Il percorso espositivo presenterà
circa quattrocento reperti, provenienti da prestigiose istituzioni
italiane ed internazionali (tra queste, il Museo Archeologico di
Atene, che presta circa trenta opere provenienti dal famoso relitto
di Antikythera, prima imbarcazione scoperta nel Mediterraneo proprio
agli albori del Novecento) tracceranno la natura polisemantica di un
Mare nostrum che, già nell’antichità, aveva un profondo valore
simbolico, culturale ed economico.
“Thalassa non è solo una mostra sul
Mediterraneo antico ma è, soprattutto, un esempio di metodo. Al
centro del nostro lavoro ci sono la ricerca scientifica, il sostegno
tra enti statali e territoriali, l'apporto delle Università, le
professionalità dei giovani archeologi, le azioni innovative di
aziende tecnologiche private. Le costellazioni del cosmo celeste
dell'Atlante Farnese, simbolo della mostra, non sono dunque solo un
riferimento alle rotte nel mondo antico ma, per noi, equivalgono ad
una guida verso un nuovo corso. Nelle molte sezioni troverete temi
legati al Mediterraneo antico, nelle quali dialogano reperti
archeologici riemersi dalle acque, tecnologia, ricostruzioni: dai
tesori al commercio, dal mito all'economia, dalla vita di bordo alle
ville d'otium fino ai rinvenimenti nelle acque profonde il visitatore
potrà avere un quadro aggiornato dello stato dell'arte
dell'archeologia subacquea del Meridione. Vi saranno naturalmente
anche le nuove scoperte provenienti dall'area portuale di Neapolis.
Thalassa disegna, nel complesso, rotte culturali tra tanti siti
campani, del Meridione e di altri paesi mediterranei. Si tratta
di una connessione storica che però deve rafforzare l'idea che il
Mare Nostrum sia un ponte e non una separazione. In questo senso
vanno intese anche le mostre collaterali, che ci parlano di migranti
napoletani e Ischitani fra fine Ottocento e primi del Novecento”,
commenta il Direttore del Museo, Paolo Giulierini.
Molteplici, dunque, i filoni tematici
che saranno approfonditi dalla mostra “Thalassa”: se un focus ad
hoc sarà dedicato all’archeologia subacquea, dagli albori degli
studi negli anni Cinquanta del Novecento (tra i primi ritrovamenti,
le statue del porto di Baia, le migliaia di lucerne dal porto di
Pozzuoli, l’elmo dal relitto di Albenga) alla sperimentazione
tecnologica del terzo millennio (grazie a robot e strumentazioni
raffinate, è possibile oggi conoscere la ricchezza degli abissi del
Tirreno), l’esposizione si connoterà come una vera e propria
enciclopedia, per immagini, della vita e della cultura antica
dedicata al mare.
Indispensabile, per delineare questa
summa di significati, l’analisi dei carichi delle imbarcazioni che
sono affondate in epoca antica: in “Thalassa”, sarà possibile
ammirare raffinati gioielli in oro, pregiate coppe di vetro, parti di
statue bronzee ed oggetti della vita di bordo del relitto di
Antykithera, così come sezioni di nave ed anfore vinarie del relitto
rinvenuto nel 1990 a largo di Punta Licosa.
Il mare era, dunque, la via per
eccellenza dei commerci, la sconfinata distesa d’acqua che veniva
solcata da costa a costa o con traversate più lunghe: a questa
dimensione sarà legata la presenza, nel percorso di visita, di
utensili per la preparazione e conservazione del cibo, anfore per il
trasporto di olio, vino e garum, così come di lingotti di piombo
che, dalla penisola iberica, raggiungevano Roma, testimoniando la
ricchezza dei più importanti mercati delle province romane;
eccezionale l’esposizione di lingotti in oricalco, prezioso
materiale citato da Platone nei racconti su Atlantide.
Eppure il Mediterraneo era, per gli
antichi, non soltanto trait d’union, reale e simbolico, tra
popolazioni diverse (testimoniano una suggestiva prassi di
contaminazione culturale l’applique d’oro del sito protostorico
di Vivara, le coppette del II millennio a.C. provenienti dal relitto
di Lipari, la dea Lakshmi in avorio proveniente da Pompei), ma base
per il sostentamento delle comunità locali: nella sezione dedicata a
“Il mare e le sue risorse”, saranno esposti strumenti provenienti
da Pompei, Ercolano e dalle acque di Pantelleria, utilizzati per
pesca di cetacei, tonno e corallo; su un’anfora saranno leggibili
addirittura resti di pesce, forse garum.
Naturalmente, il Mare Nostrum sarà
anche raccontato attraverso i luoghi dell’otium, grazie alle
sculture ritrovate sui fondali della Grotta Azzurra, ninfeo di età
romana, così come ai raffinati affreschi provenienti da Pompei,
Ercolano e Stabiae.
Eppure la mostra “Thalassa” andrà
oltre la matrice archeologica, per promuovere un messaggio dall’alto
valore culturale e didattico, ben incardinato nella programmazione
culturale dell’Archeologico, come sottolinea il Direttore Paolo
Giulierini: “Il mare è anche avventura, fascino dell'esotico,
crocevia di culture: per questo 'Verso thalassa' abbiamo ospitato la
mostra su Corto Maltese nel quadro del progetto Obvia e questo spiega
il calendario di eventi che accompagnerà i giorni iniziali dell'
esposizione. Il mare è, infine, ambiente da tutelare: nel percorso
si succedono le fasi antiche e quelle future del Mediterraneo mentre,
praticamente a fianco, la mostra -Capire il cambiamento climatico-,
realizzata con il National Geographic, ci parla di quanto le
plastiche e le altre forme di inquinamento insidino le nostre acque".
Il progetto espositivo di “Thalassa”
è nato nel più ampio framework di collaborazione con l’Assessorato
dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana della Regione
Siciliana: questa rete di ricerca è stata resa possibile
dall’impegno del prof. Sebastiano Tusa, archeologo di fama
internazionale, scomparso tragicamente nella sciagura aerea di marzo
2019.
“Teichos. Servizi e tecnologie per
l’archeologia”, ancora, ha promosso l’esposizione, che è stata
realizzata anche in sinergia con il Parco Archeologico dei Campi
Flegrei.
La mostra ha ottenuto il patrocinio
morale di: Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e
del Mare, Regione Campania, Comune di Napoli ed Autorità di Sistema
Portuale del Mar Tirreno centrale (Napoli-Salerno-Castellammare di
Stabia), Università degli Studi di Salerno.
COME DA COMUNICAZIONE RICEVUTA
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