Ci lascia per sempre lo scrittore
cileno Luis Sepulveda. 70 anni compiuti lo scorso ottobre e
festeggiati a Milano, era ricoverato da fine febbraio in un ospedale a
Oviedo dopo aver contratto il coronavirus.
Un un mese e mezzo, quasi due, di
malattia e ad avere la meglio sullo scrittore e storico è stato lui, il nemico invisibile che sta terrorizzando il
mondo.
Era atteso di nuovo in Italia,
all’undicesima edizione di «Libri Come», in programma a Roma dal 12 al 15 marzo, poi
annullata. Il tema scelto era «Il coraggio».
Lui e la moglie avevano avvertito i sintomi il 25 febbraio, di ritorno a casa, a Gijón, lungo la costa del Principato delle Asturie. Avevano entrambi partecipato al festival letterario «Correntes d’Escritas» tenutosi dal 18 al 23 febbraio a Póvoa de Varzim nel nord del Portogallo.
Lui e la moglie avevano avvertito i sintomi il 25 febbraio, di ritorno a casa, a Gijón, lungo la costa del Principato delle Asturie. Avevano entrambi partecipato al festival letterario «Correntes d’Escritas» tenutosi dal 18 al 23 febbraio a Póvoa de Varzim nel nord del Portogallo.
Le condizioni di Luis Sepúlveda erano
apparse immediatamente più preoccupanti di quelle della moglie, ricoverata nello stesso ospedale. La conferma del contagio da
Covid-19 è arrivata immediatamente.
L’autore di «Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare» era ripartito dal Portogallo soltanto con un forte raffreddore, ma pochi giorni dopo era già sedato e intubato.
L’autore di «Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare» era ripartito dal Portogallo soltanto con un forte raffreddore, ma pochi giorni dopo era già sedato e intubato.
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