domenica 5 gennaio 2020

Epifania e Re Magi

Quando si avvicina la festa dell’Epifania, si collocano nel presepe le tre statuine dei Re Magi.

Osservando la stella, i Magi dell’Oriente si erano messi in cammino verso Betlemme per conoscere Gesù ed offrirgli in dono oro, incenso e mirra.


Il passo del Vangelo di Matteo non fornisce il numero esatto dei Magi, ma la tradizione più diffusa, basandosi sul fatto che vengono citati tre doni, parla di tre uomini. È nel Vangelo Armeno dell’Infanzia che compare il numero “tre” insieme ai nomi dei Magi: Melquon, mutatosi poi in Melchiorre, re della Persia, Gaspare, re dell’Arabia, e Baldassarre, re dell’India. Questa tradizione vuole che i re Magi provenissero da paesi lontani posti nei tre continenti allora noti – Europa, Asia, Africa – a significare che la missione redentrice di Gesù era rivolta a tutte le nazioni del mondo. Per questo motivo, i tre re sono spesso raffigurati, in genere, come un bianco, un arabo e un nero. 


I Magi insegnano che si può partire da molto lontano per raggiungere Cristo. Sono uomini ricchi, stranieri sapienti, assetati d’infinito, che partono per un lungo e pericoloso viaggio che li porta fino a Betlemme (Mt 2,1-12). Davanti al Re Bambino li pervade una gioia grande. Non si lasciano scandalizzare dalla povertà dell’ambiente; non esitano a mettersi in ginocchio e ad adorarlo. Davanti a Lui comprendono che Dio, come regola con sovrana sapienza il corso degli astri, così guida il corso della storia, abbassando i potenti ed esaltando gli umili.



Per il Vangelo di Matteo, i Magi sono state le prime autorità religiose ad adorare Cristo e dei tre doni che essi portano con loro il più importante è l’ultimo, la mirra. Si tratta di una pianta usata per realizzare unguenti a scopo medicinale e sacro.



La parola Cristo significa, infatti, proprio unto, consacrato con un simbolico unguento, un crisma, per essere re, guaritore e Messia di origine divina.



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