Due occhi molto acuti che ti guardano
intensamente e sembrano penetrare nella tua anima. Questo è il primo
impatto con Guffog; mai un incontro semplice e rilassante; sempre un
impegno nelle discussioni su filosofia, etica, arte, colori e musica.
Un artista "totale" coinvolto
nella pittura, nella scultura, nella scrittura, nella musica e nella
composizione, il cui interesse principale è l'indagine sulla pittura
in sé, sulla luce e sullo spazio.
La tela diventa facilmente per lui un
campo di battaglia in cui a volte si impegna in una danza, a volte in
una lotta con lo spazio. Lo spazio e la luce sono stati "dominati"
da lui o, meglio, "sottomessi" come materiale vivo. In ogni
caso vernice, tela e luce hanno per lui un'anima.
Il suo vero segno distintivo è quello
di un nastro piegato, attorcigliato, girato, curvato, piegato su se
stesso, invaso dalla luce che si insinua tra le pieghe, interagendo
con il colore in un modo che esalta il dramma della scena. A volte il
nastro diventa solo una linea sottile, una punta a sfera estremamente
piccola che sembra tessere la tela e va dal centro ai bordi o
viceversa, ma cattura la vista convergendola verso l'interno; una
sorta di forza centripeta che attira verso il centro come un buco
nero che assorbe e contiene tutto.
Si è misurato con i grandi maestri
come Rembrandt e Leonardo da Vinci creando un intero corpo di opere
che rappresentavano la sua personale "danza" con un dipinto
di Leonardo.
Ma Guffog sfida se stesso ogni giorno
perché dipingere per lui è una relazione senza fine con un essere
vivente: la tela, la pittura, la luce, lo spazio: tutti gli elementi
che formano un corpo reale, un essere fisico che lui deve
sottomettere, con cui deve interagire e che finalmente ha bisogno di
amare.
COME DA COMUNICAZIONE RICEVUTA
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