Patrizia Bonardi
ROSSO SILENZIO
Solo Shows & Performance
a cura di Stefano Taccone
Progetto per la tutela dei sentimenti d’amore e contro la violenza sulle donne
27 MARZO ore 17 BACS Inaugurazione personale
BACS via Donizetti 42 Leffe – Bergamo
per visite successive scrivere a bacs.leffe@gmail.com
IN PRIMAVERA A PROCIDA CAPITALE DELLA
CULTURA
- Personale e Performance in collaborazione con
l'assessorato alla cultura di Procida e l'associazione Marzo Donna
Procida
- Dirette quotidiane con le sociologhe e libere pensatrici di Artists.Sociologists
Si ringrazia EUROCAMPIONARI per il sostegno
In un clima di sospensione
metafisica, nella consapevolezza-paura che questa volta difficilmente
si potrà dire – come Jean Baudrillard oltre trent’anni fa, ai
tempi della prima guerra del Golfo (1990-1991) – che la guerra non
ha luogo perché l’unico luogo tangibile in cui ha luogo la guerra
saranno i media, irrompe quella sorta di primavera artificiale che è
la gioiosa macchina di pace e passione di Patrizia Bonardi.Entrano in
frizione le armi, simili ai vecchi cannoni pieni di fiori. Il grigio
agro trascolora così in prevalenza e prorompenza di rosso. Rosso
come il sangue, ma non il sangue che si versa, bensì quello che
ribolle nelle vene e testimonia che la vita è ben di più che un
mero perpetuarsi dell’esistenza biologica. La vita sarà esplosiva
o non sarà, parafrasando un celebre adagio bretoniano, purché sia
appunto una esplosione di vita e non una esplosione che tronca la
vita. Anche il Vulcano nella realtà è uno agente di morte. L’isola
di Procida non è che una parte di quella grande caldera che sono i
Campi Flegrei. La geometria di un’eruzione possiede la cera d’api
pigmentata su tavola Vita, fenomeno geologico che richiama però
quello bio-psichico di un cuore che pulsa, mentre biro su tela come
Frequenze, Rete, Volo registrano un ritmico, cadenzato aereo
incontrarsi per natura e nella natura. Ma compagno fedele del rosso è
il bianco, perché non c’è esuberanza senza raccoglimento e
introspezione. Non vi è tempo per qualcosa se non vi è anche il
tempo per il suo contrario, «Per ogni cosa c'è il suo momento, il
suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo», insegna da oltre 2000
anni Qoelet.
Di tali dimensioni sembrano parlarci i vari annodarsi
delle bende imbevute di cera d’api di Identità #1 e Identità #2 –
la prima apparentemente più lineare e coincisa, l’altra più
drammatica e irregolare, benché entrambe trovino una sorta di fulcro
nel vuoto circolare che occupa il centro. Un rosso al di sotto del
quale balenano squarci di tenebre è invece quello di Rispetto e
soprattutto di Libertà. Forse perché qui ci addentriamo davvero in
territori impervi. Spesso la mancanza di rispetto si scambia con
eccesso di amore, sembra dire Patrizia, mentre vice versa il rispetto
è ingrediente indispensabile per un amore maturo. La nozione di
libertà poi è da sempre spinosissima tanto in sé e per sé quanto
declinata in rapporto all’amore, laddove l’amore degenera
piuttosto in dipendenza, attaccamento, oppressione, erodendo la
libertà. Quell’apparente arco di possibilità troppo ampio, quasi
capace di generare una sorta di agorafobia, dalla quale diventa più
agevole rifuggire, come ci insegna Erich Fromm, quando bisognerebbe
invece pensare la libertà come campo faticoso ma vitale sul quale
giocare la partita delle nostre vite.
COME DA COMUNICAZIONE RICEVUTA
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