto di conservazione, né di studio archeologico, ma di
un’iniziativa di largo respiro mirata all’integrazione tra parco
e territorio circostante per creare un nuovo ecosistema culturale
dove presente e passato convivono per contribuire all’identità di
Ercolano e al miglioramento della qualità della vita.
Entrando nella casa del Bicentenario e
gettando lo sguardo verso ovest, si potrà da oggi vedere i concreti
risultati di questa iniziativa: il muro di confine che diventerà un
belvedere sulla città antica, una grande area che diventerà un
giardino, una piazza che riconnetterà il centro storico di Ercolano
con il suo cuore antico, il foro, che si cela ancora sotto terra,
proprio in corrispondenza di via Mare.
L’iniziativa ‘Via Mare’ nasce in
seno all’Herculaneum Conservation Project a partire dal 2006, su
spinta del Dr. David W. Packard. Il Parco Archeologico di Ercolano
(precedentemente la Soprintendenza Archeologica di Pompei), il Comune
e la Fondazione si sono uniti alla Fondazione filantropica americana
in modo progressivamente più impegnativo (fino alla firma di un
accordo multilaterale nel 2014) per raccogliere l’ultima sfida
lasciata aperta dalla campagna novecentesca di scavo, quella di
avvicinare la città antica e moderna, valorizzando i confini
trasformandoli da ‘limiti’ a ‘opportunità’.
Con la consegna dei lavori di
‘Riqualificazione’ nel luglio 2019 inizia finalmente l’ultimo
tassello di questo complesso mosaico che porterà l’atteso
cambiamento urbanistico, culturale e sociale nel rapporto tra città
antica e città moderna.
Infatti, le misure previste lungo la
via Mare, con l’abbattimento del muro di confine, e l’apertura di
uno spazio pubblico verde, gestito in parte dal Parco Archeologico di
Ercolano e in parte dal Comune nel cuore del centro storico,
affacciato sul sito archeologico e in corrispondenza del Teatro
antico sotterraneo, cambieranno potenzialmente tutte le dinamiche dei
flussi turistici e promuoveranno nel tempo nuove iniziative culturali
e sociali, togliendo Via Mare dall’isolamento e anzi dando al
quartiere una posizione di rilievo nel centro storico. Inoltre, il
contributo delle associazioni, che hanno affiancato il progetto fin
dalla sua redazione, ha favorito il miglioramento del dialogo con la
comunità locale e ha offerto ulteriori spunti di sviluppo culturale
e sociale per l’intero territorio ercolanense. Il progetto Via Mare
è visto come pilota a scala territoriale, innescando delle azioni
virtuose anche sui restanti confini sito-città. Grande attenzione e
interesse è stato manifestato da numerosi organismi internazionali,
tra cui l’UNESCO, che da tempo promuove la creazione di una zona
filtro per tutti i siti vesuviani.
DICHIARAZIONI
Dichiara il Ministro per i Beni e le
Attività culturali e per il Turismo on. Dario Franceschini “La
preziosa collaborazione tra pubblico e privato che da un ventennio
opera a Ercolano ha portato un altro frutto: la riapertura al
pubblico dopo 36 anni della Casa del Bicentenario. Si tratta di un
risultato importante, che ha il merito di coniugare studio, restauro
e fruizione di un monumento straordinario, caduto in stato di
abbandono alla fine del XX secolo e ora nuovamente accessibile ai
visitatori.
Stato e mondo privato dimostrano così
di poter agire insieme per la miglior tutela e valorizzazione del
patrimonio culturale grazie a un progetto condiviso, che in questa
circostanza ha riguardato anche il restauro degli ambienti del
tablino.
La guida illustra ai visitatori la
lunga storia che dallo scavo del sito tra il 1937 e il 1939 porta ai
nostri giorni, restituendo il clima di fervore e entusiasmo che
accompagnava le prime scoperte, l’interesse cresciuto intorno alla
Casa del Bicentenario, le vicende successive che portarono alla sua
chiusura e l’entusiasmo con cui oggi si è lavorato al suo
recupero.
La cura scientifica che
contraddistingue l’opera condotta a Ercolano rappresenta un modello
e deve costituire motivo di orgoglio per tutti coloro che hanno
lavorato a questo progetto. Cittadini e turisti potranno così
tornare ad ammirare una delle case più interessanti del sito, godere
dei suoi ricchi ambienti e stupirsi di fronte ai sontuosi affreschi
del tablino”.
