In esclusiva al MANN, dal 31 gennaio al
31 maggio 2020, emozioni tra tecnologia e didattica. Un appuntamento espositivo legato alla
riapertura della collezione museale sulla Preistoria e Protostoria
Arte e tecnologia per
un'appassionante avventura della conoscenza, che ci fa tornare
indietro di 20mila anni: giunge per la prima volta in Italia, al
Museo Archeologico Nazionale di Napoli, l'esposizione internazionale
“Lascaux 3.0”, che permette di scoprire, nella Sala del Cielo
Stellato ed in quelle attigue, il famoso complesso della Grotta di
Lascaux, un vero e proprio tesoro artistico risalente al Paleolitico
superiore ed inserito, dal 1979, nella Lista UNESCO del Patrimonio
Mondiale dell'Umanità.
La mostra, che è in calendario al MANN
dal 31 gennaio al 31 maggio 2020, nasce da un accordo stabilito con
la Società pubblica “Lascaux- L'Esposizione Internazionale”, il
Dipartimento di Dordogne- Périgord e la Regione della Nouvelle
Aquitaine: il sito preistorico, infatti, è interdetto alle visite
dal 1963 ed è fruibile soltanto tramite una ricostruzione limitrofa
al complesso, presentata anche in una versione espositiva itinerante
nel mondo.
Così, la programmazione dell'exhibit
su Lascaux, parte fondamentale della stagione delle grandi mostre
2020 dell'Archeologico, è stata quasi naturalmente legata agli studi
ed ai lavori per il restyling della collezione museale della
“Preistoria e Protostoria”, che riaprirà al pubblico il prossimo
28 febbraio: nell'allestimento permanente del MANN, saranno
restituiti alla fruizione dei visitatori circa 3mila reperti, anche
esposti per la prima volta dai depositi e presentati, nelle sale
adiacenti alla Meridiana, in un percorso diacronico e per contesti,
dal Paleolitico inferiore all'Età del Ferro.
“Si dice preistoria e si pensa a
Lascaux, un luogo mitico, dove l'arte ebbe inizio, come ci ricordò
Georges Bataille. Chi non conosce quelle pitture rupestri chiamate
appunto 'la Cappella Sistina della Preistoria'?
Da generazioni siamo affascinati dai
grandi animali, ancora esistenti o estinti, e dai segni misteriosi
che li circondano tra natura e magia, opere straordinariamente
complesse di uomini del Paleolitico già tanto simili al noi. Questa
imperdibile mostra per la prima volta in Italia, un viaggio nella
grotta francese chiusa al pubblico da quasi 60 anni proprio per
preservarne la conservazione, non arriva al MANN per caso. L'idea
nacque, infatti, due anni fa, quando al Festival del Cinema
archeologico di Rovereto, con grande intuito, Dario Di Blasi ci mise
in contatto con gli amici della Dordogne, creando i presupposti per
una stretta cooperazione tra Napoli e la regione francese.
L'obiettivo era collegare la riapertura della collezione Preistoria e
Protostoria del MANN con un evento espositivo di grande suggestione e
richiamo come appunto Lascaux 3.0, che oggi abbiamo l'orgoglio di
presentare ai nostri visitatori e, in particolare, alle famiglie e
alle scuole. In attesa dell'appuntamento del 28 febbraio, con la
'nostra' Preistoria, una collezione tutta da riscoprire grazie ad un
allestimento chiaro, accessibile e coinvolgente per il pubblico di
ogni età”, commenta il Direttore del MANN, Paolo Giulierini.
Lascaux 3.0 ha ottenuto il patrocinio
morale della Regione Campania e del Comune di Napoli. Si ringrazia lo sponsor UniCredit per
il gentile contributo alla realizzazione dell'esposizione.
