“MATER. Il volto di un nome”, è il
titolo della meravigliosa mostra che sarà inaugurata giovedì 5
dicembre 2019, alle ore 17:00, presso il Centro Commerciale JAMBO1 di
Trentola Ducenta (Ce).
L’evento d’arte, a cura di don
Gianni Citro e organizzato dalla Fondazione Meeting del Mare C.R.E.A.
(Cultura Religioni e Arte),che potrà essere visitato fino al
prossimo 15 febbraio, si delinea come un intenso itinerario
antropologico nel fenomeno e nel valore della maternità, a partire
dalla figura biblica di Eva, madre di tutti i viventi, con passaggi
attraverso icone artistiche dell'immaginario allegorico e mitologico
caro al Barocco, quali le carità romane, fino all'approdo importante
alla figura di Maria, la madre di Gesù , nelle varie declinazioni
della sua vicenda evangelica, storico/artistica, culturale e
devozionale. In mostra saranno presenti circa trenta dipinti di
autori dal Rinascimento al neoclassicismo, quali Puligo, D'Amato,
Pacecco De Rosa, Vaccaro, Luca Giordano, Francesco Solimena, Paolo de
Matteis, Cestaro, Paolo De Majo.
La scelta di portare l’arte, la
bellezza in un bene confiscato e sottratto alla criminalità, che
segue quella analoga organizzata esattamente un anno fa dal titolo
Oltre la notte (Da Curia a Solimene - Capolavori di pittura
meridionale), è un autentico atto di ribellione.
Tra i più visitati centri commerciali
della Campania, il Jambo - che grazie alla straordinaria
collaborazione tra l’Agenzia Nazionale dei Beni Sequestrati e
Confiscati alla criminalità organizzata (ANBSC) e la Magistratura,
in netto contrasto con quanto avvenuto negli anni passati - è
divenuto il palcoscenico ideale per la messa in scena di eventi non
solo di grande prestigio culturale e artistico, ma anche di
straordinaria valenza sociale.
Dopo aver realizzato un radicale
risanamento etico, morale, organizzativo, gestionale e commerciale
del Centro Commerciale, è stata avviata una intensa programmazione
con il fine preminente di ripristinare – attraverso la bellezza, la
condivisione e la partecipazione - la legalità in un territorio
(quale quello aversano - casertano) che nonostante esprima valori ed
eccellenze rilevanti, è passato spesso alla ribalta per le sue
grandi piaghe sociali.
Finalmente si è dato vita ad un nuovo
corso con idee innovative ad alto impatto sociale. Il Jambo oggi
interpreta un nuovo modello commerciale, socialmente responsabile,
che favorisce lo sviluppo territoriale e accresce il benessere
collettivo.
In questo virtuoso cammino si collocano
i prestigiosi eventi d’arte e nella fattispecie la mostra “MATER.
Il volto di un nome”.
“Il significato di questo evento è
lampante: dare vita a qualcosa che abbia l’ambizione di proporre
una visione totalmente altra rispetto alla cosiddetta “cultura
mafiosa””. Sottolinea il prefetto Bruno Frattasi, direttore
dell’Agenzia Nazionale dei Beni Sequestrati e Confiscati alla
criminalità organizzata (ANBSC) che aggiunge: “Costruire in un
bene confiscato un percorso espositivo d’arte non solo, come
auspichiamo, può stimolare curiosità e sollecitare interessi che
forse mai sarebbero nati, ma conferma la forza coesiva dello Stato,
la capacità delle Istituzioni di creare occasioni rigenerative della
società, offrendo, attraverso l’uso di simboli forti, modelli
inediti di pedagogia civile”.
Il magistrato Federica Colucci
riflette:“Qualcuno si chiederà: perché ripetere l’esperienza di
una mostra al Jambo? Perché e stato bello vedere gli sguardi
estasiati e rapiti di anziani, adulti, ragazzi e bambini di fronte a
delle opere d’ arte. Perché stato bello pensare che forse, tra i
tanti visitatori, c’erano persone che non avevano mai visto
un’opera d’arte e che avevano potuto farlo proprio perché le
opere erano lì, in quel luogo insolito e a titolo gratuito”.
