Presso l’auditorium del CAMeC, mercoledì 21 dicembre, alle 16:30, Valerio Cremolini, curatore della mostra Ercole Salvatore Aprigliano pittore e xilografo, realizzata la scorsa estate presso il Centro, ne ricorderà il progetto espositivo e presenterà la pubblicazione dedicata, di recente data alle stampe. Sarà l’occasione per ritrovare questo autore molto amato dal pubblico spezzino, con il prezioso contributo di memoria e di conoscenza di un altro artista notissimo ed apprezzato, Francesco Vaccarone.
La selezione delle opere ospitata al CAMeC ha inteso ampliare gli studi già dedicati all’autore attingendo il suo contenuto dal cospicuo ed in gran parte inedito corpus di opere appartenenti agli eredi, cui si sono affiancati alcuni dei lavori facenti parte delle raccolte civiche e del CAMeC stesso. Il volumetto dedicato documenta il percorso della esposizione: nel grande e piccolissimo formato le tematiche predilette dal pittore (il paesaggio e i luoghi frequentati; oltre ai dintorni, La Spezia di anni lontani), il ritratto, sapientemente interpretato, l’autoritratto, coltivato dalla gioventù alla maturità. Oltre al disegno e alla xilografia, territori nei quali Aprigliano si muove con talento, esprimendo la sua propensione originale e versatile. Ad arricchire questa nuova indagine intorno all’artista, sono stati esposti i ritratti che ad Ercole Salvatore hanno dedicato il maestro Felice Del santo e gli amici Enrico Carmassi, Guglielmo Carro, Giuseppe Caselli, Rino Mordacci, oltre ad alcuni attrezzi del mestiere conservati dalla famiglia: l’amata tavolozza, il cavalletto, il torchio impiegato nella incisione su legno.
La vocazione di Ercole Salvatore Aprigliano (La Spezia, 1892 - 1975) per l’arte matura in età adolescenziale, quando Ercolino - così lo chiamavano -, contrariamente ai desideri della famiglia, quindicenne, bussa alla porta dello studio di Felice Del Santo. I tempi della sua giovinezza sono immersi nel ricco ambiente culturale che ha contraddistinto la città ligure: ricordiamo il sodalizio con il coetaneo Giuseppe Caselli, con lo scultore Enrico Carmassi, che gli sarà amico per sempre, con Emilio Mantelli, Francesco Gamba e Giovanni Governato, figure autorevoli della xilografia, che ebbe ne «L’Eroica» di Ettore Cozzani e Franco Oliva una sede di prestigioso rilancio; con il viareggino Lorenzo Viani e altri influenti autori, quali Amilcare Bia, Eugenio Brandolisio, Antonio Discovolo, Pietro Gaudenzi, Augusto Magli fino ai più giovani pittori che Aprigliano riceveva e consigliava amabilmente. Contribuiscono alla sua formazione culturale la lezione di Telemaco Signorini, ripetutamente presente nella provincia spezzina dal 1859 al 1899, il vivace cenacolo della Zimarra (composto inoltre da Renato Cogliolo, lo studioso Pietro Maria Bardi, gli artisti Giuseppe Caselli, Arturo Carmassi, Francesco Governato, Francesco Gamba, Cafiero Luperini e Alberto Caligiani), cui aderisce con entusiasmo nel 1920, ed i significativi incontri con importanti esponenti dell’arte al di fuori della provincia (fra gli altri Galileo Chini, Plinio Nomellini, Filippo Tommaso Marinetti, Enrico Prampolini, Fillia).
La selezione delle opere ospitata al CAMeC ha inteso ampliare gli studi già dedicati all’autore attingendo il suo contenuto dal cospicuo ed in gran parte inedito corpus di opere appartenenti agli eredi, cui si sono affiancati alcuni dei lavori facenti parte delle raccolte civiche e del CAMeC stesso. Il volumetto dedicato documenta il percorso della esposizione: nel grande e piccolissimo formato le tematiche predilette dal pittore (il paesaggio e i luoghi frequentati; oltre ai dintorni, La Spezia di anni lontani), il ritratto, sapientemente interpretato, l’autoritratto, coltivato dalla gioventù alla maturità. Oltre al disegno e alla xilografia, territori nei quali Aprigliano si muove con talento, esprimendo la sua propensione originale e versatile. Ad arricchire questa nuova indagine intorno all’artista, sono stati esposti i ritratti che ad Ercole Salvatore hanno dedicato il maestro Felice Del santo e gli amici Enrico Carmassi, Guglielmo Carro, Giuseppe Caselli, Rino Mordacci, oltre ad alcuni attrezzi del mestiere conservati dalla famiglia: l’amata tavolozza, il cavalletto, il torchio impiegato nella incisione su legno.
La vocazione di Ercole Salvatore Aprigliano (La Spezia, 1892 - 1975) per l’arte matura in età adolescenziale, quando Ercolino - così lo chiamavano -, contrariamente ai desideri della famiglia, quindicenne, bussa alla porta dello studio di Felice Del Santo. I tempi della sua giovinezza sono immersi nel ricco ambiente culturale che ha contraddistinto la città ligure: ricordiamo il sodalizio con il coetaneo Giuseppe Caselli, con lo scultore Enrico Carmassi, che gli sarà amico per sempre, con Emilio Mantelli, Francesco Gamba e Giovanni Governato, figure autorevoli della xilografia, che ebbe ne «L’Eroica» di Ettore Cozzani e Franco Oliva una sede di prestigioso rilancio; con il viareggino Lorenzo Viani e altri influenti autori, quali Amilcare Bia, Eugenio Brandolisio, Antonio Discovolo, Pietro Gaudenzi, Augusto Magli fino ai più giovani pittori che Aprigliano riceveva e consigliava amabilmente. Contribuiscono alla sua formazione culturale la lezione di Telemaco Signorini, ripetutamente presente nella provincia spezzina dal 1859 al 1899, il vivace cenacolo della Zimarra (composto inoltre da Renato Cogliolo, lo studioso Pietro Maria Bardi, gli artisti Giuseppe Caselli, Arturo Carmassi, Francesco Governato, Francesco Gamba, Cafiero Luperini e Alberto Caligiani), cui aderisce con entusiasmo nel 1920, ed i significativi incontri con importanti esponenti dell’arte al di fuori della provincia (fra gli altri Galileo Chini, Plinio Nomellini, Filippo Tommaso Marinetti, Enrico Prampolini, Fillia).
COME DA COMUNICAZIONE RICEVUTA
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