Il cibo è come la vita: non bastano semplicemente gli elementi giusti per realizzare qualcosa di buono. Quando ho iniziato a lavorare come biologa nutrizionista, pensavo che bastasse spiegare, alle persone che si rivolgevano a me, gli equilibri tra i diversi alimenti, le loro proporzioni, quanti grammi di, cosa sì, cosa no… per contribuire a costruire la loro salute ed il loro benessere. Ho scoperto, nel tempo, quanto fosse ingenua questa visione così semplicistica. Dalle domande a raffica che si pongono in prima visita, sono passata a porne davvero poche e, invece, ad ascoltare la “narrazione” di chi mi siede di fronte. Ho scoperto universi. Ho “toccato con mano” che il rapporto fra cibo e emozioni è, spesso, contraddittorio e tormentato, mai banale, mai ininfluente. Spesso utilizzato per rispondere a stati emotivi negativi e, quindi, quasi un modo per punirsi, per scomparire ma anche un modo per volersi bene e volerne agli altri. Più passavano gli anni, più comprendevo che, nel mio lavoro, per essere efficace, dovevo riuscire ad inserire le giuste informazioni nutrizionali nella narrazione del paziente, predisponendomi ad accogliere tutti i sentimenti di ansia, dolore, disperazione, soddisfazione, gioia che mi venivano portati. In maniera empatica, non giudicante. Pina è uno di quegli universi. Pina è tanti di quegli universi. E, come in tutti gli universi, ci sono i buchi neri, vere e proprie voragini che inghiottono, ma anche stelle che brillano e pianeti che ruotano. “Il peso dell’esperienza” mette a nudo l’anima di Pina, nei momenti in cui si è augurata che l’ago della bilancia fosse vicino allo zero ma lascia anche intravedere percorsi di ritorno alla vita, per avere, nel proprio firmamento, la luce delle stelle.
Dott.ssa Patrizia Zuliani
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