“Il Jambo – conclude la Colucci -
ha scelto di restituire arte, bellezza, cultura nella profonda
convinzione che queste siano le armi più potenti contro il crimine,
la prepotenza, le ingiustizie, i soprusi. Quest’anno lo fa con
l’immagine più bella, rassicurante dolce che ogni essere umano ha
nel cuore: la Mamma”.
“L’arte –concorda Salvatore
Scarpa, Amministratore unico del Jambo 1 - non servirà a renderci
economicamente più ricchi, come pensa chi oggi vorrebbe mettere a
reddito il nostro patrimonio; ma solo attraverso la conoscenza del
passato potremo acquisire il senso critico indispensabile per vivere
consapevolmente il nostro presente”.
Il curatore della mostra don Gianni
Citro con ineguagliabile entusiasmo e passione aggiunge: “La
bellezza non può restare un dato inaccessibile.La bellezza è un
diritto fondamentale di tutti gli esseri umani e la mostra di
quest’anno lo ribadisce con forza e convinzione. Prima di un
progetto artistico e culturale questa mostra è un atto di amore e,
pertanto, una misteriosa confusione con la folla indistinta, alla
quale consegniamo dei frammenti di bellezza, recuperati qua e là con
passione e fedeltà a un impegno: restituire l’arte al suo unico e
legittimo proprietario, che è il mondo della vitae non la rocca dei
poteri”.
“Dopo la felice esperienza di “Oltre
la notte” – aggiunge don Gianni - l’industria della meraviglia
non poteva chiudere i battenti. Bisognava recuperare risorse nuove
nella miniera della creatività umana. A distanza di un anno esatto
nasce Mater. Affronto con timida commozione questo argomento, aiutato
da un indizio. Uno soltanto ma di natura essenziale. La mia
sterminata passione per l’arte nasce da una passione ancora più
forte: quella per la figura della Madonna, la Madre di Dio e per le
rappresentazioni della sua immagine”.
Ed entrando sempre più nel merito
della mostra il curatore fa presente:
“Mater non è l’esaltazione ossessiva di una figura cultuale o la
rivisitazione estetica di una icona sacra, ma la meravigliosa festa
del più antico e più vero dei sentimenti umani, che si traduce nel
primo nome che pronunciamo e, forse, anche nell’ultimo: Mater, e
questo nome evoca un volto, lo cerca e lo rivela, quello di chi ci ha
messo al mondo e ci ha insegnato a scoprirlo. La mostra parte, nella
sua narrazione del valore della maternità, dall’icona di Eva,
madre di tutti i viventi, nell’Eden primitivo con Caino e Abele
fanciulli, in un dipinto del tardo Seicento toscano, per approdare
rapidamente alla figura di Maria, la Madre del Dio Bambino. La
Vergine Maria e la vera protagonista di questa mostra, che si apre al
visitatore come una intensa galleria di volti della Madre, dal tardo
Rinascimento alle icone popolari della possente devozione mariana del
Sud. L’attraversamento del corridoio espositivo e un’autentica
manifestazione di energia spirituale che coinvolge il visitatore in
una esperienza di empatia mistica, culturale e folklorica. Maria è
ripresa dalla sua fanciullezza devota ed estatica e dall’evento
luminoso della Natività, al dramma buio e intimo del dolore della
croce. La madre sprigiona la sua essenza più vera nell’essere
presente, sempre, nella storia terreste del Figlio. Quello di Maria e
uno “stabat” perenne nella vita del Figlio e nell’opera di
salvezza del genere umano. Dall’istante in cui è raggiunta dal
fragore confuso dell’annuncio dell’angelo, fino alla tragedia
della Croce del Figlio, ripreso cadavere tra le braccia, Maria e la
Madre di cui ogni uomo ha bisogno e che ogni figlio vuole accanto
quando cerca calore e conforto. Durante il percorso, segnato dai
dipinti di Pacecco, di Solimena, De Matteis e tanti altri, studiati e
raccontati con rara profondità dallo storico dell’arte Giovanni
Festa, ci si imbatte nelle care immagini della Madonna del Carmine,
di Pompei e addirittura in un dipinto di S. Alfonso Maria de Liguori,
il cantore della Madre, del Bambino Gesù e della fede che passa per
il cuore e lo riempie di calore umano. L’inventore della teologia
per tutti, principalmente per gli ultimi, gli indifesi, gli
sprovveduti. Questi gli indizi del lavoro immaginato e sentito”.
COME DA COMUNICAZIONE RICEVUTA
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