La Grotta di Lascaux - Una scoperta casuale, una storia
affascinante, una rete per la tutela e la valorizzazione
Montignac, un piccolo centro del
Dipartimento della Dordogna (area storica del Périgord), nella
Regione francese della Nuova Aquitania: è l'8 settembre del 1940
quando un giovane, Marcel Ravidat, porta a passeggio il suo cane (il
nome dell'animale è, per una curiosa casualità, Robot, quasi
preannunciando la prospettiva di fruizione, anche tecnologica, che
sarebbe toccata alla Grotta di Lascaux).
Quando Robot si infila in una buca e
crea una piccola frana, agli occhi del ragazzo si svela la Grotta:
Marcel, convinto di essere di fronte al sotterraneo segreto del
maniero di Montignac, torna con tre amici sul luogo della scoperta,
ritrovandosi, quasi per miracolo, dinanzi ad un antichissimo
capolavoro dell'arte rupestre.
La vallata del Vézère, tra Montignac
e Les Eyzies, è un'area ricca di siti preistorici risalenti al
Paleolitico superiore, eppure la Grotta di Lascaux si connota subito
per l'eccezionalità delle raffigurazioni presenti sulle pareti:
realizzate con pigmenti e stili diversi, spiccano le numerose e
spettacolari rappresentazioni di animali (la celebre “vache noire”,
ma anche cavalli, uri, stambecchi, felini ed un essere fantastico,
denominato dagli esperti “unicorno”).
Questo raffinato “apparato
iconografico e decorativo” ante litteram, realizzato dagli antichi
abitanti della Grotta (il periodo di riferimento è compreso tra
20mila e 17mila anni fa, Solutreano/Magdaleiano), desta
immediatamente la curiosità non soltanto di Léon Laval, insegnante
del villaggio di Montignac, ma soprattutto del locale esperto di
Preistoria, l'abate Henri Breuil: grazie a Breuil, infatti, sin dal
1940, s'intraprende il certosino lavoro di documentazione sul
patrimonio della Grotta.
Sempre Breuil, nel corso della Seconda
Guerra Mondiale, coinvolge la comunità locale per difendere il
complesso preistorico da eventuali attacchi militari.
Un'attività sapiente di tutela che, in
futuro, si sarebbe rivelata indispensabile per garantire la fruizione
del sito: se, grazie all'abate André Glory prima ed allo studioso
Norbert Aujoulat poi, è creato un archivio documentario con la
macchina fotografica a soffietto e con le riproduzioni delle pitture
e delle incisioni (su 117 metri quadrati di carta sono riprodotte,
tra 1952 e 1963, ben 1500 rappresentazioni parietali), questa
attività di studio si rivela ancor più importante quando le
numerose visite alla Grotta dimostrano la fragilità intrinseca del
luogo.
La rapida degenerazione dello stato di
conservazione di Lascaux diviene palese agli amministratori locali
sin dal 1950: la presenza umana, infatti, con la produzione di
anidride carbonica dovuta alla respirazione, altera il microclima
della Grotta; la cosiddetta “malattia verde” e poi quella
“bianca”, così come la comparsa di macchie nere, favoriscono la
proliferazione di funghi e batteri, minacciando l'integrità delle
pitture parietali.
Risale al 1963 la scelta dell'allora
Ministro degli Affari Culturali, André Malraux, di interdire il sito
al pubblico, facendo partire quel lento itinerario di studio e lavoro
che dà origine, nel 1973, al cantiere per “Lascaux II”,
riproduzione della Grotta in una cava abbandonata a 350 metri dal
monumento preistorico.
Nel 1983, “Lascaux II” è aperta ai
visitatori, ma il viaggio tecnologico per favorire una più
consapevole, seppur mediata, fruizione del sito è soltanto agli
inizi; negli anni Duemila, infatti, è sperimentata la realizzazione
del “velo di pietra”, una grande (e sottilissima) parete
artificiale che permette di riprodurre, in modo fedele all'originale,
non soltanto porzioni significative delle pitture della Grotta, ma
anche consistenza ed effetto visivo della pietra.
