A
cura di Danh Vo e Chiara Bertola
20 aprile - 27 novembre
2022
Fondazione Querini Stampalia
Santa Maria Formosa
Castello 5252
Venezia
‘Danh Vo, Isamu Noguchi, Park
Seo-Bo’, Fondazione Querini Stampalia, Venice 20 April – 27
November 2022. © the artist. Photo © White Cube (Ollie Hammick)
Il “significato” non è una qualità
dell’oggetto, è qualcosa che gli diamo noi. Ciascuno di noi guarda
alle cose in modi diversi a seconda del proprio bagaglio, di quel che
porta con sé. Così si crea la tensione tra gli oggetti ma anche tra
le persone e gli ambienti.
– Danh Vo
Fondazione Querini
Stampalia, in collaborazione con White Cube ha invitato l’artista
danese-vietnamita Danh Vo a curare insieme a Chiara Bertola,
responsabile del programma d’arte contemporanea dell’istituzione,
un progetto espositivo in occasione della Biennale di Venezia di
quest’anno. Le sue opere, insieme a quelle dello scultore
statunitense di origini giapponesi Isamu Noguchi e del pittore
coreano Park Seo-Bo, instaurano un complesso dialogo tra di loro
all’interno degli spazi di questo straordinario edificio.
La
storia della Fondazione Querini Stampalia è anche quella della
nobile famiglia veneziana, i Querini, che vissero in questo palazzo
per generazioni, accumulando una vasta raccolta di oggetti, libri e
opere d’arte. Questa collezione è messa a disposizione di tutti
con la nascita della Fondazione nel 1869. Il complesso impianto
architettonico spalanca continue finestre sul tempo. Ogni piano
segnala una nuova epoca nella quale si sono iscritti, sovrapposti o
cancellati i diversi momenti della storia della famiglia e
dell’istituzione. Lo spazio, audace e umile a un tempo, è
un’esperienza labirintica che mostra gli esuberi, gli eccessi, le
sovrapposizioni, con gesti minimali o grandiosi, delle generazioni
che vi si sono susseguite.
Chi meglio di Danh Vo poteva
varcare quella soglia? In quanto artista Vo è capace di far
germinare nuova vita dalla nebbia della memoria e dal peso della
storia. Il suo lavoro con gli oggetti e con gli spazi architettonici
rivela una sensibilità verso il tempo in quanto elemento connesso
con ognuno di noi. Vo riutilizza costantemente il proprio lavoro,
immettendo i progetti passati in nuovi ambienti e significati e
alterando la percezione del visitatore. L’arte di Vo, assieme alla
storia, si inscrive all’interno di spazi e culture distinte,
realizzando una difficile danza con la bellezza e il potere.
Vo entra nella Fondazione mediante una
porta laterale e i suoi passi seguono un sottile percorso
concettuale. È questo un modo per interrogarsi sulle fragili e
difficili questioni che si aprono ogni qual volta un artista
contemporaneo espone il proprio lavoro in un museo antico. Cosa si
aggiunge? Quale confronto o equilibrio si può raggiungere? Come
infondere nuova vita o contrapporsi alla vecchia? L’artista ha
creato luci e pareti temporanee, agili strutture che indicano una
strada e al contempo mostrano l’evoluzione dello spazio.
Relazionandosi con la preziosa raccolta di arte antica della
Fondazione e della Collezione Intesa Sanpaolo, Vo introduce i lavori
propri e quelli degli artisti moderni Isamu Noguchi e Park Seo-Bo.
A
segnare questo percorso effimero all'interno della Fondazione sono i
ritratti fotografici dei fiori nel giardino di Vo a Güldenhof - il
suo studio e fattoria a nord di Berlino - nei giardini di
Pantelleria, della Danimarca, del Friuli e di Siviglia. Le fotografie
sono scattate con lo smartphone, le immagini sono stampate a colori
con i nomi latini scritti in bella calligrafia a matita dal padre
dell'artista, Phung Vo. Questi lavori trasmettono una delicata
soggettività e rievocano le pagine di un’enciclopedia. Emigrato
dal Vietnam e ora cittadino danese, Phung partecipa ai rituali di
sistematizzazione dell'Occidente appropriandosi delle sue parole. In
una nuova serie di sculture realizzate a Murano, Venezia, Vo ha
utilizzato degli stampi di legno dismessi per creare una colata di
vetro finale. Le costruzioni in legno di pero - carbonizzate,
deformate, con fissaggi rotti – avrebbero dovute essere scartate,
ma Vo, affascinato dalla loro forma e dall'idea che una parte così
vitale del processo di fabbricazione del vetro venga raramente
esposta, ha deciso di portarle in mostra. Nel presentare questi
stampi deformati e alterati insieme ai loro calchi imperfetti, Vo
riflette sul rapporto tra funzione e bellezza attraverso questa forma
d'arte secolare.
Negli spazi della Fondazione Querini
Stampalia, Vo introduce un’ampia selezione di lampade di carta
‘Akari’ dell’artista Isamu Noguchi, che illuminano gli oggetti
e le decorazioni tutt’intorno e diventano esse stesse il centro
della percezione. Il lavoro di Noguchi comporta un tipo di scultura
sociale che può essere applicata universalmente, fondata sull’idea
della natura come elemento di fondamentale importanza per la
condizione umana. Le sue iconiche lampade ‘Akari’ [dal
giapponese, “luce”], concepite nel 1951 nel corso di un viaggio a
Hiroshima, richiamano le lanterne chochin giapponesi e sono
influenzate dall’estetica del design americano. La loro struttura
in carta, ricavata dall’albero di gelso, si presta alla creazione
di una moltitudine di forme differenti ed è un esempio lampante
della capacità di Noguchi di connettere tradizione e modernità.
Park Seo-Bo è ampiamente riconosciuto
come iniziatore del movimento artistico coreano Dansaekhwa.
Minimalista e monocromatico, questo influente movimento del
dopoguerra si allinea al Modernismo occidentale nella rinuncia al
pittorico. Piuttosto che tentare una rottura e un ripudio del
passato, tuttavia, Dansaekhwa ha cercato una connessione con la
storia attraverso pratiche culturali come la calligrafia e l'uso
della carta Hanji e attraverso tradizioni spirituali tra cui il
taoismo, il confucianesimo e il buddismo. La pratica meditativa di
Park raggiunge il minimalismo non attraverso la riduzione, ma
attraverso la stratificazione e l'accrescimento, tramite azioni
ripetute e sostenute. Il raffinato vocabolario materico e gli idiomi
calligrafici di Park sono in sintonia sia con le lampade di carta
‘Akari’ di Noguchi che con la calligrafia di Phung Vo.
Oltre
ad essere una sede museale, la Fondazione Querini Stampalia è una
delle biblioteche di riferimento della città. Non è una coincidenza
quindi che Danh Vo porti qui il suo lavoro come una sorta di archivio
vivente che cambia ogni volta che lo espone. Vo, Noguchi e Park
Seo-Bo sono ospiti e intrusi che alterano le nostre percezioni di
oggetti e opere che altrimenti sarebbero fissi e ordinati. Ogni opera
illumina lo sguardo di chi è capace di vedere. Forse è vero anche
il contrario: ogni sguardo porta all'opera una scintilla di luce e di
vita.
COME DA COMUNICAZIONE RICEVUTA
Nessun commento:
Posta un commento