L’antica Ercolano, distrutta
dall’eruzione vesuviana del 79 d.C., era sicuramente una
città sul e di mare, lo dimostrano l’esplorazione
archeologica approfondita nel settore delle Terme Suburbane, che ha
messo in luce la sabbia vulcanica dell’antica spiaggia, dando prova
in modo incontrovertibile della posizione del litorale davanti
all’area urbana, oltre alle molte testimonianze materiali legate
alle attività marinaresche rinvenute nel corso degli anni nel sito
archeologico.
Il Parco Archeologico di Ercolano
partecipa alla mostra “Thalassa meraviglie sommerse dal
Mediterraneo” con un contributo che aiuta a conoscere da vicino la
vita di quanti al mere erano legati per professione o per soddisfare
bisogni primari. Questo contributo si inserisce in un percorso
espositivo al Museo Archeologico di Napoli con circa quattrocento
reperti, provenienti da prestigiose istituzioni italiane ed
internazionali (tra queste, il Museo Archeologico di Atene, che
presta circa trenta opere provenienti dal famoso relitto di
Antikythera, prima imbarcazione scoperta nel Mediterraneo proprio
agli albori del Novecento) per tracciare la natura polisemantica di
un Mare nostrum che, già nell’antichità, aveva un profondo valore
simbolico, culturale ed economico e dal Parco Archeologico di Ercolano,
in esposizione a “Thalassa, meraviglie sommerse dal Mediterraneo”,
in programma sino al 9 marzo 2020, reperti di rara fattura, esclusivi
esempi del mondo antico, legati alla vocazione marinaresca
dell’antica città: un timone, un fasciame con corde arrotolate e
cuoio sul quale si distinguono punti di cucitura, ami da pesca, pesi
da rete in piombo, galleggianti provenienti dall’area degli scavi
nuovi della Villa dei Papiri e dell’antica spiaggia.
La vicinanza e la connessione al mare è
un forte elemento caratterizzante dell’antica Ercolano, tanto che i
reperti rinvenuti nel tempo sono stati esposti in un luogo dedicato:
il Padiglione della barca, dove i visitatori possono ammirare anche
lo scafo di una barca della lunghezza di 10 m. e una larghezza di
2,20 m circa; si trattava probabilmente di un grosso gozzo marinaro.
Prevedeva la presenza di tre scalmi per lato e poteva quindi essere
mossa da tre coppie di remi, si ipotizza quindi che possa esser una
lancia militare con un equipaggio di tre rematori per lato e
un timoniere forse utilizzata per portare soccorsi alla
popolazione al momento dell’eruzione del 79 d.C..
Straordinariamente ben conservata è la zona di poppa, dove è stata
ritrovata la forcella d’appoggio per il timone, che era del tipo a
remo esterno ed era bloccato alla forcella da una corda, anch’essa
rinvenuta durante lo scavo.
Nel Padiglione, accanto alla barca,
alcune vetrine espongono preziosi oggetti in legno e altri materiali
deperibili – conservatisi grazie alle particolari condizioni del
seppellimento di Ercolano – che rivelano quanto fosse stretto il
rapporto della città con il mare.
Il Padiglione della barca è visitabile
negli orari di apertura del Parco Archeologico ed è accessibile con
lo stesso biglietto di inresso al sito.
"Prosegue
la mobilitazione dei reperti del Parco, testimoni itineranti del
nostro passato - dichiara il Direttore Francesco Sirano - e mi piace
sottolineare la rarità e quasi unicità per esempio del timone che
verrà esposto, oltre che del rotolo di corda e resti di un telone in
cuoio, nel quale si possono distinguere i punti di cucitura,
evidentemente utilizzato per proteggere le barche o le
attrezzature. Ercolano racconta un mare quotidiano, la vita
sull’incantevole Golfo di Napoli, ma almeno parte dei cittadini
dovevano svolgere attività marinare più complesse come indica in
uno dei due templi del santuario affacciato proprio sulla spiaggia il
culto della dea Venere come protettrice della navigazione. Ercolano
conferma dunque la sua funzione di trasmissione di fondamentali dati
storico archeologici ma anche di valori umani, i materiali legati al
mare sono in tal senso messaggeri di un passato di uomini e donne che
li hanno maneggiati ed utilizzati, la natura, la cura nella ricerca e
nella conservazione hanno poi fatto il resto, con le vicende accadute
che ne hanno determianto l’eccezionale stato di preservazione ".
COME DA COMUNICAZIONE RICEVUTA
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