Se la passione per l'arte primitiva
diviene un fenomeno riconosciuto ovunque, risulta quasi naturale,
alle soglie del terzo millennio, l'idea di tradurre “Lascaux II”
in un modello itinerante, denominato “Lascaux III” (da qui
l'origine della versione “Lascaux 3.0”, aggiornata dopo gli
ultimi studi e presentata in un adattamento site specific per
l'edificio storico e le sale del MANN): un'esposizione internazionale
da veicolare in tutto il mondo, non soltanto per riproporre, nelle
sale dei Musei ospitanti, i principali ambienti della Grotta, ma
anche per presentare al pubblico i calchi degli utensili dell'Uomo di
Cro-Magnon e gli apparati didattici sulla vita di quelle comunità
preistoriche.
La tecnologia si mette così al
servizio del progetto “Lascaux III”, seguendo diversi passaggi di
studio della Grotta: 1. scansione delle pareti; 2. realizzazione di
foto ad alta risoluzione e di copie stereoscopiche delle opere; 3.
definizione della rete dei punti geodetici (modello virtuale 3D della
parete); 4. esecuzione della matrice in polistirene mediante taglio a
getto d'acqua ad alta pressione; 5. scultura del micro-rilievo; 6.
realizzazione di una copia in negativo in polimero; 7. applicazione
di uno strato minerale e poi in fibra di vetro, e incollaggio con una
resina, in modo da realizzare una replica ultrasottile della parete
(10 mm) del "velo di pietra"; 8. patinatura del “velo di
pietra”; 9. incisione e pittura, guidati da foto ad alta
risoluzione e copie stereoscopiche.
Filosofia dell'esposizione
internazionale, ospitata negli States, in Germania, in Francia ed in
Belgio (mai in Italia e, dunque, in prima assoluta al MANN), è
coniugare scienza, tecnologia, didattica ed arte nel racconto della
Grotta di Lascaux, che si connotò, sin dalla sua origine, come uno
straordinario fenomeno della natura: levigato da fiumi sotterranei,
il sito, ventimila anni fa, non presentava né stalattiti, né
stalagmiti, configurandosi, per i suoi abitanti, come tabula rasa da
decorare.
Forse usata come spazio per culti e
riti iniziatici, la Grotta ha conservato, agli occhi dei suoi
scopritori, anche diversi utensili, che hanno permesso di delineare
alcuni aspetti e strumenti della vita ai tempi dell'Uomo di
Cro-Magnon.
Mentre oggi, in prossimità della
Grotta, fervono le attività di presentazione al pubblico della
moderna versione tecnologica “Lascaux 4.0”, in diversi angoli del
pianeta lo spettacolo si ripete grazie all'esposizione
internazionale: un caso virtuoso in cui tutela del monumento e prassi
di valorizzazione procedono, necessariamente, all'unisono.
Lascaux 3.0 al MANN: il percorso espositivo tra emozioni ed approfondimenti didattici emozionale, tecnologico, didattico e
rigoroso: sono questi i caratteri del viaggio di “Lascaux 3.0”
Grazie alle suggestioni
dell'allestimento, i visitatori non soltanto riescono a vivere la
sensazione di passeggiare tra le straordinarie pitture rupestri del
Paleolitico superiore, ma hanno anche la possibilità di ampliare
le proprie conoscenze sull'arte primitiva (lungo il percorso,
infatti, sono presenti postazioni interattive di approfondimento sui
principali contenuti della mostra).
Il percorso del pubblico, così, vuole
riproporre lo stupore che provarono Marcel Ravidat ed i suoi amici al
momento della scoperta della Grotta, nel 1940, fornendo, al tempo
stesso, le nozioni storiche sull'epoca in cui vissero i Cro-Magnon.
Questa particolare commistione di tempi
è creata, in primis, dalla riproduzione degli ambienti della Grotta,
in gran parte presentati nell'esposizione grazie al suggestivo tunnel
di accesso alle postazioni interattive.
Negli spazi didattici, inoltre,
possibile approfondire ogni caratteristica del sito preistorico, così
composto:
La Sala dei Tori: è stata resa celebre
dalla presenza di un animale mitico, l'“unicorno”, che apre un
fregio di figure sovrastate da due grandi tori; nel dipinto, spiccano
dei piccoli cervi, notabili per le loro corna, una mandria di
cavalli, alcuni motivi astratti e geometrici.
