Dall’11 dicembre (vernissage ore 16:00), sino al prossimo
10 febbraio
Una mostra dotta, nelle sale degli
Affreschi, attendendo le iniziative per il 2020, Anno del Topo
Legare Oriente ed Occidente, confermando l’attenzione che il Museo Archeologico Nazionale dedica alla Cina: è in programma nelle Sale degli Affreschi, da mercoledì 11 dicembre (inaugurazione: ore 16) al prossimo 10 febbraio, la mostra “Il contemporaneo per l’archeologia: artisti cinesi al MANN”, promossa dallo Zhejiang Art Museum.
Un’incursione non nuova, da parte del Museo, nella
cultura del paese del dragone: è passato un anno, infatti,
dal vernissage della grande esposizione “Mortali Immortali. I
tesori del Sichuan nell’antica Cina” (dicembre 2018/marzo 2020)
che ha presentato, per la prima volta in Europa, 130 reperti,
databili dall'età del bronzo (II millennio a.C.) fino all'epoca
Han (II secolo d.C.); nella scorsa primavera, ancora, le collezioni
museali sono state arricchite dallo sky ladder Cai Guo-Qiang, che ha
allestito la sua personale a seguito dell’“esplosione”
realizzata nell’Anfiteatro di Pompei.
Grazie all’exhibit “Il
contemporaneo per l’archeologia”, il MANN si proietta verso il
2020, anno del “Topo”, con un percorso particolare, dotto e
curioso: circa settanta opere sono presentate in tre diverse sezioni,
intitolate, rispettivamente, “Immaginazione antica”, “L’evidenza
dell’immagine sulla storia” ed “Incidendo nel tempo”.
Punto
di partenza della mostra, il dialogo tra Oriente ed Occidente,
giocando sui soggetti e sugli elementi costitutivi delle opere: i sei
artisti contemporanei, che espongono nella prima sezione, realizzano
i propri lavori in carta, con un riferimento all’origine storica
della lavorazione e della fabbricazione di questo materiale.
Tra
le più particolari creazioni, presentate all’inizio della mostra,
“There is no Essence- Hercules”, riproduzione dell’Ercole
Farnese firmata da Ho Yoon Shin (classe 1975, famoso per le sue
sculture in carta e metallo); la riproposizione (rigorosamente
cartacea) della figura michelangiolesca della “Notte” delle
Cappelle Medicee, così come le divertenti teste “sfogliabili”,
“stretch” ed “apribili” di Li Hongbo; il lavoro “The
evolution series” di Qiu Zhijie, che ricrea, su una superficie
cartacea, le impronte dei fossili.
Nella seconda parte
dell’exhibit, predomina il fascino degli antichi libri cinesi
(alcuni risalgono alla dinastia Han ed alla dinastia Ming), pregiati
per rilegatura, fattura, filigrana ed illustrazioni: queste opere
sono messe a confronto con la reinterpretazione in chiave
contemporanea di Zhang Xiaofeng.
Una nutrita appendice dedicata alle moderne stampe orientali chiude il percorso espositivo: recuperando antiche tecniche di lavorazione della carta, gli artisti “incidono nel tempo”, usando un medesimo supporto (la carta) per raccontare nuove visioni.
Una nutrita appendice dedicata alle moderne stampe orientali chiude il percorso espositivo: recuperando antiche tecniche di lavorazione della carta, gli artisti “incidono nel tempo”, usando un medesimo supporto (la carta) per raccontare nuove visioni.
Nell’ultima sezione della mostra,
paesaggi e demoni della natura sono riproposti con tecniche che
rimandano al passato: tra le immagini, spicca “Smoke-like color”
di Wang Chao, un landscape invernale in cui i profili montuosi sono
indefiniti (cinesi o europei? Antichi o moderni?).
In occasione del vernissage della
mostra, cui interviene anche Ying Jinfei (Direttore dello Zhejiang
Art Museum), è previsto un laboratorio per spiegare le tecniche di
impiego della carta nel lavoro artistico.
COME DA COMUNICAZIONE RICEVUTA
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