Apertura 24 febbraio 2021 ore 18.00
dal 24
febbraio al 20 marzo 20 21 - 10.30 - 20.00 chiuso domenica
Galleria Lorenzo Vatalaro
piazza San
Simpliciano 20121 Milano
È opinione diffusa che un’opera
d’arte debba colpire immediatamente, quasi per spontanea maniera di
presentarsi. Va da sé però che questo non è sempre possibile,
specialmente quando essa presenta tratti di novità o esprime una
sensibilità marcatamente individuale. Non è detto infatti che in
questi casi, quando l’opera testimonia percorsi di ricerca
soggettivi, lo faccia per via di eloquenza visiva e semplicità.
Penso che il lavoro di Lara Ilaria Braconi sia di questo tipo.
I
dipinti di Lara non sono ambienti dotati di profondità di campo
visiva (così che all’interno del dipinto si possa definire un
vicino e un lontano). La profondità di campo, lo spessore
dell’ambiente, è generato nell’esperienza delle associazioni
emotive che il dipinto suscita. È in questa dimensione del dipinto –
quella della reazione – che è possibile differenziare le parti tra
di loro, distinguerle, definire una nozione di luogo – una
superficie e uno sfondo.
Le tele hanno spesso grandi
dimensioni, incoraggiando una visione macroscopica; se ne può fare
però con altrettanto vantaggio una scansione minuta, seguendo le
irregolarità cromatiche che si propagano sulla superficie, come se
il processo espressivo fosse anche miniaturizzato – si aprono così
circuiti della vista, che sequenziano gli avvenimenti sulla tela
seguendo le traiettorie suggerite. Poi repentinamente una macchia
riapre a uno sguardo d’insieme; per essere nuovamente riassorbito
da circuiti di dettaglio più in là. Gli appigli sono pochi, prevale
la dispersione. Potremmo dire: l’operazione compositiva non è
un’operazione di sintesi, la ricerca di un’unità dello sguardo,
sebbene fattori unificanti intervengono, ma di lasciare che la vista
percorra inesausta la tela. Quest’apertura dello sguardo, che
svincola l’opera da una prospettiva conclusiva, introduce anche un
elemento di arbitrarietà: la tela finisce qui, ma potrebbe
continuare a oltranza. Come se ci fosse uno sfasamento tra il suo
confine e la dinamica interna – qualcosa va fuori fuoco. Le
superfici continuano altrove. Un altrove, sospetto come tutti gli
altrove.
ESTRATTO COME DA COMUNICAZIONE RICEVUTA
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