Il Diverticolo Assiale: nella Grotta,
rappresentava un'estesa sezione dipinta con la raffigurazione di una
lunga fila di animali. Guidano il gruppo la “Mucca Rossa con la
Testa Nera”, i “Piccoli cavalli gialli” e la “Mucca con il
corno che cade”. Domina la scena un “Grande Toro Nero”, che si
contrappone al colore rosso delle vacche; conferiscono leggerezza
all'insieme un “Cavallo al galoppo” ed un “Cavallo al
contrario”;
Il Passaggio: era lo spazio di
collegamento che portava dalla Sala dei Tori alla Navata. L'altezza
esigua (solo 1.5m) del passaggio ha determinato la realizzazione di
pitture piccole e dal taglio preciso, raffiguranti animali e motivi
geometrici.
La Navata: è legata ad uno dei simboli
del Complesso di Lascaux. Qui si trova, infatti, la straordinaria
“Vache noire” (Mucca Nera), rappresentata nello spazio limitrofo
alle altrettanto famose decorazioni del “Fregio con gli stambecchi”
e dei “Bisonti addossati”. Secondo gli studiosi, gli abitanti
della Grotta, quando realizzavano le pitture, lavoravano appollaiati
su una sorta di trespolo, che era un tronco d'albero tagliato
grossolanamente.
L'Abside: ben mille elementi dipinti
caratterizzavano questa cupola. Predominanti gli animali (circa la
metà delle figure rappresentate), ma non mancavano incisioni e segni
grafici;
Il Pozzo: profondo cinque metri, aveva
un ingresso, mai trovato e verosimilmente separato dal resto del
Complesso di Lascaux. Nell'area, è stata dipinta l'unica figura
umana rappresentata a Lascaux, intorno alla quale sono disposti
quattro animali.
La Galleria dei Felini: costituiva la
parte finale della Grotta di Lascaux; sulle pareti erano
rappresentati, con pitture ed incisioni, oltre cinquanta animali, tra
cui felini.
“Lascaux 3.0” non è solo un
percorso immersivo: gli apparati multimediali e gli ambienti
ricostruiti sono gli elementi, di certo più scenografici,
dell'esposizione.
Uno spazio di approfondimento ad hoc è
dedicato, infatti, al mestiere dell'archeologo, seguendo le ricerche
effettuate dagli studiosi che, dal 1940, si sono occupati di Lascaux:
si parte, naturalmente, da Henri Brueil e dagli scavi solerti, per
quanto intuitivi ed improvvisati, realizzati nel complesso della
Grotta per recuperare i primi trecento utensili preistorici nella
cava.
A seguire, André Glory, riconosciuto
meritoriamente per la sua opera di documentazione e per le prime
proteste contro l'invasione indiscriminata da parte dei visitatori di
Lascaux; Nobert Aujoulat, noto per le riproduzioni fotografiche della
Grotta e dei suoi ambienti; André Leroi-Gourhan, innovativo per aver
effettuato, nella sua opera Lascaux inconnu, una classificazione
(analoga ad un moderno bestiario) delle mille raffigurazioni presenti
nel complesso.
I ritratti storici degli studiosi sono
naturalmente legati ad alcuni specifici focus esplicativi, che
seguono le diverse tecnologie, via via più evolute, usate per
riprodurre la grotta di Lascaux: “fare calchi”, riportando su
supporti leggerissimi le pitture parietali della cava ed usando una
tecnica minuziosa similare quasi a quella dei copisti medioevali;
“fotografare”, fissando le immagini secondo diverse angolazioni;
“filmare”, come fece nel 1980 il regista Mario Ruspoli, che
realizzò brevissime clip con luce molto fioca per non danneggiare le
pitture; “datare” i reperti con il metodo radio-carbonio 14C,
applicabile ai soli oggetti organici rinvenuti nel complesso (non
alle decorazioni, realizzate con pigmenti minerali e quindi non
classificabili).
