Segnaliamo essere a rischio di chiusura il Centro Teatro Spazio di San Giorgio a Cremano, il teatro dove nacque La Smorfia e luogo in cui iniziò la carriera artistica di Massimo Troisi, di Lello Arena e di Enzo Decaro.
La pandemia da Covid 19 che portato ad
una nuova crisi economica dovuta alle continiue chiusure delle
attività e per alcuni settori una chiusura quasi permanente dallo
scorso 8 marzo mette in ginocchio anche il Centro Teatro Spazio di
San Giorgio a Cremano che rischia la chiusura: la situazione
economica dello stabile, già difficile, è diventata infatti quasi
impossibile da sostenere e la goccia che ha fatto traboccare il vaso
e stata, purtroppo, la richiesta di pagare una tassa per i rifiuti
cara quanto quella di un supermercato e nonostante da ormai un anno
la struttura stessa sia chiusa al pubblico a causa della pandemia.
Ricordiamo che il teatro nacque nel
1972 su iniziativa del burattinaio sangiorgese Renato Barbieri, che
lo allestì come sede per i suoi spettacoli. Divenne poi attrazione
per tutti i giovani di San Giorgio a Cremano ed appena quattro anni
dopo sul palco salirono tre ragazzi: Massimo Troisi, Raffaele "Lello"
Arena ed Enzo Purcaro in arte Decaro ideando La Smorfia, che in poco
tempo ebbe un successo strepitoso fino a giungere sui palcoscenici
nazionali.Oggi a causa di una serie di eventi sfortunati e
consecutivi, uno dei luoghi simbolo della cultura sangiorgese, fucina
di talenti, rischia di scomparire.
“La situazione è
ingestibile - ha spiegato la vice-presidente Ammendola - la
condizione dei lavoratori dello spettacolo, in questo periodo di
coronavirus, è ben conosciuta. Noi abbiamo provato a continuare a
lavorare, anche in questo momento, a tenere in piedi le nostre
attività, pagando anche un discreto fitto al proprietario del teatro
e tutte le relative bollette e spese annesse, ma la situazione è
diventata ingestibile quando è arrivata la tassa sui rifiuti da
parte del Comune di San Giorgio a Cremano che quest'anno ammonta a
1.915 euro, una cifra pari a quella di un supermercato, non certo per
un piccolo teatro da 70 posti. Ora la situazione si è fatta
'allucinante'. Non riusciamo ad andare avanti, non abbiamo più soldi
per continuare a gestire questo teatro, che gestiamo da 35 anni senza
fini di lucro, riconosciuto da tutti. Siamo vicini alla chiusura”.
Si tratta di un luogo che andrebbe difeso e valorizzato e che invece oggi rischia di vedere la sua fine.
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