“In questo tempo di quarantena
forzata abbiamo dovuto cambiare radicalmente le nostre abitudini. Non
ci è più consentito uscire se non ben protetti da mascherina e
guanti e per ragioni comprovate e meno che mai viaggiare e
oltrepassare i confini del luogo di residenza. È uno status
innaturale che ci sta molto stretto come se indossassimo una camicia
di forza. Ma sappiamo che è per evitare, per quanto possibile, il
contagio del coronavirus e contenere la diffusione dello stesso che
manderebbe ancora più in crisi i presidi ospedalieri già al
collasso. Quindi, nella consapevolezza che è per il nostro bene,
accettiamo la prigionia anche se mette a dura prova la nostra
resistenza. Ma se guardiamo il rovescio della medaglia essa può
essere vissuta come un’occasione per rallentare i ritmi di una vita
frenetica e convulsa, riscoprire il valore di una intimità familiare
perduta e rispolverare qualche hobby abbandonato e riposto nel
cassetto. Ed in questo frangente ci possiamo anche concedere qualche
riflessione. La scossa emotiva ci induce a pensare alla precarietà
dell’esistenza, alla vacuità della vita vissuta all’insegna del
lusso sfrenato, allo smodato uso degli strumenti tecnologici che
illusoriamente ci avvicinano ma in effetti finiscono con l’isolarci,
agli effetti della globalizzazione che si sta rivelando una trappola
mortale. Un’ altra riflessione va fatta sull’impiego della
tecnologia abbinata alla scienza. Molti prodotti, che nella loro
prima applicazione riscuotevano successo, col tempo si rivelano
dannosi fino ad essere distruttivi. Ad esempio l’impiego dei
pesticidi e dei diserbanti sta mettendo in pericolo la sopravvivenza
delle api che sono indispensabili per il nostro ciclo vitale. I
rifiuti tossici interrati o bruciati sul suolo rilasciano diossina
nell’aria che produce danni irreversibili alla salute e determina
cambiamenti climatici con catastrofi ambientali. Ma più si apre il
ventaglio delle riflessioni e più cresce l’inquietudine.
Poco sappiamo delle ricerche in
laboratorio per isolare virus e batteri allo scopo di creare vaccini
e antivirus ma che, se sfuggiti al controllo dell’uomo o impiegate
intenzionalmente per dominare il mondo, possono sortire effetti
inimmaginabili. E qualcuno ha ipotizzato, se non scoperto, che questo
micidiale mostro del coronavirus sia stato proprio originato in fase
di sperimentazione. Questa ipotesi è molto raccapricciante. E ci
induce a riflettere sul potere che è nelle mani di poche persone che
possono decidere del destino dell’uomo. Altra riflessione può
essere fatta sulla disparità di comportamenti nella fase
emergenziale. Il mio pensiero va ai medici e agli infermieri che con
grande sensibilità ed abnegazione si spendono senza risparmio di
energie, mettendo a repentaglio la propria salute, per strappare alla
morte migliaia di pazienti contaminati. La gratitudine va anche alla
Forze dell’Ordine, ai bottegai, al personale dei centri
commerciali, ai farmacisti, ai panettieri, agli autotrasportatori e a
quanti si prodigano per garantire i servizi essenziali per la vita
quotidiana delle persone. Di contro vi è ancora tanta gente che si
arrocca sui propri privilegi e si lascia scivolare addosso il tutto
o, peggio ancora, specula sull’accaduto. Mentre scrivo arrivano
notizie di un cauto ottimismo sull’andamento della pandemia. Ma se
pare che ci sia un rallentamento nel registrare il numero dei
contagi, non si deve abbassare la guardia in quanto il nemico è
invisibile e subdolo e potrebbe annidarsi tra tantissime altre
persone asintomatiche che a loro insaputa sono portatori sani. Ci
auguriamo comunque che tutto questo sparirà e che si possa presto
tornare alla normalità, facendo tesoro dell’insegnamento che lo
stesso virus ci ha dato”.
Con affetto Fausto
Marseglia (poeta)
UN TUO SORRISO PUO' SALVARE UNA VITA
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