Giulio Bensasson
LOSING CONTROL
a cura di Francesca Ceccherini
16 aprile – 10 giugno 2021
Ingresso esclusivamente su prenotazione all’indirizzo:
www.pastificiocerere.it
Anteprima per la stampa: giovedì 15 aprile 2021, 11.00 – 14.00
Opening day: giovedì 15 aprile 2021, 16.00 – 21.00
Fondazione Pastificio Cerere e Spazio Molini
Via degli Ausoni 7 - Roma
La Fondazione Pastificio Cerere presenta LOSING CONTROL, la prima personale di Giulio Bensasson a cura di Francesca Ceccherini, che si estende lungo gli spazi del silos e il sotterraneo del mulino, entrambi ricavati dal recupero dell’antico Pastificio Cerere.
Il progetto è realizzato grazie al contributo dell’avviso pubblico Lazio Contemporaneo e sarà aperto al pubblico su prenotazione da giovedì 15 aprile a giovedì 10 giugno 2021.
LOSING CONTROL si compone di due installazioni site specific esito di una ricerca avviata dall’artista nel 2019, dedicata al tema della perdita del controllo e dei fenomeni che questa origina. Ogni contesto della vita umana – da quello sociale e politico, a quello educativo e religioso – è connotato dalla ricerca del controllo, elemento alla base della generazione di confini, reali o immaginari, e della manifestazione di fenomeni quali l’ossessione e l’illusione, che rendono illeggibile o distorto l’esistente nella sua spontanea condizione.
Giulio Bensasson - Non so dove, non so
quando diapositiva d'archivio 2016 #28 Courtesy dell'artista
Losing Control #1, realizzata nel sotterraneo Spazio Molini – in cui originariamente veniva prodotta la semola – interroga la perdita di controllo che si manifesta nel quotidiano dei luoghi in cui viviamo, restituita attraverso un percorso percettivo dedicato alle forme ossessive di cancellazione: l’idea del “pulire, detergere, coprire” come eliminazione del memento mori, ossia di ciò che simbolicamente ci ricorda l’inevitabile fine della vita. Tre volumi scultorei sono costruiti attraverso una composizione di piastrelle, realizzate a mano dall’artista con la tecnica del calco, per formare superfici nitide e luminose che risultano maniacalmente pulite, ordinate e razionali: presenze delicate e stranianti in totale contrapposizione con le pareti consumate dalle muffe e dall’umidità che disegnano il luogo. Le tracce di dismissione dello spazio – che da anni non assolve più alla sua funzione originale – testimoniano un movimento costante e inesorabile di deterioramento. Per contrasto, le superfici bianche delle piastrelle si inseriscono come presenze surreali e illusorie che evocano un rassicurante senso di staticità, controllo e pulizia. Sono parte di questo rapporto, fatto di opposizioni formali e simboliche, anche un’opera di natura sonora, realizzata con Filippo Lilli, e una scultura olfattiva: un suono statico, profondo e senza ritmo, produce un effetto di repulsione/attrazione mentre diffusori per ambiente sprigionano un profumo di pulito estraneo allo spazio fatiscente.
L’installazione Losing Control #2,
realizzata nel silos, si compone di un grande light box e di piccole
diapositive illuminate attraverso visori vintage. Nell’ex magazzino
del grano – oggi un whitecube – la prospettiva longitudinale
diviene espressione per la fuga di luce emessa dal light box, la cui
immagine è l’ingrandimento di una diapositiva ritrovata in un
vecchio studio di Roma. L’immagine, che in origine catturava un
momento preciso e una memoria personale, è oggi l’esito del lavoro
incessante di muffe e funghi che hanno sciolto nel colore ogni
rappresentazione e liquefatto le pellicole negli acidi che le
compongono. Il tempo, che su queste immagini ha assunto ogni
controllo, origina un processo di decomposizione spontanea che
deforma l’immagine originale lasciando nascere nuovi paesaggi di
colore, forme astratte e organiche, universi fluorescenti.
Parte
dell’archivio Non so dove, non so quando (2016) che raccoglie
centinaia di pellicole recuperate e numerate dall’artista, le
diapositive sono come vanitas del tempo presente, nature morte
riesumate dalla storia recente a cui viene offerta una seconda vita
post mortem. Risultato di un processo caotico durato oltre
quarant’anni, le diapositive diventano anche indizi sul
funzionamento della memoria umana, incapace di conservare i ricordi,
e tracce di quello che la chimica del tempo ha cancellato.
Tra i due piani contrapposti in cui si collocano gli spazi espositivi della Fondazione Pastificio Cerere e le due installazioni di LOSING CONTROL si giocano gli esiti originati dalla perdita del controllo. Se in Losing Control #1 si svelano quei meccanismi psicotici propri della società occidentale legati al desiderio ossessivo di controllare, a causa del quale gli individui tendono a cancellare dalla propria esistenza ogni traccia della caducità, in Losing Control #2 la perdita del controllo, qui sotto il dominio del tempo, diventa un processo generativo che simultaneamente distrugge e crea, cancella e compone nuovi paesaggi di senso.
Il progetto espositivo sarà accompagnato dalla pubblicazione di un sito web dedicato alla mostra e da un volume edito da DITO Publishing, con contributi critici di Francesca Ceccherini, Marinella Paderni, Alfredo Pirri, Stefano Velotti e illustrato da un’ampia documentazione iconografica delle opere presentate.
Giulio Bensasson - Non so dove, non so
quando diapositiva d'archivio 2016 #515 Courtesy dell'artista
Biografia
Giulio Bensasson (Roma,
1990) vive e lavora a Roma.
La sua pratica artistica si sviluppa
principalmente attraverso il linguaggio scultoreo e l’installazione.
Tra i soggetti al centro del lavoro, il tempo è elemento primario
presente in molte sue opere, materiale espressivo attraverso il quale
indaga il trasformarsi della materia e i processi aleatori che vi si
manifestano. Nella sua ricerca esplora possibili restituzioni legate
al tema della memoria e della natura morta, il genere che rappresenta
da sempre l’attenzione dell’arte per il reale, il banale e il
quotidiano, soggetti a cui Bensasson si rivolge costantemente.
Ha
conseguito il diploma in Pittura e il diploma specialistico in
Scultura e nuove tecnologie applicate allo spazio presso l’Accademia
di Belle Arti di Roma. Tra il 2012 e il 2015 ha lavorato come
assistente presso lo studio romano di Baldo Diodato e ha collaborato
con il collettivo bolognese Apparati Effimeri (2013). Attualmente
lavora come assistente per l'artista Alfredo Pirri.
Tra le mostre
collettive: Don’t try this at home, Antilia Gallery (2020); Now and
forward pt.II, emerging artists in Rome, an expanding field, Temple
Gallery, Roma (2019); AIR4, Galleria Ravnikar, Ljubljana, Slovenia
(2018); Mirabilum archiva, Castello di San Vito al Tagliamento
(2017-2018); Plantarium, Casa dei Carraresi, Treviso, (2016); Uscita
d’emergenza, MACRO Testaccio, Roma (2015); L’immagine insepolta,
Galleria Hybrida Contemporanea, Roma (2014).
Nel 2019 è stato
ospite nella Residenza Macro e il Talent Prize gli ha riconosciuto
una menzione speciale nel 2020.
COME DA COMUNICAZIONE RICEVUTA
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