Il mito dei Gladiatori ha avuto una fortuna perenne, dall’antichità sino ai giorni nostri: accanto alle figure degli eroi, la mostra del MANN si propone di raccontare la dimensione più “umana” dei protagonisti dei celebri scontri nelle arene imperiali.
In questa sezione, i reperti permettono di ricostruire le caratteristiche della “persona sotto l’elmo”, partendo da alcuni e specifici aspetti della dimensione più “lontana dall’arena”: l’alimentazione; la medicina e la chirurgia; l’individuo e la morte.
Nell’allestimento, dunque, sono presenti alcuni reperti di archeobotanica del MANN: si tratta di panico, orzo, favino, lenticchie, farro, di provenienza vesuviana e databili al I sec. d.C.
I Gladiatori avevano una dieta molto povera di proteine animali e basata, piuttosto, su cereali e legumi: non a caso, i combattenti furono definiti hordearii, mangiatori di orzo.
Questa tipologia di alimentazione sembrava favorire la formazione di grasso corporeo, che potesse proteggere meglio dai violenti attacchi dei nemici; accanto ai cibi, secondo Galeno (medico in una palestra di Gladiatori), si aggiungeva una mistura tonica di cenere ed ossa, per fornire una buona capacità di resistenza nei duelli.
La cura della persona passava, naturalmente, anche attraverso i rimedi per lenire le ferite inflitte durante i combattimenti e le venationes. In mostra, vi sono alcuni suggestivi reperti, che testimoniano le pratiche mediche e chirurgiche più seguite: tra gli esemplari esposti, necessario menzionare il coperchio decorato della cassetta medicale (Ercolano, I sec. d.C.), la cassetta medicale in bronzo, l’astuccio con strumenti, la pinza da dentista, la pinza e la ventosa chirurgica, il flebotomo e tre strigli decorati con gladiatori (tutti questi ultimi esemplari provengono da Pompei e sono databili al I sec. d.C.).
Nella sezione, uno spazio di approfondimento è dedicato al Gladiatore narrato attraverso le iscrizioni ed i rilievi funerari: dall’Antikenmuseum di Basilea proviene la stele di Peneleos (III sec. d.C.), mentre dai Musei Capitolini giunge in prestito la stele di Aniceto (II d.C.); infine, è stata rinvenuta a Pozzuoli, ma appartiene alle collezioni del MANN, l’iscrizione funeraria del Mirmillone Paeraegrinus (201-300 d.C.).
Due le curiosità di questo segmento dell’allestimento: Gladiatori ospita, infatti, tre degli scheletri ritrovati in una vasta necropoli di gladiatori portata alla luce a York; i resti, che appartengono ad uomini di differenti età (20/20 anni, 18/25 anni e 36/45 anni), restituiscono anche una serie di elementi utili alla ricostruzione dell’area di provenienza e del regime alimentare dei lottatori.
Completano la sezione anche alcuni splendidi gioielli d’oro rinvenuti nella Caserma dei Gladiatori a Pompei: tra i monili, spiccano due anelli d’oro, così come i braccialetti di lamina ripiegata: secondo gli studiosi, gli ornamenti appartenevano ad uno dei tanti fuggiaschi che si rifugiò nel Quadriportico dei Teatri per scongiurare la morte. Superata, ormai, la visione “romanzata” , seppur suggestiva, che ne attribuiva la proprietaria ad una donna, ritenuta amante di un Gladiatore.
COME DA COMUNICAZIONE RICEVUTA
VI ASPETTO DOMANI POMERIGGIO SEMPRE CON I "Gladiatori" al MANN
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