Per i più piccoli (e non solo),
presenti dei moduli di approfondimento su alcuni aspetti della vita
dell'uomo di Cro-Magnon, con riproduzioni di alcuni strumenti:
possibile sapere di più su caccia, alimentazione, “abitazioni”
ed abbigliamento dei nostri antenati del Paleolitico, scoprendo anche
alcune curiosità (l'ago con cruna, ad esempio, risale a 20mila anni
fa e la sua forma è ripresa in tutto e per tutto da quella moderna;
ancora, l'Uomo di Cro-Magnon privilegiava una dieta varia, che
alternava proteine a carboidrati, tratti dalle radici degli alberi).
Particolare, inoltre, la ricostruzione
del''artista visuale Elizabeth Daynes, specializzata nella
rappresentazione dei volti degli uomini primitivi: per il pubblico
della mostra “Lascaux 3.0” sarà possibile, letteralmente,
“guardare in faccia” i propri antenati.
Accanto all'apparato divulgativo,
presente nell'esposizione, i Servizi Educativi, Ricerca e Promozione
del MANN organizzeranno quattro laboratori rivolti a bambini e
ragazzi dagli 8 ai 14 anni, in collaborazione con la Scuola Italiana
di Comix e l'Accademia di Belle Arti.
Gli incontri, intitolati “Nella
Grotta di Lascaux. Laboratorio di decorazione murale”, si
svolgeranno sabato 22 febbraio, 21 marzo, 18 aprile e domenica 17
maggio (sempre alle 10.30, con prenotazione obbligatoria ai Servizi
Educativi del Museo: tel.: 0814422328, dal lunedì al venerdì, ore
9-13).
All'inizio di ciascun laboratorio
didattico, ai bambini saranno mostrate le pitture rupestri presenti
nella Grotta di Lascaux; in un secondo momento, le decorazioni murali
saranno riprodotte, utilizzando strumenti e materiali rudimentali.
L’obiettivo sarà ricreare un
ambiente simile a quello in cui hanno agito i nostri antenati durante
la realizzazione delle pitture nel sito di Lascaux.
Per l’esecuzione dei “dipinti
rupestri” sarà usato un supporto che simula la pietra, su cui i
piccoli visitatori interverranno usando pigmenti di colori terrigni
contenuti da conchiglie.
Gli strumenti di lavoro saranno:
tamponi di tessuto simile a quello della pelle di animale e pennelli
realizzati con bastoncini di legno e peli di pennello, tenuti insieme
con fibre naturali.
Previste, infine, altre proposte di
itinerari e laboratori a cura di Coopculture: “Lascaux 3.0- il
percorso generale”, che spiegherà al pubblico l'affascinante
storia del sito francese e le vicissitudini legate alla sua
riproposizione; “La tua Lascaux. Laboratorio ludico-ricreativo per
famiglie” (in programma il venerdì alle 17.30, il sabato e la
domenica alle 16.30): accanto al tradizionale percorso di visita
della mostra, i partecipanti realizzeranno un diorama preistorico
ispirato alla Grotta. Il modellino sarà costruito con materiali da
riciclo (scarpe, carta crespa e carta pacchi) ed i visitatori ne
decoreranno le pareti, simulando le pitture rupestri; 3) “Lascaux-
l'uomo e il suo ambiente”: rivolto alle scuole primarie, l'incontro
sarà strutturato in un primo momento di visita guidata ed in una
seconda fase dedicata all'approfondimento dei contenuti storici e
didattici.
Soltanto nel mese di febbraio, speciale
offerta OpenMann Family: un abbonamento riservato a due adulti over
25 anni avrà il prezzo speciale di 25 euro (in luogo di 40),
consentendo la partecipazione ad uno dei tre laboratori organizzati
da Coopculture (per informazioni, rivolgersi al call center
848.800.288-da cellulare: 0639967050).
COME DA COMUNICAZIONE RICEVUTA
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