Il Direttore del Parco Francesco Sirano
si sofferma sulla progettazione appena conclusa: “Inserita
all’interno della programmazione congiunta pluriennale di cui è
responsabile per la Fondazione Packard l’architetto Jane Thompson,
è stata affidata alla straordinaria equipe di professionisti
dell’Herculaneum Conservation Project, coordinati dall’architetto
capogruppo Paola Matilde Pesaresi, affiancata da Annunziata Laino per
gli aspetti di restauro e da Giovanni Vercelli per gli aspetti
strutturali. In una ideale staffetta hanno diretto i lavori
l’architetto Annamaria Mauro del Parco Archeologico di Pompei e
l’architetto Angela Di Lillo del Parco Archeologico di Ercolano. In
questo contesto assume particolare pregio anche il progetto pilota
del Getty Conservation Institute per lo studio e la conservazione
delle superfici decorate nel tablino della Casa del Bicentenario,
capitanato da Leslie Rainer. Si tratta di una rete virtuosa di
soggetti internazionali di alto valore scientifico che il Parco
coltiva come base imprescindibile per la qualità della propria
azione”.
“Ercolano, come Pompei, ha dimostrato
negli ultimi anni di essere un esempio virtuoso di gestione pubblica
in grado di garantire la salvaguardia e la conservazione del sito e
di saperne rilanciare l’immagine. – dichiara Massimo Osanna,
Direttore Generale del Parco Archeologico di Pompei - Se da un lato
Pompei è stata riconosciuta come modello di buona spesa dei fondi
pubblici, Ercolano si è confermato esempio di riuscita sinergia tra
pubblico e privato, in termini di capacità di programmazione e di
strategia tesa alla salvaguardia e al restauro. La restituzione alla
fruizione della
Domus del Bicentenario ne è l’ulteriore
dimostrazione.
Il complesso intervento di restauro che ha interessato le strutture, le coperture e gli apparati decorativi è stato finanziato con fondi del Parco archeologico di Pompei, collocandosi in un momento di passaggio che ha poi portato all’autonomia degli scavi di Ercolano. I lavori, diretti dall’Arch. Annamaria Mauro, capo dell’ufficio tecnico del Parco Archeologico di Pompei, sono stati eseguiti dal personale tecnico interno di Pompei ed Ercolano, con il supporto di esperti della Packard che da lungo tempo affiancano la direzione scientifica della Soprintendenza di Pompei, prima, oggi del Parco Archeologico di Ercolano. Anche questo passaggio di testimone da un’istituzione all’altra, senza interruzioni e intoppi, ha comprovato la capacità di agire in rete e collaborare per un obiettivo comune, che è la salvaguardia del patrimonio culturale universale.
Il complesso intervento di restauro che ha interessato le strutture, le coperture e gli apparati decorativi è stato finanziato con fondi del Parco archeologico di Pompei, collocandosi in un momento di passaggio che ha poi portato all’autonomia degli scavi di Ercolano. I lavori, diretti dall’Arch. Annamaria Mauro, capo dell’ufficio tecnico del Parco Archeologico di Pompei, sono stati eseguiti dal personale tecnico interno di Pompei ed Ercolano, con il supporto di esperti della Packard che da lungo tempo affiancano la direzione scientifica della Soprintendenza di Pompei, prima, oggi del Parco Archeologico di Ercolano. Anche questo passaggio di testimone da un’istituzione all’altra, senza interruzioni e intoppi, ha comprovato la capacità di agire in rete e collaborare per un obiettivo comune, che è la salvaguardia del patrimonio culturale universale.
Il lungo lavoro
di progettazione che precede il restauro dimostra quanto sia
fondamentale l’attività di studio e ricerca che è alla base di
ogni singolo intervento. Ma è soprattutto l’approccio globale alla
conservazione, inteso come programmazione coordinata delle attività
e non attuazione di azioni singole e slegate, che contribuisce al
buon risultato finale, sia a Pompei sia a Ercolano.”
Conclude il Direttore del Parco
Francesco Sirano - “Il progetto del Bicentenario come approccio
bifronte rivolto non solo alla cura ed alla conservazione del sito ma
anche alla riconnessione al territorio di riferimento. Non è infatti
un caso che l’inaugurazione si svolga in concomitanza con i lavori
di recupero urbano a Via Mare.
I lavori di restauro al Bicentenario si
inseriscono in un più ampio programma di manutenzione e restauri,
articolato su cicli di tre anni, esteso all’intera città i cui
benefici non tarderanno a essere percepiti anche dai nostri ospiti in
termini di miglioramento della qualità complessiva dell’esperienza
di visita. L’apertura della Casa del Bicentenario rappresenta un
forte segno dell’avanzamento della collaborazione internazionale.
Sono convinto che solo un approccio corale e aperto, di sostegno da
parte di tutta la comunità, locale e internazionale, possa aiutare
questa domus e questa città a non ricadere mai più nello stato di
abbandono della fine del XX secolo”
COME DA COMUNICAZIONE RICEVUTA
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