3
febbraio - Memoria Facoltativa
Patronato: Malattie della
gola
Etimologia: Biagio = bleso, balbuziente, dal latino
Emblema: Bastone pastorale, Candela, Palma, Pettine per lana
Etimologia: Biagio = bleso, balbuziente, dal latino
Emblema: Bastone pastorale, Candela, Palma, Pettine per lana
“E' ritenuto dalla tradizione vescovo
della comunità di Sebaste in Armenia al tempo della "pax"
costantiniana. Il suo martirio, avvenuto intorno al 316, è perciò
spiegato dagli storici con una persecuzione locale dovuta ai
contrasti tra l'occidentale Costantino e l'orientale Licinio.
Nell'VIII secolo alcuni armeni portarono le reliquie a Maratea
(Potenza), di cui è patrono e dove è sorta una basilica sul Monte
San Biagio. Il suo nome è frequente nella toponomastica italiana -
in provincia di Latina, Imperia, Treviso, Agrigento, Frosinone e
Chieti - e di molte nazioni, a conferma della diffusione del culto.
Avendo guarito miracolosamente un bimbo cui si era conficcata una
lisca in gola, è invocato come protettore per i mali di quella parte
del corpo. A quell'atto risale il rito della "benedizione della
gola", compiuto con due candele incrociate”. (Avvenire) È
dunque tradizione introdurre, nel mezzo della celebrazione liturgica,
una speciale benedizione alle “gole” dei fedeli, impartita dal
parroco incrociando due candele (anticamente si usava olio
benedetto).
Inoltre fa parte dei quattordici cosiddetti santi ausiliatori: quei santi invocati per la guarigione di mali particolari. Venerato in moltissime città e località italiane, delle quali, di molte, è anche il santo patrono, viene festeggiato il 3 febbraio in quasi tutta la penisola italica.
Le reliquie sono
custodite nella Basilica di Maratea, città di cui è santo
protettore: vi arrivarono nel 723 all’interno di un’urna marmorea
con un carico che da Sebaste doveva giungere a Roma, viaggio poi
interrotto a Maratea, unica città della Basilicata che si affaccia
sul Mar Tirreno, a causa di una bufera.
Si racconta che la le pareti della Basilica, e più avanti anche la statua a lui eretta nel 1963 in cima alla Basilica, stillarono una specie di liquido giallastro che i fedeli raccolsero e usarono per curare i malati. Papa Pio IV nel 1563, allora vescovo, riconobbe tale liquido come “manna celeste”.
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